Jorge Sampaoli è arrivato, la scorsa estate, in Spagna, in punta di piedi. È diventato, in pochi mesi, il nuovo eroe, il punto di riferimento dei romantici calciofili, che sperano in una nuova impresa del tecnico argentino. Uno che di miracoli ne ha fatti, e che vuole continuare a farne.
Un vero e proprio miracolo Sampaoli l’ha compiuto con il Cile. Anzi, di miracoli in realtà ne ha fatti due. Per due anni consecutivi ha vinto la Copa America, sempre contro l’Argentina. Sempre sfidando Messi, quello che, a sua detta “sta agli altri giocatori come Batman sta a un poliziotto“. Non proprio un signor nessuno, insomma.
La Roja ha sofferto, tanto, ma alla fine ha vinto. Proprio come il suo ct, uno che non ha avuto una vita semplicissima. Infatti di forza ce ne vuole tanta, tantissima, se a soli 19 anni ti rompi la tibia e il perone e devi interrompere sul nascere la tua carriera di calciatore. Ma ha avuto il coraggio di rialzarsi, di iniziare un’altra carriera, quella di allenatore, e di diventare un esempio.
Jorge Sampaoli, quindi, oltre ad essere un bravissimo allenatore di calcio, è stato anche un calciatore. Di ruolo difensore (talvolta centrocampista). Vedendo il suo spettacolare Siviglia tutto estro, lo avreste mai detto?
Dopo gli ottimi risultati con i club sudamericani e i miracoli con il Cile, ha deciso che era il momento giusto per provare l’esperienza europea. Subito una scelta impegnativa, el Sevilla. Una squadra che veniva da tre vittorie consecutive in Europa League. Tre. Lui ha scelto di tentare un altro miracolo: quello di far diventare definitivamente quello dei rojiblancos uno dei top club spagnoli e mondiali. E, per ora, tutto va secondo i piani.
Il mercato che ha fatto fare al ds Monchi è quasi surreale, considerando che sono arrivati praticamente solo fantasisti. Ganso, Jovetic, Nasri. Tutti giocatori involuti che adesso hanno trovato la propria dimensione. Un altro, l’ennesimo, miracolo del maestro Jorge.
Molti hanno paragonato Sampaoli al Cholo Simeone, per come, entrambi, hanno rotto gli equilibri della Liga appena arrivati. I loro destini, però, si erano già incrociati una volta. Quando l’U. de Chile cercava un nuovo allenatore, per provare ad arrivare finalmente in alto, il primo nome della lista era proprio quello di Simeone. Ma dopo il colloquio con Sampaoli, preferirono quest’ultimo. Jorge dimostrò una conoscenza spaventosa del club e della rosa. Insomma, la scelta non poteva che ricadere su di lui, con buona pace di Diego Pablo.
Ora sono di nuovo vis-à-vis, ad affrontarsi, stavolta sul campo. Paragonati sempre l’un con l’altro. Due stili, due idee completamente differenti. Jorge un po’ pazzo (si rifà molto al gioco del “Loco” Bielsa), predilige il calcio frizzante, un’organizzazione a tutto campo. Il Cholo, invece, fa del pressing e della solidità difensiva i suoi punti di forza.
Chi li ha paragonati sono dei folli? Capiscono poco di calcio? No, ma il paragone va fatto oltre ciò che gli occhi vedono in superficie. È la garra, la voglia di spaccare il mondo, di far valere le proprie idee, di prevaricare concetti stereotipati e di sorprendere, che fa tanto assomigliare Sampaoli a Simeone. Insomma, due stili diversi, stesso obiettivo.
Difficile, difficilissimo dire se il Siviglia riuscirà a diventare il nuovo Atletico. Un Atletico 2.0, con un bel gioco e la giusta considerazione dell’aspetto difensivo. Solo il tempo potrà darci delle risposte in merito.
Intanto Sampaoli fa il suo lavoro e prova a rompere gli equilibri della Liga. Vuole far diventare il Siviglia la nuova potenza del calcio spagnolo, facendo le cose con caparbietà, semplicità e convinzione. Vuole dimostrare di essere, ancora una volta, El Hombre Milagro, l’uomo dei miracoli.
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