Quando arriva il Natale, sono molte le sensazioni che si provano: felicità, pace, tranquillità, ansia.
Una nota stonata? Un refuso? No, semplicemente ansia. Perché tra pranzi e cene in famiglia, la cui durata può variare dalle 3 ore ai 3 giorni, la forma fisica è pronta a fare le valige e partire per Honolulu insieme a Mago Merlino (chi ha visto La spada nella Roccia, il film Disney, capirà il riferimento).
Tuttavia, soprattutto chi è un affermato (e affamato) sportivo non deve preoccuparsi di prendere qualche chilo in più. Sono tantissimi, infatti, i calciatori che pur essendo grassi non hanno mai smesso di incantare le loro tifoserie: tra questi anche dei campionissimi assoluti, come Maradona, Ronaldo e Ronaldinho.
El Pibe de Oro, in verità, ha perso la forma fisica dopo il ritiro, anche se già durante la carriera non conduceva uno stile di vita “professionale”, ma ciò non gli ha impedito di diventare uno dei giocatori più forti nella storia del calcio; quella dei due brasiliani è invece una storia parallela, dal momento che se per Ronaldinho la “pancetta” deriva dalle tante abitudini sbagliate, per Ronaldo invece si tratta proprio di una patologia clinica, accompagnata però da una buona forchetta.
Destino diverso per un altro brasiliano dal peso importante: Adriano infatti ha la grande scusante della depressione in seguito alla morte del padre; la spirale autodistruttiva, infatti, sta andando avanti da molto (troppo) tempo, anche se l’apparizione a San Siro di mercoledì lo ha mostrato “alleggerito” e soprattutto sorridente. Che, in fondo, è quella la cosa più importante.
Passando dai campioni affermati a vere e proprie “perle rare“, uno dei giocatori grassi più forti è senza alcun dubbio Ailton Gonçalves da Silva. Questo ragazzone brasiliano, oggi 43enne, ha segnato per pochi ma importanti tratti la storia del Werder Brema. Anzitutto, è uno dei quattro giocatori stranieri ad aver abbattuto il muro dei 100 gol in Bundesliga (gli altri sono, per dovere di cronaca, Giovane Elber, Stéphane Chapuisat e Claudio Pizarro), in secondo luogo, si deve a lui la cavalcata trionfale del Werder Brema allo storico scudetto del 2004, quando grazie alle 28 reti del grande (in tutti i sensi) brasiliano in 34 partite, il Werder supera di 6 lunghezze il Bayern Monaco favoritissimo per il titolo.
Ma quel titolo è stata quasi una maledizione. Dopo aver vinto e aver dato l’addio a Brema, Ailton ha girovagato in tutto il mondo: Germania (Schalke 04), Turchia, Serbia, Ucraina, Cina (quando ancora non era mainstream) e Brasile. Dopo una bella stagione nel dilettantismo tedesco, nel 2013, a 40 anni, ha messo fine alla sua carriera, togliendosi così la preoccupazione di non essere in forma per i maggiori campionati.
Ma il giocatore più grasso e allo stesso tempo più romantico che tutti conoscono è senza dubbio Felipe Monteiro Diogo, meglio noto come Sodinha. Giunto in Italia appena 19enne, grazie alla fabbrica di talenti dei Pozzo di Udine, girando tutta Italia.
Bari, Pagani, Portogruaro, Trieste e poi Brescia, dove si è consacrato. Certo, era strano, guardando le partite di Serie B, vedere questo botolo (87 chili per 175 centimetri di altezza) combattere per la promozione. Veniva piuttosto da sorridere. Poi prendeva il pallone e lo nascondeva a tutti gli avversari, per azzeccare con un assist o un bel tiro la giocata vincente.
Purtroppo quasi un anno fa ha rescisso il suo contratto con il Trapani di Cosmi, dichiarando l’addio al calcio. Troppi problemi fisici hanno costellato la sua carriera. Ma per chi non intende rinunciare né al campo né al piatto, Sodinha rimarrà un emblema, un simbolo.
Perché in fin dei conti non si gioca con la pancia, si gioca coi piedi. Perciò a Natale mangiate tranquilli, che poi si fa in tempo a smaltire prima di Capodanno…