Qualcuno pensava all’ennesimo bluff, all’ennesima farsa, ma dopo ore e ore di attesa, nella tarda notte arriva l’ufficialità: l’A.C Pisa 1909 è di Giuseppe Corrado.
ATTESA INFINITA
L’epilogo che tutti si attendevano è finalmente arrivato stanotte, ed ha scongiurato la fine del calcio in una delle piazze italiane più calde da sempre. Nella giornata odierna si aspettavano notizie sugli ultimi contratti da sciogliere (in primis quello di Fabrizio Lucchesi, ex presidente/d.g che vantava un credito di un milione circa). Dal palazzo della Direzione Territoriale del Lavoro di Pisa, all’ufficio del notaio Angelo Giordano a Milano, un viaggio durato un’infinità per i cuori nerazzurri, abituati più che mai agli scossoni degli ultimi mesi. Pisani stremati dalla burocrazia ma soprattutto da una logica-non-logica che ha portato la famiglia Petroni, e di conseguenza Pisa, alla situazione che conosciamo bene: stipendi non pagati, debiti da sistemare, gente che bussa alla porta per riscuotere crediti.
AVEVANO STACCATO LA LUCE
In queste settimane era successo di tutto: notizie di cessioni annunciate poi smentite, tifosi che bloccano i treni, ultras che bloccano il pullman per la partita a Cittadella, luce staccata allo stadio, interviste pesantissime di mister Gattuso. Tutti contro la famiglia Petroni, che, come ormai certificano i fatti, si ostinavano a non vendere la società di fronte ai mille problemi palesati in ogni dove. Tanti scogli da superare e da sopportare, tanti dietrofront, tanti controsensi: il contrario di tutto si ripeteva all’infinito. Pure oggi, quando sembrava tutto finito, il colpo di scena: Carrara Holding (di proprietà dei Petroni) sembrava non volesse firmare dal notaio, quando la contrattazione si era conclusa nel pomeriggio, agli occhi degli avvocati e del sindacato. Poi, la risoluzione per il meglio, dopo ore interminabili dal notaio.
SI TORNA A SOGNARE
Oggi, con l’acquisizione da parte del gruppo Magico Srl (presieduto da Giuseppe Corrado) della società A.C Pisa 1909, si chiude un cerchio infernale in cui era caduta una città che fa della passione per la sua squadra un mantra religioso. Si era già vissuta una situazione simile nel 2009, quando l’allora presidente Pomponi fece fallire la squadra e costringerla a ricominciare dalla serie D. Oggi si può tirare un sospiro di sollievo: si può tornare a parlare di calcio, si può immaginare un futuro. Gattuso e i suoi possono sperare di volare più in alto del 18° posto attuale. Anche se sarà in arrivo una penalizzazione per gli stipendi non pagati entro lo scorso venerdì (tre o quattro punti) si potrà giocare con serenità all’Arena Garibaldi, e questo è ciò che preme di più alla città di Pisa, dove i miracoli sono di casa.
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