Ultimo aggiornamento 22 Dicembre 2016 23:57 di
Non è facile saper cogliere le occasioni al volo, sopratutto quando i treni si trasformano in delle frecce e giungono in momenti abbastanza critici. Riuscire poi ad ottenere una postazione in prima classe, dove poter godere di tutti i comfort ed osservare indisturbati il panorama, diventa ancora più difficile. Eppure l’impegno, la fatica, il sudore possono spesso appagare e dare tantissime soddisfazioni. Francesco Modesto lo sa bene ed ai microfoni di Rompipallone.it tra un tuffo nel passato glorioso, fatto di traguardi sempre raggiunti, e un futuro in un club che, nonostante la serie D, è la vera rivelazione del campionato, ci ha raccontato della sua scalata dai campetti di casa sino all’Olimpo della serie A:
“La differenza tra un giocatore normale come me e un campione è che quest’ultimo non ha bisogno dei consigli dell’allenatore in alcune circostanze, mentre un normale come me deve esser bravo a captare ed imparare da ogni situazione“.
FRANCESCO MODESTO, DALLA SERIE A “FATATA” AL RENDE
L’esterno calabrese, attualmente in forza al Rende ma ex paladino di una Serie A “fatata” da sembrar lontana anni luce, ha deciso di rimettersi in gioco in una squadra che ha creduto fortemente in lui e che oggi si ritrova terza nel girone : “Qui a Rende sto benissimo. Ho trovato dei ragazzi straordinari che si impegnano tantissimo, vogliosi di ottenere risultati importanti proprio come la società, che vedo in gran crescita. Faremo di tutto per vincere il campionato”.
“SOLO IL PALLONE, E NIENTE PIÙ”
Un ragazzo che non si tira indietro di fronte alle difficoltà, che conosce benissimo il proprio mestiere: “Ai miei tempi esisteva solo la palla. Oggi i giovani hanno più distrazioni, più possibilità di scelta, come vedo dai miei figli, mentre io non avevo che una palla dentro casa con cui giocavo dalla mattina alla sera. Poi la passione, i mezzi fisici e tecnici e un pizzico di fortuna mi hanno permesso di diventare un professionista”.
Idee ben chiare sin da bambino, proprio come quelle del modello calcistico: “Mai visto un terzino cosi forte come Paolo Maldini, il migliore al mondo in quel ruolo”.
LA NASCITA DEL SOGNO
Ma, come detto, l’abilità sta nel saper sfruttare le occasioni che madre natura concede, proprio come nel 2001 quando Ciccio esordisce in serie B con la maglia del Cosenza: “L’esordio avvenne al San Vito in una gara di coppa Italia contro il Venezia, è stato davvero emozionante. La gente mi ricorda ancora per quella prestazione, è stata una bellissima esperienza. Probabilmente un primo esordio lo feci già a 16 anni, quando venni aggregato in prima squadra solo per giocare una partita di Coppa Italia. In quell’occasione la società mostrò di avere fiducia in me e, dopo un’esperienza a Vibo in Interregionale, tornai a Cosenza con una voglia matta di mettermi in gioco. Il mister Gigi De Rosa mi diede questa grande opportunità di esser titolare, in un periodo magari dove il ragazzino di turno trovava poco spazio. Io ebbi questa fortuna e riuscii a fare benissimo quell’anno”.
IL MIRACOLO REGGINA CON WALTER MAZZARRI
Le sue prestazioni attireranno le attenzioni di club di serie A, proprio come la Reggina che acquisterà il suo cartellino nel 2005. Il giocatore diverrà uno dei punti cardine della squadra, mettendosi in mostra particolarmente nella stagione 2006-07 quando, sotto la guida di Walter Mazzarri, la formazione riuscì a compiere un’impresa storica, ottenendo la salvezza all’ultima giornata dopo una penalizzazione di meno 11:
“Arrivai alla Reggina nel 2005 e trovai giocatori di caratura superiore come Paredes, Amoruso, Cozza, Franceschini, Tedesco. L’anno successivo il presidente probabilmente sapeva che potevano esserci delle difficoltà per la società e, per sopperire alla perdita di calciatori importanti, ne acquistò altri all’epoca sconosciuti. Noi, prima della gara di coppa Italia contro il Crotone fummo informati della penalizzazione di meno 15 ( poi ridotta ad 11) e già allora il mister Mazzarri, allenatore fortemente carismatico, ci disse che potevamo salvarci. Ci guardammo in faccia dopo queste dichiarazioni e dicemmo “questo è pazzo”.
MESTO + MODESTO: 40 CROSS A PARTITA
“L’annata però fu stupenda e straordinaria, la coppia Bianchi-Amoruso da 35 gol a stagione ed io e Mesto a mettere 40 cross a partita. Andavamo tutti a mille e, partita dopo partita, abbiamo capito di potercela fare. Molti di noi hanno poi calcato palcoscenici importanti, proprio come il mister che aveva una personalità e un modo di intendere il calcio diverso dagli altri”.
E tra una battuta e l’altra ci rivela un’indiscrezione di mercato: “Mentre ero a Parma ho sfiorato la possibilità di tornare da lui nel Napoli, senza tuttavia riuscirci. Sono felicissimo però della sua carriera”.
POI IL GENOA CON GASPERINI
Nel 2008 arriva la chiamata del Genoa di Preziosi sotto la guida di Gianpiero Gasperini : “Ho avuto la fortuna di avere allenatori che mi hanno insegnato tanto. Lì a Genova mi trovavo molto bene, anche per il modulo 3-4-3 che mi permetteva di ricoprire il ruolo di esterno sinistro che avevo già fatto a Reggio. Dopo un’ottima partenza subii un infortunio durante Genoa-Napoli che mi mise fuori per un po’ di tempo avendo difficoltà a tornare. L’anno dopo andai sei mesi in prestito a Bologna e anche lì riuscii a salvarmi.”
Poi un commento sul mister Gasperini: “E’ un grande allenatore perché rivaluta tantissimo i giocatori che spesso vengono definiti come finiti e riesce a far esprime al massimo i giovani. L’esempio lampante con l’Atalanta di quest’anno”.
IL PARMA CON GIOVINCO E CRESPO
Il richiamo delle piazze calde attira Francesco, che nel 2011 si trasferisce a Parma : “Quella era una grande squadra con Giovinco, Crespo, Amauri, Biabiany, Palladino, Candreva, Paletta e tanti altri nomi. La società era molto ambiziosa, appena arrivai a Gennaio riuscimmo a salvarci benissimo. L’anno successivo arrivammo decimi con Donadoni e riuscii a realizzare anche 3 gol e diversi assist”.
Riconosce poi l’errore nel aver lasciato i ducali con i quali era molto legato: “Mi è preso un capriccio e sono passato al Pescara. Quello probabilmente è stato un errore della mia carriera, volevo cambiare squadra senza rendermi veramente conto di aver fatto benissimo lì a Parma. E’ stata una scelta affrettata, dovevo ragionare un po’ di più”.
“CAMORANESI, CHE FENOMENO!”
Nessun dubbio invece sul calciatore più “tosto” affrontato: “Negli anni che ho militato in serie A giocavano tanti campioni nelle varie squadre. Tuttavia il mio diretto avversario più tosto da marcare è stato proprio Camoranesi, un giocatore che aveva tutto, dalla cattiveria, alla tecnica, al dribbling. Mi rincorreva ogni volta in fase difensiva, per fortuna lo incontravo solo due volte all’anno”.
PER RESTARE SEMPRE AGGIORNATO SU TUTTE LE NEWS DEL MONDO DEL CALCIO, SCARICA LA NOSTRA APP.
UN ALTRO “MIRACOLO”, QUESTA VOLTA A CROTONE
Nel 2014 Ciccio torna a casa, vestendo la divisa della squadra della propria città, il Crotone che militava in serie B: “Volevo fortemente tornare a casa, sono stato in giro per venti anni non riuscendo mai a vivere i miei genitori. Proprio quell’anno mio padre non stava più bene e io non ho perso tempo a tornare giù in Calabria, dove finalmente potevo giocare per la squadra della mia città. Sono andato via da Crotone a 13 anni quando il club era in Promozione e non esisteva settore giovanile, non esisteva nulla. E’ stata una grande emozione ritornare, nonostante il primo anno sia stato un po’ travagliato, con la salvezza raggiunta solo all’ultima giornata. Ricordo di aver messo lo zampino con un salvataggio sulla linea in rovesciata, tutto storto ma la presi ( se la ride)”.
L’anno successivo arriva invece l’impresa storica con la promozione in A che ha iscritto il Crotone nell’albo delle favole : “La fortuna ha voluto che mister Juric arrivasse da noi. Lui ci ha dato qualcosa in più sotto tutti gli aspetti e siamo partiti alla grande, superando nettamente quello che era l’obiettivo prefissato. Intorno alla quindicesima giornata il mister ci disse che dovevamo smetterla di dire che ci saremmo salvati perché dovevamo vincere il campionato. Da lì è scattato qualcosa in più che ci ha condotto fino a questa storica impresa. Da crotonese è stato davvero stupendo”.
Non solo testa ma anche tanto cuore quello che Ciccio ha mostrato alla città subito dopo la vittoria del campionato: “Ho fatto un regalo alla mia gente e al mio quartiere, realizzando un murales di 30 metri con tutti i nomi di giocatori, allenatori e dirigenti che hanno preso parte a questa storica cavalcata. Un segno che penso rimarrà a vita. Adesso, da tifoso crotonese, spero vivamente che riescano a salvarsi”.
La chiarezza, che ha da sempre contraddistinto la sua carriera, non poteva abbandonarlo neanche alla domanda sul suo futuro: “Il mio obiettivo è finire la stagione , poi si vedrà. Certamente ho intenzione di studiare, aggiornarmi, prendere il patentino che serve per allenare e magari diventare un allenatore. Chissà…”.