La serie A, da anni, è diventata un vero e proprio scoglio per quella tipologia di giocatori che preferiscono la qualità alla quantità. In molti hanno fallito per poi esplodere in altri campionati, altri non sono riusciti neanche a scendere in campo. L’ultimo ad aggiungersi alla già lunga lista è Gerson, talento brasiliano arrivato in estate. Sulla carta doveva essere un vero e proprio fenomeno, la realtà è ben diversa: solamente 87 minuti spalmati in tre partite nella massima serie.
LA FLUMINENSE
Il classe ’97 ama bruciare le tappe, appena maggiorenne è già titolare giocando sia da ala che da trequartista. Un ruolo, quest’ultimo, che presuppone una tecnica ed una maturità che non si confanno ad un ragazzo. Nel suo caso sì, dimostra di poter fare quello che vuole con la palla tra i piedi, danza tra i difensori, vede le giocate prima di tutti, sembra essere di un’altra categoria.
Le giornate passano e il suo processo di crescita supera ogni aspettativa, diventando sempre più bello da vedere. Il prototipo perfetto del calciatore brasiliano che fa pratica nei variopinti stadi che si celano dinanzi al suo cammino, attraversando il suo amato paese e di volta in volta facendo accrescere la sua popolarità, attirando sempre più talent scout. La strada per la gloria e per il calcio che conta sembra spianata, bisogna attendere la società giusta.
IL LEADER
Il vero Gerson brilla con la verdeoro under 20, trasformandosi nella stella polare della squadra. Nel torneo per accedere alle Olimpiadi estive 2016 riceve la fascia da capitano, pur essendo tra i più piccoli, perché? Per il carisma, per la freddezza con cui prende palla nella sua metà campo per poi cercare la giocata e per la facilità con cui disegna traiettorie di passaggio impossibili come avesse un pennello. Si potrebbe andare avanti ancora per molto, ma fermiamoci qui. Il Brasile centra l’obiettivo qualificazione e Gerson mette a referto tre assist decisivi: risolve i match disputati contro il Cile e il Paraguay, dimostrando che nei momenti di bisogno i migliori danno il meglio.
TECNICA E VISIONE
Sabatini, ex ds della Roma, è rimasto stregato dal potenziale del giocatore, il Barcellona lo stava monitorando, si era parlato di Juve e di Manchester City. Dal Brasile fiumi di notizie su quanto fosse forte, un impatto sconcertante sui media italiani e non. Tutto quello che arriva dal Sudamerica, però, va sempre preso con le pinze, la loro capacità nel mitizzare qualsiasi giocatore che si differenzia dalla media è notevole e sorprendente.
I giallorossi sono caduti nel tranello? Le qualità ci sono, devono solo venir fuori. Il tocco palla, la rapidità di gambe, gli occhi costantemente intenti a cercare uno spiraglio, la progressione e i passaggi millimetrici sono una parte dello spettacolo che Gerson può offrire. Il problema, purtroppo, è la Serie A stessa: abituato ad aver tempo di ragionare, di accarezzare la sfera dolcemente, ora si ritrova in un campionato dove il pressing asfissiante è all’ordine del giorno, dove le squadre parcheggiano il bus davanti la propria area di rigore. Sì, probabilmente è una delle tante vittime del nostro sistema di gioco.
SEI MESI NELL’OMBRA
Il tempo passa e di Gerson importa sempre meno, fino a qualche mese fa tutti in attesa per il suo esordio e ora è solamente uno dei tanti. Dal presentarsi con l’inarrivabile maglia numero 10 al guardare gli altri giocare, simile alla strada intrapresa dal suo compagno di nazionale Gabigol. Un talento grezzo chiuso dalle meccaniche del nostro calcio, chiuso da un gioco tutto in velocità che, forse, non fa per lui.
Boa sorte
This post was last modified on 15 Dicembre 2016
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