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Lo strano derby di Wimbledon

Tutti conoscono la storia di Robin Hood, colui che rubava ai ricchi per dare ai poveri nella fredda e nebbiosa Inghilterra; a far da riquadro a quella storia, vi è anche il complesso contesto storico degli ultimi anni dell’XI secolo: mentre Re Riccardo I detto “Cuor di Leone” era stato imprigionato dal Duca d’Austria nel 1192, suo fratello, il principe GiovanniSenza Terra” cercò di farsi eleggere re, mettendo in circolo la voce della morte di Riccardo, mettendo in atto un vero e proprio tentativo di usurpazione. Fu poi lo stesso Riccardo, liberato e tornato in Inghilterra nel 1194, a ristabilire l’ordine, lasciando il trono legittimamente al fratello alla sua morte nel 1199.

Questo preambolo non serve certo a fare una lezione di storia medievale inglese, per quanto possa essere un ambito interessante: serve però a far capire in che contesto ci si muove quando bisogna raccontare di cosa significa per i tifosi una sfida come MK Dons – Wimbledon.

DERBY WIMBLEDON, UNA STORIA ANORMALE

Bisogna tornare molto indietro nel tempo: siamo negli anni ’60, e il Wimbledon Football Club naviga ancora in acque basse del calcio inglese, basti pensare che nel 1963 vince la FA Amateur Cup, la Coppa d’Inghilterra dedicata ai dilettanti; tuttavia, partita dopo partita, il Wimbledon acquista forza e nel 1986 ottengono la prima, storica, promozione in Premier League (all’epoca First Division).

Il Wimbledon campione della FA Cup

Ed è qui che si scrivono le maggiori pagine di storia: nel 1988 battono 1-0 il Liverpool e si aggiudicano la Coppa d’Inghilterra (quella vera, stavolta); il Wimbledon è apprezzato per il suo gioco e temuto per i suoi tifosi in tutto il paese; finalmente, la città di Wimbledon ha qualcosa in più da mostrare al mondo, oltre ai suoi magnifici campi da tennis.

Nel 1989, la tragedia dell’Hillsbrough Stadium di Sheffield diede il via a una grande opera governativa sotto la guida di Margaret Thatcher: il giudice Peter Taylor dà il via al suo omonimo rapporto, un documento che prevede nuove norme di sicurezza negli stadi, ovvero la totale mancanza di posti in piedi, ma solo di seggiolini con biglietto numerato da esibire al tornello. Se per tutti oggi questo sembra un provvedimento normale e più che accettabile, per il Wimbledon questa fu una mezza tragedia.

Il vecchio Plough Lane

Il Plough Lane, dove i gialloblù londinesi giocavano, non era a norma e la dirigenza dovette trovare una sistemazione provvisoria per poi sistemare la questione stadio. La scelta non fu delle migliori; si decise, infatti, di giocare al Selhurst Park, casa del Crystal Palace acerrima rivale del Wimbledon. Un po’ come se, durante i lavori per il nuovo stadio della Roma, i giallorossi venissero trasferiti a Napoli

Tuttavia inizialmente gli spettatori andavano aumentando, anche grazie agli ottimi risultati della squadra (nel 1995 si qualifica addirittura per l’Intertoto). Con la retrocessione, giunta nel 2000, gli spettatori sono diminuiti e la dirigenza non trovava più utile occupare uno stadio come il Selhurst Park per poi vederlo vuoto. La decisione fu quella di cambiare ancora stadio.

LA SCELTA CHE CAMBIA LA STORIA

La scelta ricadde sul Denbigh Stadium di Milton Keynes. La decisione scatenò la rivolta dei tifosi: non solo non era il loro stadio, ma si trovava addirittura fuori Londra, in una cittadina con una storia calcistica inesistente. I tifosi boicottarono la squadra, senza più presentarsi allo stadio: gli incassi precipitarono e Winkelman, un promoter musicale di Milton Keynes che aveva costruito lo stadio e che aveva convinto la dirigenza del Wimbledon a giocare lì, acquistò il club.

Il Denbigh Stadium

Ma con l’acquisto, la storia del Wimbledon venne cancellata: il nome divenne Milton Keynes Dons e i colori passarono dal giallo blu al bianco-rosso. Un cambiamento inaccettabile per i tifosi che, scontenti di questa rivoluzione, passarono in massa a sostenere l’AFC Wimbledon, nata per iniziativa di Kris Stewart, un tifoso.

Le due squadre erano agli antipodi della piramide calcistica: l’MK Dons, infatti, naviga tra Football League One e Two, arrivando addirittura nel 2014-2015 alla promozione in Championship, dalla quale però è retrocesso lo scorso anno; l’AFC Wimbledon invece, con caparbietà, arriva alla League Two nel 2010, e lì resta per parecchi anni.

Fino al 2015-2016: l’MK Dons, come detto, retrocede mentre il nuovo Wimbledon viene promosso in League One.

IL DERBY DELLA VERITÀ

I tifosi dell’AFC Wimbledon

Oggi, 10 Dicembre 2016, 12 anni dopo lo “scippo” della squadra, le due squadre dovranno stabilire, in campo, chi ha la vera supremazia; sulle carte e in tribunale, il vero erede del “Wimbledon dei miracoli” è l’MK Dons, sugli spalti l’AFC Wimbledon. Tocca al campo emettere l’ultima sentenza, stabilire chi è Cuor di Leone e chi è Senza Terra.

Oggi, alle 14, a Milton Keynes, la storia calcistica inglese scriverà una nuova pagina.

This post was last modified on 10 Dicembre 2016

redazione

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