Fra due mesi, il prossimo 7 febbraio, Gianluca Lapadula compirà ventisette anni. Un’età che di regola – non pensate agli ‘irregolari’ Totti, Pirlo e Buffon – segna il punto più alto della carriera di un calciatore, non solo perché spesso coincide con il raggiungimento della maturità psicofisica e tecnica, quanto più semplicemente per il fatto che gli anni di calcio che si hanno davanti sono meno rispetto a quelli che si hanno alle spalle. Da quel momento in poi pregi e difetti non sono più soggetti a variazioni, non si torna più indietro.
Gianluca Lapadula, da questo punto di vista, rappresenta l’archetipo del ritardatario perfetto, con i suoi due terzi di carriera spesi con risultati altalenanti (anche per via di alcuni infortuni) tra lega pro prima e seconda divisione (Pro Vercelli, Ivrea, Atletico Roma, San Marino, Frosinone e Teramo), serie B (Cesena e Pescara) e prima divisione slovena (Gorica). Ha dovuto faticare non poco, Gianluca, per raggiungere il calcio che conta guadagnandosi le attenzioni del Milan. Il club rossonero si è lasciato sedurre dalla voglia di arrivare esibita dall’italo-peruviano nella stagione scorsa a Pescara (promozione in A e titolo di capocannoniere con 30 reti), e per assicurarsi il suo cartellino ha sborsato ben 9 milioni di euro, una cifra di tutto rispetto per un ventiseienne ancora a secco di serie A ‘vera’. Così, dopo diversi anni in cui è stato sempre oggetto di prestiti e comproprietà, Lapadula si è trovato per la prima volta ad avere un prezzo, cosa che non ha fatto altro che inorgoglirlo ulteriormente accelerando quella che è la sua fretta di recuperare il tempo perduto.
Fretta che mal si conciliava, evidentemente, con il ruolo di vice-Higuain. Già, prima di optare per il club rossonero, Lapadula era stato molto vicino al Napoli (prima della cessione di Higuain alla Juventus); ma se con l’argentino non avrebbe avuto speranze pur con tutta la voglia del mondo, una qualche crepa nella titolarità di Bacca la sua fame avrebbe potuto scavarla. Ed è proprio quello che è accaduto nell’ultimo mese, in cui il numero nove è riuscito a segnare quattro reti, due delle quali (al Palermo e al Crotone) hanno portato in dote sei punti, e a guadagnarsi anche la convocazione in Nazionale. Un momento d’oro meritato a suon di prestazioni a dir poco intense. E’ raro vedere giocatori – anche più giovani e maggiormente talentuosi – così affamati. Dotato di una tecnica buona (non sopraffina), Lapadula in campo punta tutto sulla grinta e sulla profondità, è un moto perpetuo, non molla mai e costringe all’attenzione massima, sfinendoli, i difensori avversari. E’ encomiabile nel volersi conquistare la credibilità di giocatore importante azzannando la serie A centimetro dopo centimetro, al limite dell’irriverenza e dell’arroganza, qualità che gli consentono di guadagnarsi anche rigori quantomeno dubbi, come accaduto domenica a San Siro contro il Crotone.
Quel rigore che voleva calciare a tutti i costi per battezzare al meglio il suo esordio a San Siro dal primo minuto e migliorare la media di un gol ogni 83’, la più alta in serie A tra i giocatori che hanno disputato almeno novanta minuti di gioco. Eppure, non ha potuto far valere la sua fame da ritardatario, almeno non in quel momento. Il rigorista designato era infatti il più giovane e insieme più ‘anziano’ Niang, ventunenne che è al Milan dal 2012, quando Lapadula arrancava al Cesena in serie B ancora alla ricerca di un’identità. Tuttavia il destino ha compreso che tipi come l’italo-peruviano non hanno più tempo da perdere – a differenza del francese che invece potrà sempre recuperare -, perciò si è schierato apertamente dalla parte di Gianluca regalandogli il proscenio: non solo ha suggerito a Cordaz dove tuffarsi per intercettare il rigore calciato da Niang, ma mezz’ora dopo ha fatto sì che fosse proprio il numero nove a decidere il match trasformando in rete, di destro, un rimpallo a centro area.
Certo, il gol è giunto al minuto 86, per cui Lapadula è leggermente in ritardo rispetto al mantenimento della media di cui sopra, ma nessuno degli spettatori se n’è accorto, visti gli applausi scroscianti che hanno accompagnato la sua uscita dal campo al novantesimo.
Luigi Fattore
This post was last modified on 5 Dicembre 2016
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