Principi di gioco solidi, bel calcio, 3-4-3, pressing, cuore, umiltà, dedizione. Potremmo continuare all’infinito per descrivere un uomo che nelle sue esperienze, sia da calciatore, ma soprattutto da allenatore, ha sempre avuto la stima e l’affetto di tutti. Anche nell’ambiente di chi l’ha trattato male, di chi non ha avuto pazienza per le sue idee di gioco e di chi non l’ha rispettato come persona. Ci sono centinaia di modi per descrivere Gian Piero Gasperini ma noi preferiamo utilizzarne solo uno, che però li racchiude tutti: un signore.
NELLA STORIA DEL GRIFONE – Cresciuto come tecnico nelle giovanili della Juventus, è al Genoa che il mister di Grugliasco si è fatto notare maggiormente, soprattutto tra il 2006 e il 2010, quando fu capace di trascinare il Grifone ad una promozione in serie A e di portarlo in breve tempo, e stabilmente, tra le grandi del calcio italiano: quando ancora l’Italia aveva i quattro posti in Champions League e precisamente nella stagione 2008/09, il Genoa di Gasperini, esprimendo un gioco meraviglioso, considerato uno dei migliori di quell’anno, se non il migliore, si collocò proprio al quarto posto a pari merito con la Fiorentina ma, in virtù degli scontri diretti che erano in favore dei viola, non riuscì ad approdare nella cosiddetta “Europa che conta” accontendandosi, si fa per dire, di una qualificazione diretta all’Europa League. Il popolo genovese, sponda rossoblù, ne è lettaralmente innamorato tanto da considerarlo uno dei migliori allenatori dell’intera storia della squadra tifata, tra gli altri, dal grande Fabrizio De André. Quest’amore, oltre che per i risultati positivi portati nel tempo, è frutto anche e soprattutto dell’essere stato il primo (e finora unico) allenatore a vincere tre derby della Lanterna consecutivi.
ESPERIENZE NEGATIVE – Ma, la vita insegna, che non tutto può sempre essere rose e fiori. Proprio quando Gasperini sembrava pronto a fare il salto di qualità, quando sembrava pronto per guidare una grande squadra ecco che le cose vanno male. Arriva la chiamata dell’Inter post triplete ma già in decadenza viste le esperienze altrettanto negative con Rafa Benitez prima e Leonardo poi, una squadra comunque appagata dalle vittorie dei campionati passati e con la vecchia guardia ormai alla frutta, e per Gasp la pressione, soprattutto mediatica visto il confronto con un gigante come Mourinho, è schiacciante. Nella (breve) esperienza interista, Gasperini raccoglie quattro sconfitte e un pareggio tra campionato, Supercoppa Italiana e Champions League che gli costano caro. Viene subito esonerato ma il tempo gli ha dato ragione, perché poi l’Inter ha avuto molti altri allenatori che sono andati incontro allo stesso destino. D’altronde, lo sanno anche i muri, il tempo è galantuomo. Lo stesso tempo che la società interista non ha dato al Gasp per far entrare nella testa dei suoi giocatori i propri principi di gioco: 3-4-3 con grande lavoro (offensivo e difensivo) delle ali, possesso palla e molta intensità. Ma il peggio deve ancora arrivare e, difatti, arriva sulla panchina forse più scottante della storia del calcio italiano: quella rosanero del Palermo. Se l’Inter non ha avuto pazienza con Gasperini, il Palermo (anzi, Zamparini) ne ha ancora meno e in quell’anno di materializza uno scambio di panchine da far girare la testa peggio che in un film di David Lynch o Christopher Nolan: il Gasp subentra a Sannino nel mese di settembre, viene esonerato a gennaio e sostituito da Malesani, quest’ultimo perde tre partite e viene esonerato a sua volta e al suo posto richiamato Gasperini, ma, alla fine, si decide per una rescissione consensuale del contratto. Si salvi chi può!
IL RITORNO AL GENOA E L’ESPERIENZA ATALANTA – Il 29 settembre 2013 ritorna a Genova al posto (a proposito di allenatori cacciati) dell’esonerato Fabio Liverani, e qui, nella sua “casa”, ritrova la forma migliore. Il Grifone, preso quart’ultimo, dopo appena otto partite raggiunge il settimo posto, per poi chiudere 13esimo con l’Udinese. L’anno dopo Gasperini si supera, ottenendo un sesto posto che lo qualifica un’altra volta all’Europa League, poi negata a causa della mancata concessione della licenza Uefa. Sulla panchina del Genoa il tecnico piemontese ha avuto sotto la sua attenta guida dei talenti purissimi, alcuni all’inizio della carriera, altri “decaduti” e fatti riprendere alla grande: Thiago Motta ed “El Principe” Milito su tutti, che anni dopo hanno fatto la storia dell’Inter da assoluti protagonisti, ma anche altri ottimi giocatori come Diego Perotti, Rodrigo Palacio, Rafinha, Miguel Veloso e Domenico Criscito. Da quest’anno Gasperini è alla guida dell’Atalanta e a Bergamo ha trovato un gruppo di calciatori validissimi e molti giovanissimi (la specialità di Gasperini è proprio la maturazione dei giovani) pronti per il grande salto come il “Papu” Gomez, Andrea Conti, Remo Freuler, Franck Kessié, Mattia Caldara e Andrea Petagna.
L’Atalanta, ad oggi, è la vera rivelazione del campionato e pensare che nelle prime cinque giornate aveva raccolto ben quattro sconfitte e una sola vittoria e, tra queste partite, c’è anche una sconfitta nei minuti finali contro il Palermo che ha portato Gasperini ad un passo dall’esonero. Per fortuna dei tifosi atalantini, ma anche per tutti gli amanti del bel calcio, questo non è successo e tutti noi speriamo vivamente che l’Atalanta possa diventare, come si sente dire in queste settimane, “Il Leicester italiano”. Sappiamo che è difficile, ma sognare non costa nulla. Avanti Gasp!
Giuseppe Gerardi
This post was last modified on 2 Dicembre 2016
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