LA BELLEZZA NEL RIVEDERE MAI DIRE GOL
E’ un sabato mattina, e mi trovo da solo in casa. Come fanno tanti altri che si trovano nella stessa condizione, accendo la tv. E scarrellando scarrellando (o facendo zapping, se preferite) mi trovo davanti una puntata di Mai Dire Gol. Il mio entusiasmo è alle stelle: dovrebbe essere un episodio della stagione ’95/’96, più di 20 anni fa (ero in seconda elementare). In quel momento c’è Claudia Peroni (famosa giornalista Mediaset) che intervista i piloti Ferrari, ovvero Gerhard Berger e Jean Alesi. O almeno tenta di farlo. Si, perchè i due ragazzotti, fregandosene di ogni gentilezza nei confronti del gentil sesso, si mettono a palpare culo e tette alla malcapitata Claudia, che invece di arrabbiarsi ed invocare il rispetto della donna, si mette a ridere. La voglia è quella di continuare l’intervista, ma anche i due drivers ridono. L’austriaco e il francese continuano ad ispezionare le grazie della bionda-non-ghiacciata Peroni. Ed è questo il momento in cui realizzo: quel mondo è morto e sepolto.
LA FORMULA CHIMICA DI MAI DIRE GOL
Andando a cercare su Wikipedia “Mai Dire Gol” sale lo sconforto, come un gibbone su un albero, lentamente. Ti parla dei premi che ha vinto e del successo che ha avuto, ma è come tentare di spiegare un sentimento. L’amore non si spiega: si vive. Tentare di trovare una formula chimica dell’amore (cosa che un certo Dirac ha scoperto) diventa una ricerca all’insegna della tristezza. L’unico modo per capire davvero quel mondo è riviverlo con gli occhi: la brunetta (non il ministro) Simona Ventura a condurre, Gustav Thoeni su una sedia a dondolo con gli scarponi da sci, due vecchi che guardano, Pagliuca travestito da bersagliere… Si può dire che ogni aspetto degli anni ’90 sia passato da quegli studi.
ANNI ’90 VS ANNI 2K
Tante volte sentiamo dire, parlando di Mai Dire Gol, che dovrebbero rifare quel programma, che era troppo bello e manca tanto a tutti. La verità però è un’altra: non si può. Siamo cambiati noi nel frattempo. Sono cambiati i programmi, gli stili di vita, non ci sono più quei comici, ma soprattutto non ci sono più quei personaggi. Perchè una volta potevi trovarti Super Pippo Inzaghi travestito da Super Pippo, o Vialli che piega una gruccia vestito da bulgaro. Ora provate ad immaginarvi Eder e Icardi fare uno sketch simile. O per riprendere
PAROLA D’ORDINE: DIMENTICARE
Un Conte Uguccione che si lamenta con gli spettatori di non riuscire più a “fornicare” dopo aver visto Enrico Papi, non può più essere tollerato. Far passare alcuni personaggi ridicoli può essere passibile per denuncia. Quindi ad oggi non si può più sperare di imbatterci in nuove Igina Boccalandro o Roman Virastyuk, per non parlare dell’idolo Steven Bradbury, colui che più di tutti ha definito il motto “niente è impossibile”. Ma neppure consegnare alla storia elementi che, senza Mai Dire Gol, sarebbero rimasti nell’ombra, come ad esempio i telecronisti Noaro, Marcozzi e Benetti. E l’elenco continua! Possiamo anche dimenticarci di poter rivivere magiche serate in compagnia di fenomeni parastatali, pipperi, interviste possibili, piccole antenne crescono e vai col liscio: con la massima diffusione di internet, dei social e degli smartphone, tutto diventa istantaneo, tutto diventa condivisibile da tutto e tutti, e può essere strumentalizzato, deriso, idolatrato, per poi essere gettato nel dimenticatoio già il giorno dopo, perchè il nuovo che avanza è sempre più veloce. Forse è per questo che i nuovi fenomeni da baraccone durano poco o niente, mentre i “vecchi” Luca Giurato, Giovanni Trapattoni e compagnia bella resistono ancora nella memoria di tutti, anche quelli che non lo hanno vissuto in diretta.
Continuo a guardare la puntata, fa la sua comparsa per la prima volta Tafazzi, che sbatte la bottiglia nel pacco imbottito. Rido, non posso fare altrimenti. Sono contento di aver rivissuto quei momenti.
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