Ultimo aggiornamento 15 Marzo 2017 23:38 di
Tutti noi abbiamo obiettivi e sogni da inseguire, per trasformarli in realtà chiedete a Leonardo Jardim qualche consiglio. Senza l’aiuto di nessuno e grazie alla sua forza di volontà a 34 anni è riuscito ad ottenere il primo contratto da allenatore, ritrovandosi subito nella Segunda Division Portoghese.
Può sembrare la storia di tanti, ma la sua ha una differenza sostanziale con la stragrande maggioranza di tutti gli allenatori del panorama mondiale: non ha mai giocato a calcio, ha studiato giorno e notte per prendersi il patentino ed ha iniziato allenando ragazzini, squadre femminili e addirittura un club di pallamano.
DA MADEIRA A CHAVES
Originario di Barcelona, in Venezuela, si trasferisce sin da piccolo in Portogallo. Qui scatta qualcosa, si mette in moto il meccanismo che lo spinge a tentare la difficoltosa scalata verso l’irraggiungibile notorietà…fino a quel momento. Jardim si iscrive a scienze motorie e contemporaneamente si attiva per prendere la licenza UEFA A, nel frattempo allena i ragazzini di 12 anni a Madeira. Lavorare sodo e senza sosta, rimboccarsi le maniche, sacrificare gran parte degli anni migliori, la panchina è diventata qualcosa di più di un mero sogno.
Il passo da studente ad allenatore sembra lungo, invece succede tutto in fretta. A ventisette anni è tra i collaboratori del Camacha, a 30 allenatore di quest’ultima e a 35 in seconda divisione. Tutti questi cambiamenti, le pressioni quotidiane, la poca esperienza possono destabilizzare e portare al fallimento, Jardim invece ha canalizzato gli aspetti negativi riuscendo ad andare contro ogni pronostico.
IL BRAGA E L’AFFERMAZIONE
Il 2011 è l’anno della svolta, con il Braga arriva la grande occasione di farsi notare nella massima divisione portoghese. Dopo aver dato tanto si raccolgono i primi frutti, la stagione è un successo su tutti i fronti. Conduce la sua squadra al terzo posto in campionato, stabilisce un nuovo record di vittorie consecutive (13) e raggiunge gli ottavi di finale in Europa League. A fine stagione emerge il lato “oscuro” di Jardim, viene esonerato per incomprensioni con il presidente come del resto accadrà l’anno successivo.
L’Olympiakos nota le sue capacità e lo chiama. Senza esperienza internazionale si ritrova in uno degli stadi più caldi al mondo alla mercé di un pubblico fuori dal comune. Il suo gioco è letale anche in Grecia e con i rossobianchi viaggia ad una media punti da mettere i brividi: 2.56 a partita. A gennaio il rapporto si conclude dopo un’altra discussione con il presidente, la chanche di vincere un titolo sfuma quel giorno.
IL RITORNO IN PORTOGALLO
Dopo qualche mese decide di tornare in Portogallo, questa volta sulla panchina dello Sporting Lisbona. Dopo annate deludenti tocca a lui sollevare il morale della gente e ottenere un buon piazzamento. I numeri sono nuovamente dalla sua parte, 2.20 a partita e secondo posto conquistato con conseguente qualificazione in Champions League. Il campo ha parlato, Leonardo ha dimostrato nuovamente che lo studio e la dedizione portano i loro frutti.
Pur avendo ottenuto la gloria e l’amore incondizionato dei suoi tifosi, il suo modo di pensare e di concepire il calcio lo portano lontano da Lisbona. Si licenzia appena finito il campionato in attesa di una nuova avventura, di una nuova vittoria personale.
UNA NUOVA CASA
Jardim prepara la valigia e riparte dal principato di Monaco, alla guida di una squadra appena tornata in Champions e con la prerogativa di tener testa a chiunque. Il suo 4-2-3-1 trova la sua massima espressione, i giocatori si prestano totalmente al credo tattico del loro mister e i 18mila dello Stade Louis II non possono che applaudire.
I monegaschi approdano ai quarti di finale di Champions, giocando due partite tatticamente perfette contro la Juventus pur uscendo dal doppio confronto da perdenti. Nelle stagioni successive il rendimento non si inverte, Jardim non ha mai concluso un campionato piazzandosi sotto il terzo posto come del resto in questa stagione dove è in corsa per il primo, dietro solamente alla sorpresa Nizza. Che questo sia l’anno del tanto agognato trofeo?
IL CAPOLAVORO
Non sappiamo come finirà in campionato, non sappiamo se potrà arrivare in fondo, ma al momento vogliamo ancora assaggi di questa delizia che Jardim è riuscito a creare: una squadra sinergica, un gioco spumeggiante, un calcio offensivo e, cosa ancor più importante, un gruppo coeso ed affamato.
Questa sera l’ennesima pagina stupenda di una delle storie più belle di questa stagione, i biancorossi hanno letteralmente impartito una lezione di calcio a Pep Guardiola e il suo City, capovolgendo il risultato dell’andata. Il campo ha parlato, il Monaco è tra le otto squadre più forti d’Europa.
Ora non svegliateli, non svegliate Mbappè e Bakayoko, ma soprattutto non svegliate l’artefice di tutto questo: Leo Jardim.