Quando un giocatore è indiscutibile tecnicamente e risponde a Leo Messi le uniche critiche che gli possono venir mosse sono esclusivamente o a livello “estetico” (Leo, quei capelli non si possono vedere!) o a livello caratteriale.
“Al Barcellona campione, in Argentina…”, “Senza Xavi e Iniesta…” “Eh ma un altro campionato oltre a quello spagnolo?” “In nazionale Messi è un giocatore normale…”. Tutte frasi sentite e risentite e, personalmente, dette e ridette.
Ma bisogna ricredersi: il tutto parte dopo la sconfitta per 3-0 col Brasile. Il momento era durissimo, l’Argentina era momentaneamente fuori dal mondiale e si parlava già di catastrofe. L’occasione per il riscatto è venuta lo scorso mercoledì, quando a San Juan l’Argentina ha schiantato per 3-0 la Colombia di Bacca e co.
Già quello è stato un forte segno di carattere, con una partita eccezionale di Messi, decisivo in tutti e tre i gol; ma ancor più importante è stata la conferenza stampa. Tutta la squadra in piedi, davanti al tavolo della conferenza, in religioso silenzio. Prende il microfono Messi. “Dopo le accuse a Lavezzi (di aver fumato uno spinello, come riportato da diverse testate giornalistiche), ci ritiriamo nel silenzio stampa“.
Ecco, a vedere quelle immagini viene la pelle d’oca: questo ragazzo che ormai ragazzo non lo è più a preso sulle spalle le paure, le tensioni, le ansie di 22 compagni e le ha gettate, come un enorme sasso, addosso a quella fonte inesauribile di ansia che è il giornalismo d’assalto, quello che non cerca di raccontare o di spiegare, ma ha come unico interesse il vendere una copia in più e vendersi per uno spicciolo in più.
Ma a parte questa riflessione sul giornalismo, è sorprendente una presa di posizione così netta in una settimana che ha visto mettere spesso alla berlina i capitani.
Il primo, anche se non è propriamente un capitano, è stato Thomas Muller che lo scorso sabato si è permesso di dire che “Partite come quella contro il San Marino non c’entrano nulla col calcio professionistico“. La sua preoccupazione? Il fatto che magari, in un contrasto più duro dei sammarinesi, qualcuno possa infortunarsi. Parole che hanno fatto indignare non solo la Repubblica del Titano ma anche diversi opinionisti di tutto il mondo. La nota positiva è la bella reazione di squadra, con tutti a difendere Muller, da Rummenigge a Bierhoff a Low. Ma si tratta comunque di uno scivolone che un ragazzo che mira a diventare uno dei giocatori più rappresentativi della storia della Mannschaft non dovrebbe commettere.
Il secondo (ma solo perché successivamente è uscita l’indiscrezione) è Wayne Rooney. Dopo la vittoria sulla Scozia, infatti, rientrando in albergo, Wayne e compagni si sono imbattuti in un matrimonio che, caso vuole, si festeggiava esattamente nella stessa location. Wayne si è dunque fermato per partecipare al convivio, iniziando a sorseggiare vino e birra. La festa è terminata alle cinque del mattino e le foto che hanno ritratto Rooney intorno a quell’ora sono pietose…
Ok, le attenuanti sono molte: il giorno dopo la nazionale avrebbe avuto un giorno di riposo, in Inghilterra l’ebbrezza è pressoché una consuetudine, si è ubriacato, sì, ma niente risse né cose turpi…rimane il fatto che un simbolo dell’Inghilterra calcistica ha il compito morale di non strafare. Anche qui, però, non sono mancate difese autorevoli, come quella di Klopp che ha dichiarato “Molte leggende del passato hanno bevuto e fumato come pazzi, pensate a Best“. Non ha tutti i torti, ma la speranza è che Rooney non si riduca come il Best fuori dai campi, dato che quello in campo era pura poesia.
In breve sostanza, da un lato chi non sa tenere la bocca chiusa perché deve parlare (a sproposito), dall’altro chi non sa tenerla chiusa per bere (a sproposito). Il migliore rimane il capitano che la bocca l’ha aperta solo per dire che l’avrebbe chiusa. Poche chiacchiere, molta sostanza. C’è un vascello Argentina da portare in salvo e Capitan Leo è pronto.
This post was last modified on 19 Novembre 2016
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