Se si presta particolare attenzione, durante le interviste e le conferenze stampa, alle parole di Antonio Conte non è infrequente imbattersi in una espressione che, meglio di tutte, sintetizza il suo approccio al calcio e, perché no, alla vita: “sotto tutti i punti di vista”. Sei semplici parole che prese singolarmente sono assolutamente innocue, ma che messe insieme formano una squadra il cui obiettivo non è propriamente vincere, bensì arrivare alla vittoria passando per l’annientamento del malcapitato avversario di turno. Questa espressione, oggi, trova la sua trasmutazione in forma proprio nelle maglie blu del Chelsea allenato dal manager leccese.
Fatalmente “from all points of views” è sinonimo di dinamismo, è un concetto che implica un’attività di ricerca costante e continua: la ricerca della perfezione. Nel calcio, la perfezione si raggiunge quando si segnano molti gol, non se ne subisce nessuno, si è primi in classifica, e il pubblico è in delirio. E sono proprio questi, infatti, i frutti raccolti da Conte sabato pomeriggio nella sfida di Stamford Bridge contro l’Everton di Koeman, che, suo malgrado, si è trovato in un gioco più grande di lui e non ha potuto opporre nulla a quella ricerca ossessiva, non riuscendo i suoi uomini a scoprire nessun punto di vista. Il 5-0 con cui i Blues hanno annichilito i Toffees è solo il quinto capitolo di questo ricco studio sulla perfezione iniziato da Conte circa un mese fa quando, dopo le pesanti sconfitte contro Liverpool e Arsenal, che in maniera ‘canzonatoria’ avevano anche favorito un crollo verticale della quota offerta dagli allibratori per un suo esonero, ha deciso di cambiare modulo e di passare dal 4-2-3-1 all’attuale 3-4-3.
Mai scelta si è rilevata più azzeccata, in quanto nelle ultime cinque partite di Premier, il Chelsea ha segnato 16 reti non subendone nessuna, con un’imbattibilità che ha raggiunto i 499’. Anche prima del cambio di modulo, va detto, gli uomini di Conte non avevano sfigurato; le prestazioni dei Kanté, degli Hazard e dei Costa erano state sempre all’altezza; tuttavia, la coperta era troppo corta, perché quello che mancava era un certo equilibrio difensivo, che non poteva essere ottenuto con il posizionamento troppo alto di Ivanovic e di Azpilicueta, che, spesso, oltre a lasciare incustodite le loro zone di pertinenza, finivano anche col pestare i piedi, rispettivamente, a Willian/Pedro e ad Hazard. Il passaggio alla difesa a tre, invece, con lo spostamento di Azpilicueta sul centro-destra, e l’inserimento a centrocampo di Moses a destra e di Marcos Alonso a sinistra, sta garantendo una copertura totale del terreno di gioco che nasconde agli avversari qualsiasi nudità e sostanzia perfettamente il modo di pensare calcio contiano.
Perché “sotto tutti i punti di vista” in fondo è una sorta di coperta, anzi, è l’unica coperta sotto la quale riesce a dormire serenamente Antonio Conte, il quale più volte ha dichiarato che niente, più della sconfitta, è idonea a sottrarlo al sonno. Ebbene, possiamo starne certi, complici i pareggi del City e dell’Arsenal, Antonio nelle ultime ore finalmente è riuscito a dormire su due guanciali, visto anche il primo posto raggiunto. Certo, ci sarebbe da segnalare il controsorpasso effettuato ieri pomeriggio dal Liverpool di Klopp (6-1 a Mazzarri: vatti a fidare dei connazionali!), ma conoscendo il carattere del tecnico leccese, non conviene svegliarlo per comunicargli che in classifica è ancora un punto dietro. Si rischia di essere sbranati. From all points of views.
Luigi Fattore
This post was last modified on 7 Novembre 2016
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