Siamo nel 2008, è una classica giornata fredda ad Augusta, nel Sud della Germania. Un campo da calcio fa da cornice alla nostra storia, è il campo delle giovanili dell’Augusta. L’allenatore si avvicina alla squadra. <<Ragazzi, siete carichi?>>, <<Sì, mister>>. Un semplice saluto, un classico fra mister e calciatori, dei quali se ne sentono a centinaia fra i campi di calcio di tutto il mondo. Fra i ragazzi ce n’è uno in particolare, tutto sorridente, che non vede l’ora di scendere in campo per fare quello che ama di più: giocare a pallone. Quella partita, sfortunatamente, per lui sarà la fine. Infortunio al ginocchio e carriera finita. Stiamo parlando di un ragazzo all’epoca poco più che ventenne costretto ad abbandonare per sempre il sogno che coltivava fin da bambino. Rinunciare al proprio sogno a soli vent’anni. Il destino a volte può essere crudele, e nel caso di Julian ne ha dato piena dimostrazione. Non potrà mai essere un calciatore professionista. Esistono migliaia di storie come queste, di futuri calciatori (campioni e non) che sono stati costretti ad appendere le scarpe al chiodo troppo prematuramente. Ma questa non è una storia come le altre. Questa è la storia di Julian Nagelsmann.
L’AMBIZIONE – <<Senza ambizione non si va da nessuna parte. Solo la voglia di emergere ti fa essere diverso dalla massa>>. Per capire la frase qua sopra dobbiamo porci alcune domande per mettere un po’ d’ordine nei nostri pensieri. È stato Julian a pronunciarla? Sì. A cosa può essere riferita? Sicuramente alla vita in generale, è impossibile che sia riferita al calcio, Julian non può giocare. Dunque? E se facesse l’allenatore? Aspettate, no, non può essere vero, è troppo giovane. Già, “è troppo giovane”. Quante volte abbiamo sentito questa inutile frase? Non esiste il concetto di “troppo giovane”, esiste la meritocrazia, esiste la bravura, la capacità, il voler fare. Ecco spiegata la frase di Julian “solo la voglia di emergere ti fa essere diverso dalla massa“. Parole che sanno di saggezza ma pronunciate da un ventinovenne. Quindi, adesso si capisce come la frase “è troppo giovane” sia un concetto meramente relativo. L’ambizione. Ma l’ambizione di far cosa? Di raggiungere quale obiettivo?
CREDERE NEI PROPRI MEZZI – <<Arriverò presto in Bundesliga, me lo sento>>. Queste parole sono state pronunciate da Julian quando aveva appena smesso di giocare e aveva iniziato la carriera da allenatore. Oggi, indovinate un po’ che cosa fa nella vita Julian? Guida una squadra di Bundesliga che è terza in classifica a 5 punti dalla corazzata Bayern Monaco e, pensate un po’, è ancora imbattuta nella competizione. Questa è l’ambizione di cui parlava Julian che, a nostro modo di vedere, ha tutte le caratteristiche per esplodere nel calcio mondiale. Fin da calciatore, Nagelsmann dimostrava grandi doti tattiche, giocava a centrocampo e il suo allenatore delle giovanili più volte ha sottolineato come Julian avesse una “grande visione di gioco“, caratteristica fondamentale di chi vuole sedersi in panchina. E poi, Julian è cresciuto sotto la guida di un grandissimo allenatore che sta facendo faville con il Borussia Dortmund: Thomas Tuchel. È stato l’iniziatore, il suo mentore e, infatti, nel gioco dell’Hoffenheim ritornano alcuni fondamentali tattici tanto cari al tecnico delle Vespe.
ANDARE SEMPRE AVANTI – La storia di Julian Nagelsmann insegna moltissimo. Insegna che non bisogna arrendersi mai se davvero si vuole qualcosa nella vita. E dà un insegnamento anche sul concetto di adattamento: Julian ha dovuto rinunciare ad una carriera da calciatore ma ha saputo adattarsi ad un nuovo ruolo, quello di allenatore, che gli sta facendo togliere parecchie soddisfazioni. Questo è sintomo di intelligenza, di preparazione, di mentalità. Non di esperienza. Perché, ricordiamolo, Julian ha solo ventinove anni. Il ritornello del “troppo giovane” è stato smontato definitivamente dalla sua storia. La storia di un ragazzino che si è rimboccato le maniche, si è guardato allo specchio e ha deciso che doveva diventare qualcuno. Adesso si gode il suo successo come è giusto che sia, anche se – per il suo carattere – sa che la guida di un club di prima fascia è un punto di partenza, non di arrivo. Intanto, con i suoi garbati modi di fare, continuerà ad allenare i suoi ragazzi e – ne siamo certi – il giorno della partita si avvicinerà loro chiedendogli: <<Ragazzi, siamo carichi?>>, <<Sì, mister Julian>>.
Giuseppe Gerardi
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