Il compleanno di Maradona pone tutti gli amanti del calcio davanti al problema della celebrazione della Bellezza. Niente, più della Bellezza, è inafferrabile dalle parole. Si perde in partenza. Tuttavia, la voglia di provarci è davvero incontenibile, perché è spinta fuori da un doppio debito d’amore incondizionato che è il frutto della generosità fuori dal comune con cui Diego ha condiviso magia e abisso. Senza risparmiarsi mai.
La magia. All’interno del Pibe de Oro convivevano due forze che operavano in perfetta armonia: una forza centripeta, con cui Diego catalizzava l’attenzione del pallone, degli avversari, dell’arbitro, degli addetti ai lavori, degli spettatori; e una forza centrifuga, con cui trasformava tutta quella pressione in un supplemento di ossigeno da trasmettere ai compagni di squadra, che grazie a quella iniezione di fiducia riuscivano a dare sempre il 110%. Trattenere e irradiare. Questa era la magia di Maradona. I compagni erano estasiati, coinvolti, illuminati da tutto quel carisma, anche perché Diego non faceva pesare loro la sua grandezza, non rimproverandoli mai per gli errori che commettevano, né pretendeva riconoscenza: questo vuol dire essere leader. Ecco perché, nonostante i capricci e gli allenamenti saltati, riusciva sempre a farsi volere bene da tutti.
L’abisso. Ma la sua penetrazione non si fermava certo ai compagni di squadra; attraverso l’entusiasmo contagioso, la gioia straripante, la rabbia furiosa, le lacrime di dolore, Maradona arrivava al cuore degli appassionati di calcio, non solo agli occhi. Ha condiviso tutti i suoi stati d’animo, i suoi demoni, i suoi abissi, mostrando senza vergogna le debolezze umane che può avere chiunque, anche il Dio del pallone. Non gli è mai riuscito di essere un esempio, né tantomeno si comprende perché avrebbe dovuto esserlo. Immarcabile in campo dagli avversari, e afferrabile fuori. Dagli eccessi e dalla cattiveria di chi, incapace di comprenderne la Bellezza, ha preferito la strada più facile: il giudizio morale. Mentre chi sa amare, al contrario, sceglie sempre la ben più tortuosa strada fatta di comprensione e riconoscenza, e prova a ricambiare con delle parole dense di ammirazione un pizzico dell’illuminazione ricevuta, cui Diego potrà sempre aggrapparsi nei momenti bui.
Certo, celebrare in maniera adeguata Maradona è un’impresa ardua che potrebbe non riuscire anche dando il 110%, però, in fondo, è un po’ come giocare per lui, per cui il rischio di essere rimproverati per un fallimento è assolutamente escluso. Auguri, Diego!
Luigi Fattore
This post was last modified on 30 Ottobre 2016
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