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Liverpool-Manchester Utd: Reds vs… Orange Devils

Nell’ultimo weekend di calcio estero ne hanno fatte di tutti i colori pur di rosicchiare un po’ dell’attenzione che da ben due settimane si era coagulata sul big match di stasera ad Anfield tra Liverpool e Manchester United. Missione clamorosamente fallita, perché valanghe di gol (7 l’Atletico Madrid, 6 il Real Madrid, 4 il Barça con il ritorno di Messi), rigori sbagliati (due il City, uno Balotelli), la crisi del Bayern di Ancelotti certificata dal secondo pareggio consecutivo, il ritorno con vittoria di Prandelli a Valencia sono tutte cose che non hanno potuto opporsi davanti all’irresistibile fascino di questo monday night.

Perché Liverpool-Manchester Utd è una di quelle sfide cui non servono i gol per emozionare e lasciare in ogni caso un segno indelebile, fosse anche solo l’extended version di You’ll Never Walk Alone che ha accompagnato l’ingresso in campo delle squadre. Quando si affrontano, le due compagini più titolate del calcio inglese – e tra le più titolate in senso assoluto –  si giocano la paternità del colore rosso, il colore della passione, il colore di quel liquido vitale che scorre nelle vene. In una sorta di vampirismo sportivo, ogni incontro è finalizzato a rendere anemico l’avversario, perché due squadre sono troppe per essere identificate con quel colore: una è di troppo. Per questo motivo, al termine di ogni sfida, vi sarà sempre una squadra che avrà la sensazione di aver succhiato un po’ di sangue all’altra, e avere perciò maggiori argomenti da spendere per rivendicare la primogenitura del colore rosso. A prescindere dal risultato finale.

Lo 0-0 di questa sera ne è stata la prova. Dopo un primo tempo passato a studiarsi in cui davvero le due squadre sembravano aver dimenticato il motivo per cui erano scese in campo dando addirittura l’idea di accontentarsi delle rispettive tonalità cromatiche (non fatevi fuorviare dalla divisa da trasferta blu del Manchester), nel secondo tempo, per buona pace degli spettatori, almeno i Reds hanno provato ad azzannare al collo i Red Devils. Nell’ultima mezz’ora di gioco, complice anche l’ingresso in campo di un assatanato Lallana, c’è stato quasi un assedio esitato in due occasioni importanti: al 58′ un tiro di Emre Can, che in area, in mezzo a una selva di gambe, è riuscito a battere a rete; e al 71′ uno splendido tiro da fuori area di Coutinho. In entrambi i casi, purtroppo per i Reds, de Gea è stato superlativo producendosi in due interventi – soprattutto il secondo – di rara bellezza ed efficacia che difficilmente si dimenticheranno. Così come è stato superlativo al minuto 84 Valencia, che con una diagonale da manuale del calcio ha sradicato il pallone dai piedi di Firmino lanciato a rete da un tacco fantascientifico del solito Coutinho.

E il Manchester? Se si eccettua un colpo di testa a lato di Ibrahimovic (minuto 54) su un cross nato da una bella giocata di Pogba – l’unica degna di nota della sua partita – , non ha costruito nessuna azione potenzialmente pericolosa, perché di tiri nello specchio manco a parlarne. Certo, il risultato di pareggio sembra premiare Mourinho e sarà senz’altro utile per il morale, ma la sensazione è che la strada verso la competitività vera è ancora lunga, con un Pogba ancora anonimo e il persistere del caso Rooney, anche oggi entrato solo al minuto 77. I ragazzi di Klopp, invece, hanno confermato di stare attraversando un ottimo periodo di forma e non hanno nulla da rimproverarsi, almeno ci hanno provato. Non saranno riusciti ad anemizzare gli storici rivali, ma un piccolo prelievo di rosso gliel’hanno effettuato: li hanno resi arancioni.

Luigi Fattore

 

 

This post was last modified on 18 Ottobre 2016

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