Il suolo di Pisa è costituito perlopiù da sabbia ed argilla, per via della vicinanza al Tirreno e soprattutto all’Arno, questo dimostra come nella capitale dell’ex omonima Repubblica Marinara vi siano tre torri pendenti: quella della chiesa di San Nicola, il campanile di San Michele degli Scalzi ed infine lei, la celeberrima Torre Pendente. Tutte in bilico, ma mai crollate. Forse i pisani ci avranno ormai fatto l’abitudine, tanto che anche la loro squadra si mantiene su un filo sottilissimo, che divide la paura del fallimento dal sogno che i ragazzi di Gattuso, giornata per giornata, stanno alimentando nei cuori dei loro sostenitori. Sono passati solo tre mesi da quel 12 giugno, nel quale in un torrido e irruento pomeriggio d’inizio estate la formazione toscana riabbracciò la cadetteria sconfiggendo il Foggia in una partita surreale, fermata e poi ripresa varie volte per via dei disordini sul campo e sugli spalti tra la tifoseria pugliese ed un uomo che seppe caricarsi tutta la tensione dell’ambiente addosso, quell’uomo di carattere ne ha da vendere, lo ha dimostrato già sul campo e lo ha fatto già vedere ( e continua) a farlo notare anche in panchina.
CLIMA SURREALE – E’ quello che sta vivendo l’intera Pisa calcistica, dai tifosi fino al presidente, oggetto di non poche contestazioni. Numerosissimi ostacoli si sono posti lungo il cammino di questa stagione appena incominciata, ma già tremendamente dura. Dal rischio di non iscriversi fino all’impossibilità di giocare in casa, traslocando al Castellani di Empoli, per non parlare delle mancate retribuzioni ai giocatori ed allo staff. Ciò nonostante la squadra va, perdendo solo una partita, a Terni, portandosi a ridosso della promozione diretta in terza posizione insieme alla matricola Benevento ad undici punti, instaurando un clima di perfetta condivisione con la torcida nerazzurra, come testimoniato dall’episodio di sabato scorso, quando alla fine del match vinto contro l’Ascoli per due reti ad una, l’intera squadra va a festeggiare la vittoria nel piazzale che affaccia all’ingresso della curva dell’Arena Garibaldi, chiusa ai tifosi che dunque incitavano i propri Beniamini, con la B maiuscola, dall’esterno dell’impianto, guidati sempre da Ringhio, il quale non finisce mai di rompere camicie per la foga, conducendo i suoi verso risultati impossibili per un collettivo che può allenarsi solo saltuariamente.
SPERANDO UN LIETO FINE – Quello che si può augurare ad un gruppo come questo è sicuramente un dolce epilogo. Magari crolleranno, o magari no, sta di fatto che quello che si sta creando a Pisa è un qualcosa di incredibile e speriamo, per certi versi, irripetibile. Gattuso sta dimostrando con i suoi ragazzi e con la tifoseria che il calcio è ancora attaccamento alla maglia, alle proprie passioni e speranze, in un epoca in cui il pallone riesce a rotolare solo sul verde del denaro. Perché in fondo anche la Torre a Pisa, “barcolla ma non molla”, proprio come il suo condottiero.
This post was last modified on 28 Settembre 2016
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