Un italiano e un portoghese entrano in un bar. No, non è l’inizio di una barzelletta. Sono Walter Mazzarri e José Mourinho che immaginiamo entrare in un grazioso locale del nord di Londra, sgrullare gli ombrelli, sedersi e ordinare da mangiare. Due personaggi che penseremmo essere completamente opposti. E infatti lo sono. “Questa volta ce l’hai fatta, vecchia volpe”, dice José sorridendo, guardando le gocce di pioggia che scivolano lungo le vetrate. “Non ne potevo più, dopo tutti questi anni sono riuscito a fregarti”, risponde Walter. Un bel siparietto che ci piace pensare essere vero.
E infatti potrebbe esserlo, nonostante, qualche anno fa, tutto ciò potesse sembrare quasi utopico. I due si sono rincontrati proprio oggi, al Vicarage Road di Watford. L’occasione è, neanche a dirlo, una partita di calcio. Questa volta i vecchi tempi di Napoli-Inter sono passati, le sfide ai vertici del campionato italiano non c’entrano niente. Ora Walter e José insegnano calcio in Premier League. Ma i due si conoscono benissimo, sanno di non potersi fidare l’uno dell’altro. Sono successe troppe cose tra di loro. Si sono punzecchiati a distanza troppe volte. A partire dalle dichiarazioni al veleno del portoghese in conferenze stampa, alle quali ci aveva abituato ai tempi dell’Inter. “Ci sono allenatori che non hanno vinto neanche una Coppa di Lombardia o di Toscana e fanno la partita della vita contro di me“. Un attacco che arrivò in faccia a Mazzarri come fosse uno schiaffo: “non hai mai vinto niente”. Parole di fuoco che non furono solo dello Special One ma anche del suo portavoce Eladio Parames: “Al signor Mazzarri sottolineo che un asino può lavorare molto ma non diventerà mai un cavallo di razza“.
Ma non furono solo la fine degli anni Duemila a modellare la forma del rapporto Mazzarri-Mourinho. Il buon vecchio Walter dovette sopportare la presenza del suo nemico anche quando i due erano lontani più di millecinquecento chilometri e un’ora e mezza di aereo, la distanza tra Milano e Madrid. Precisamente nel 2013, quando il livornese passò all’Inter – tanto cara allo Special One – e dovette reggere i paragoni tra la sua squadra e quella del triplete. Lui deriso, sbeffeggiato, ridicolizzato, famoso più per il suo rapporto con le bottigliette di acqua Lete che per le tattiche ideate e messe in campo dai suoi giocatori. Dall’altra parte Mourinho ancora celebrato, idolatrato, venerato dalla tifoseria nerazzurra, anche a 3 anni di distanza dall’impresa con il Biscione. La sua ombra che aleggiava sulla testa di Walter come la spada di Damocle. L’assordante rumore del nemico di cui quella volta il portoghese era soggetto e non complemento oggetto. E mentre Mourinho passava al Chelsea e ritornava a livelli competitivi sia in Premier che in Europa, Mazzarri veniva fischiato e successivamente cacciato dalla panchina dell’Inter.
Ma come ogni nemico che si rispetti, quando si smette di lottare per qualcosa per cui si è in competizione, l’ascia di guerra viene sepolta e dimenticata. Oggi i due, alla guida di Watford e Manchester United, si sono incontrati e stretti la mano. Chissà quali pensieri avranno riservato l’un l’altro; una cosa è certa, le parole e i fatti del passato non contano più. E ne sono passati, di anni. I due hanno fatto pace; la guerra, sportiva, la lasciano fare ai loro giocatori in campo. È solo la quinta giornata, non può essere una partita decisiva, ma può essere più importante di quello che entrambi possano credere. Come al solito, Mou è nettamente favorito. Ma oggi un finale annunciato non c’è. Il Watford passa in vantaggio con Capoue, nonostante un errore madornale di Ighalo sullo 0-0. Nel secondo tempo Rashford pareggia, ma gli Hornets sono troppo in giornata. Zuniga entra e fa 2-1 in 53 secondi, poi Deeney chiude la pratica, affossando José e mandando Walter in paradiso.
Quella di Mazzarri con Mourinho è stata una vita da perdente, condita di fallimenti dopo fallimenti e sconfitte dopo sconfitte. Ma oggi il tecnico di San Vincenzo si è divertito a giocare col fuoco dei Diavoli Rossi e non si è minimamente bruciato. Anzi, si è solo goduto una piccola abbronzatura, mentre guardava la sua squadra prendere ancora di più il suo stampo. Forse è anche per questo che un quinto degli allenatori in Premier League (4 su 20) sono italiani: quando succedono piccoli miracoli sportivi come questo, i nostri tecnici sono sempre presenti. E anche quello meno quotato tra questi 4 è capace di fare qualcosa di grande. Dopo la partita, spazio alle parole dei due allenatori: Mourinho se la prende con arbitri, sfortuna ed errori individuali. Mazzarri rivela di avere tuttora un buon rapporto con José, e alla domanda “ma dopo la partita vi prendete qualcosa da bere insieme?” risponde “prima della partita siamo stati insieme mezz’ora, probabilmente ci rivedremo nella vita privata, ci incontreremo per mangiare: dipende solo dal tempo…”
A noi, però, piace immaginarli insieme anche con la caratteristica pioggia d’oltremanica. Se la vendetta è un piatto che va servito freddo, quella servita da Mazzarri a Mourinho è addirittura congelata. Sicuramente non come il piatto di spaghetti fumante che, nel bel ristorantino londinese, il cameriere serve a José, tanto amante della pasta che si mangiava alla Pinetina. “Mangia quanto vuoi José, oggi pago io“, dice Mazzarri. La replica di Mourinho? “No Walter, tu con me hai già pagato troppe volte. Adesso tocca a me..”
Tommaso Fiore
This post was last modified on 8 Novembre 2016