Da qualche settimana, anche i meno attenti al mondo del calcio giovanile italiano conoscono il nome di Filippo Cardelli. Il suo sfogo affidato alle righe di Facebook, con il quale l’ormai ex difensore laziale ha detto addio al suo sogno di calcare un campo di Serie A, ha portato il suo nome sulla bocca di tutti, generando grande clamore, per via di uno sport che, a suo dire, non è più “sano” (e forse non lo è mai stato) come alcuni romantici auspicherebbero. Noi di Rompipallone.it, ormai lo sapete, siamo però degli innamorati cronici del calcio e delle sue storie, delle bandiere, dei sacrifici, sì, ma dei sacrifici premiati, che conducono alle porte dell’olimpo delle leggende. Noi forse sbagliamo a credere che le favole possano ancora esistere, ma se non le raccontassimo, e se non ci credessimo, allora, non potremmo nemmeno sognare di vederle realizzare. Inoltre, crediamo nei talenti che crescono a suon di calci e sudore, nei talenti di casa nostra, ragazzini che negli anni diventano campioni, nelle rinunce dei genitori che valgono il futuro dei loro ragazzi. Per questo motivo, ogni settimana vi porteremo dentro la storia dei migliori talenti Under 17 del nostro calcio, per far sì che di loro non si parli soltanto nel momento in cui il loro sogno è già svanito, frantumato, con l’amaro in bocca come racconta la vicenda Cardelli, bensì durante la loro crescita, quando la favola di ognuno di questi “baby fenomeni” è ancora viva, per poterli seguire e conoscere un po’ più da vicino.
UN TALENTO NATURALE. Gaetano è capace di serpentine in mezzo a gli avversari, ed avere subito la capacità di percepire lo scatto di un suo compagno di squadra, da servire puntualmente con un pallone preciso. È un classico trequartista, di quelli che ti trasformano ogni pallone toccato in una possibile occasione da rete, ma all’occorrenza può essere impiegato anche più avanti, ed essere lui a finalizzare l’azione, considerando la sua ottima capacità di inserirsi all’interno dell’aria di rigore. Alcune indiscrezioni dicono di lui che, durante un periodo delle scuole calcio, il suo allenatore lo schierò come terzino sinistro, per migliorare le sue capacità di corsa, e la sua continuità di prestazione. No, non sto paragonando una divinità del calcio con un ragazzino di sedici anni: sarebbe impossibile rivedere i tratti sicuri del viso del Pibe de Oro, in quelli ancora fanciulleschi di Gaetano, così come non si potrebbe rivedere quel folletto che scartava con estrema facilità, col pallone incollato ai piedi, i giganti delle difese avversarie, in un ragazzo longilineo dal fisico che si deve ancora formare. Ma quando gli déi del calcio donano del talento questo si manifesta agli occhi di tutti, ed è per questo che Gianluca Gaetano può essere, seppur con le dovute proporzioni, considerato meritevole di vestire quella maglia numero 10.
I
nella scorsa sessione di calciomercato, di squadre del calibro di Bayern Leverkusen e Liverpool, e per questo le intenzioni di Aurelio De Laurentiis sono quelle di blindare il ragazzo e, magari chissà, aspettarlo per un futuro in prima squadra. Per il momento Gianluca deve continuare a fare ciò che già gli riesce molto bene, con l’obbligo di migliorarsi, di lavorare seguendo le guide tecniche di mister Carnevale, ai quali vanno i meriti di trasmettere ai suoi ragazzi un’idea di gioco sempre propositivo, e con l’umiltà sintomo di maturità che caratterizza i futuri campioni. Perché a 16 anni ci si trova davanti a tante, troppe scelte importanti per la vita di un aspirante calciatore. Il bivio della carriera di un futuro campione viene imboccato a quest’età: da un lato c’è il duro lavoro, dall’altro la finta convinzione di essere già un fenomeno. Gianluca è lì, ad un passo dall’essere anche lui un ragazzino che ha sognato di essere Maradona, o essere il numero 10 che corre sul prato del San Paolo.
This post was last modified on 14 Settembre 2016
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