Esattamente 39 anni dopo The Duellists, opera prima di Ridley Scott, Joseph Conrad (The Duel: A Military Tale, 1908) si trova a ricevere un altro omaggio, questa volta dal mondo del pallone. E già, perché nel weekend di calcio internazionale appena andato in archivio, il tema centrale è stato proprio quello del duello. Del confronto tra Mourinho e Guardiola andato in scena sabato all’Old Trafford ormai si è già detto tutto e di più, con la vittoria schiacciante, sul piano del gioco, dei Citizens; così come si è parlato molto del ritorno dell’Old Firm, con la vittoria altrettanto schiacciante, anche sul piano del risultato (5-1) del Celtic sui neopromossi (fa strano, ma è così) Rangers. Sia la sfida di Manchester che quella di Glasgow hanno rappresentato l’epifania di due concezioni del calcio – ma anche del mondo – diametralmente opposte, che però per affermarsi hanno bisogno le une delle altre: sono interdipendenti. Gioco offensivo e possesso palla contro catenaccio e ripartenze, nella prima sfida; cattolicesimo indipendentista contro protestantesimo unionista, nella seconda. Non c’è niente da fare, per affermare un’idea abbiamo bisogno di un’altra che faccia da controspinta. Per testarne la validità. E’ la diversità che attrae, ossessiona, indispone, stimola. Sempreché non si degeneri nella violenza, naturalmente, abbiamo tutti bisogno di un ‘nemico’, abbiamo bisogno di qualcuno o qualcosa con cui duellare.
Il pareggio di Balotelli. Talvolta il duellante perfetto ce l’abbiamo in casa, e precisamente dentro di noi. Per informazioni chiedere a Mario Balotelli, eterno incompiuto del calcio mondiale il quale non fa altro che combattere con i demoni del divismo e della superbia, che nella sua testa hanno trovato il più fertile dei terreni. Lui, assolutamente incurante del fatto che non ha lasciato traccia alcuna – tra Liverpool e Milan – nelle ultime due stagioni, qualche giorno fa ha avuto la tracotanza di dichiarare che nel giro di due, tre anni può vincere il Pallone d’Oro, servendo ai suoi demoni su un piatto d’argento l’occasione di portarsi immediatamente in vantaggio. Ecco perché la doppietta con cui ha esordito ieri sera nel derby tra Nizza e Marsiglia (3-2) – anche all’Inter, al City e al Milan aveva segnato all’esordio – non è servita ad altro che a pareggiare momentaneamente i conti. E’ chiaro, facciamo tutti il tifo per Mario (!), ma la strada è ancora lunghissima, e i demoni si rifaranno sotto ancora più agguerriti.
L’autogol di Cristiano Ronaldo. Dopo l’infortunio occorsogli nella finale dell’Europeo, sabato è tornato in campo Cristiano Ronaldo. Ma non pensiate che sia tornato per la causa del Real Madrid. Tutt’altro. Il portoghese ha affrettato i tempi di recupero per duellare – a distanza – , con Messi, che ha avuto un ottimo inizio di stagione segnando già due reti in campionato. Quel 2-0 CR7 non poteva proprio digerirlo, per cui contro l’Osasuna (5-2) si è portato avanti col lavoro segnando subito un gol, benché non sia ancora al 100%. Ma quella che doveva essere una giornata a lui favorevole – qualche ora dopo la Pulce sarebbe rimasta a secco nella clamorosa sconfitta interna con l’Alaves –, si è trasformata nel più clamoroso degli autogol. A fine gara, infatti, un giornalista gli ha riportato delle dichiarazioni di Xavi, il quale ha detto che Messi è un giocatore di un altro pianeta. Cristiano ha risposto così : “Xavi dove gioca? In Qatar? Avrà vinto tutto, ma io ho vinto 3 Palloni d’Oro e lui nessuno. Sono il più ricercato su internet e chi vuole finire in prima pagina parla di me.” Ora, a parte il finale che rievoca un po’ la polemica che il duellante per eccellenza, Mourinho, nel 2008 intraprese contro Lo Monaco, va detto che a Ronaldo questa storia del duello con Messi deve essere un po’ sfuggita di mano. Il calcio resta uno sport di squadra dove chi segna i gol non è necessariamente più importante di chi fa gioco. Anzi, a dirla tutta, le squadre si reggono proprio su giocatori come Xavi o Pirlo, autentici fari che illuminano la strada che porta alla vittoria… di squadra, quella che conta davvero. Ma se anche il metro di giudizio per stabilire chi sia più forte fosse il numero di titoli individuali vinti – e non lo è affatto! – , beh, CR7 è ancora dietro di ben due lunghezze, visto che Messi ha in bacheca 5 Palloni d’Oro. E’ come se avesse ammesso implicitamente la superiorità dell’asso argentino, cosa che normalmente non farebbe nemmeno sotto tortura. Un classico esempio di come la componente ossessiva del duello possa annebbiare la mente.
Luigi Fattore
This post was last modified on 29 Settembre 2016
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