“È dentro noi un fanciullino che non solo ha brividi, (…) ma lagrime ancora e tripudi suoi“ dice soddisfatto Giovanni, prima del fischio d’inizio. Tutto sommato è contento della sua squadra: dopo tanti anni di dilettantismo tra Prima Categoria e Promozione, due anni fa la vittoria del campionato d’Eccellenza e l’anno scorso un’ottima salvezza nel girone del Parma.
Una tranquilla squadra da salvezza in Serie D, tutto sommato. Che segue in lungo e largo per l’Emilia e il Veneto la scorsa stagione e quest’anno per la Romagna, le Marche, l’Abruzzo e il Molise. Segue sempre la sua squadra, il buon Giovanni. Adora questi piccoli borghi, immersi nella natura, nel verde. Il loro aspetto provinciale. L’eternità di un tempo che riesce a scorrere ancora lento.
Come per tutte le partite, Giovanni parte da San Mauro di Romagna diverse ore prima di mezzogiorno, per evitare di essere in ritardo per quando la partita avrà inizio. Viaggia lungo tutta la costa, fino a deviare verso le graziose colline che circondano Recanati, la sua prossima meta. Trovato parcheggio per il suo “macinino”, mostra il suo biglietto e a passo spedito corre a prendere posto nelle gradinate del Tubaldi.
Rimane affascinato dalla curva di casa, un manipolo di ragazzi che si ritrovano a cantare, in piedi, in uno spiazzo sterrato nei pressi di qualche albero. Una curva immersa nel verde della Natura. Quale miglior spettacolo?
Mentre le squadre si stanno scaldando, ecco arrivare, lentamente, appoggiato a un bastone che deve sorreggere il suo peso, un distinto signore (o, meglio, un distinto ragazzo) che va a prendere posto proprio di fianco a Giovanni. Avendo notato l’espressione allibita del romagnolo, il misterioso figuro si volta anche lui verso la curva scuotendo la testa.
Giovanni, non capendo il gesto cerca di penetrare lo sguardo vago, perso, assente di quel curioso spettatore. “Salve, Giovanni”. L’altro, sempre tenendo il bastone, “Giacomo, piacere”. “Lei è di qui, di questa splendida cittadina?” “Ahimè, sì“. Non riesce a capire, Giovanni. Si tratta di una città molto carina, Recanati. Una di quelle che non riesci a capire se ti trovi nel Medioevo, nell’Ottocento o nel pieno del Duemila. “Perché mai dite ahimè?”.
“Perché questo, tutto questo, è un’illusione. Irrealtà. Il clima festoso di oggi, diventerà noia domani”. Si gira verso la curva. “Godete fanciulli miei, stato soave…altro dirvi non vo’; ma la tua festa ch’anco tardi a venir non ti sia grave“. Continua a non capire, Giovanni. Non capisce perché, se tanto odia quella città, quel distinto signore, dall’aria nobile, sia ancora lì.
Lo speaker legge le formazioni: Azzolini, Tomassetti, Dominici, Falco, Cianni, Patrizi, Papavero, Garcia, Miani, D’Angelo e Pasquini per i giallorossi di casa; Gori, Gualandi, Petrarca (curiosamente), Rosini, Santoni, Lombardi, Gaiani, Scarponi, Incoronato, Bonandi ed Errico per gli ospiti.
La partita è subito scoppiettante, con la Recanatese che domina per lunghi tratti sulla Sammaurese, pur non riuscendo a trovare il gol necessario per sbloccare il match.
Si alternano in commenti più o meno caldi, Giacomo e Giovanni, e si accorgono di essere più simili di quel che credevano, anche se profondamente diversi: Giovanni è uno che spera fino in fondo, che non si arrende; a Giacomo invece bastano due palloni toccati male per convincersi che mai e poi mai quella squadra potrà vincere. “Fango è il mondo“, grida spesso quando la sua Recanatese sbaglia troppo.
A metà del secondo tempo passa in vantaggio la Recanatese con gol di Lauria; Giovanni si dispera, Giacomo sorride sotto i baffi, senza scomporsi troppo. Scorre via il tempo con i due che proseguono con il loro atteggiamento, malinconico, disperato, appassionato. L’arbitro fischia una, due, tre volte. La Recanatese ha battuto per 1-0 la Sammaurese, riscattando la sconfitta della settimana precedente contro la Jesina. La Sammaurese non da invece seguito alla bella vittoria per 3-0 ottenuta contro la Vis Pesaro.
I due, nonostante siano stati rivali sul campo e lo siano in generale nel considerare la vita e il calcio, si accompagnano verso l’uscita dello stadio. Giovanni si rimette alla guida del suo macinino, ma non prima di aver salutato il suo nuovo amico. “Beh, Giacomo, devi ammettere che oggi siete stati bravi”. “Abbiamo solo fatto tre punti, il campionato è lungo”, risponde il recanatese. “Sii contento, una volta, non essere sempre pessimista“, lo apostrofa il romagnolo, prima di partire per tornare a casa. “Chissà, forse potrei scrivere qualcosa riguardo Lauria. Già vedo il titolo: A un vincitore nel pallone…”.
Nessuno si è accorto di loro, al Tubaldi di Recanati. Non ci sono mai nemmeno andati, o se c’erano, c’erano sotto forma di fantasmi. Ma è bello immaginarli così, il recanatese Leopardi e il sammaurese Pascoli, sfidarsi per contendersi il “derby dei poeti”, che può rendere interessante anche una partita di un piovoso pomeriggio di metà settembre in Serie D.
Ed è bello immaginarsi anche Pascoli che, amareggiato per la sconfitta, esclama “Caro il mio grano!“, una volta tornato a casa. D’altronde le trasferte sono così: quando vinci non vorresti più andartene, quando perdi la cosa più bella è tornare a casa. E pensare alla prossima partita. E a come accogliere i leopardiani a San Mauro Pascoli il prossimo 15 gennaio.
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