Ultimo aggiornamento 1 Settembre 2016 11:49 di
Di recente ci sono stati problemi, o magari incomprensioni, tra Antonio Cassano e la società Sampdoria, allenatore Marco Giampaolo incluso. Cassano è fuori rosa. Gli è stato fatto notare che, a loro parere, sarebbe meglio se levasse il disturbo. Si sono detti, pare, disponibili a pagargli interamente lo stipendio (o il “fastidio”?). E se sulla panchina doriana attualmente sedesse, ad esempio, Carlo Ancelotti? Il nostro migliore allenatore in attività, come l’avrebbe gestita? Alla Samp, come in qualunque squadra che non sia il Barcellona o giù di lì, non si dovrebbe esitare un istante a restaurare l’unico capolavoro che si ha in casa. Mettereste un Caravaggio nel gabinetto? Magari sarebbe perdonabile se nel resto della casa ci fosse chissà quale altra straordinaria tela a renderlo ridondante.
LE “COLPE” DI ANTONIO – Siamo tutti “arrabbiati” con Cassano, sia chiaro. Avrebbe dovuto e potuto darci e mostrarci molto di più. Tuttavia il suo genio va rispettato. Quantomeno ai livelli minimi di educazione. Emblematico è l’episodio inerente la foto di Fantantonio rimossa dal sito ufficiale blucerchiato per far spazio all’avatar (nel caso di specie un po’ squallido) che hanno migliaia di fake account su vari social network. Quel Fantantonio che ha portato, diciamolo chiaro e tondo, la Sampdoria ai preliminari di Champions League, consentendo ai bravi Pazzini e Del Neri di fare un figurone.
Pensate che ad Eugenio Fascetti non abbia mai dato problemi, il Gioiello di Bari Vecchia? O a Regalia? Entrambi prima che straordinari nel loro mestiere, uomini eccezionali. O forse Antonio a sedici anni era perfetto? Bastone e carota? Banalità. La complessità ed assieme semplicità della mente di Antonio si può sospettare essere un rebus difficile da gestire (insieme e contemporaneamente ad una trentina di compagni di squadra, per età ragazzi). Figuriamoci da risolvere. Ma cos’è che stimola un allenatore se non l’aiutare in ogni modo lecito e possibile i pochissimi Cassano che il “Padre di Maradona” ci ha mandato? Aiutarli se necessario a risorgere calcisticamente. Nel caso di Antonio, forse, dal baratro dei troppi scatti d’ira o dei troppi saccottini, a seconda del periodo (talvolta d’entrambi).
Certi traguardi, per essere raggiunti, risultano immanemente più complicati di altri. Ma semmai ciò rappresenta la garanzia di gratificazione ed appagamento direttamente proporzionali allo sforzo. Non certo una ragione per mollare. E per cosa? Antonio così com’è, calcolando a spanne, parrebbe tre quarti di croce ed uno di delizia. Ma lo cambiereste con l’ennesimo grigio portatore d’acqua di turno? Con questa mentalità esisterà sempre una parte del calcio italiano che, zavorrando tutto il resto, concorrerà a limitare il nostro movimento. Non Brand, quindi, come la Premier, ma un ambiente in cui, come nei restanti ambiti della nostra società, capita a volte di arrabattarsi un po’ “come viene”.
EQUIVOCI – Un equivoco che ha spesso riguardato Cassano è il paragone con Mario Balotelli. I due hanno di certo alcune caratteristiche in comune. Sul piano temperamentale hanno manifestato entrambi talvolta (o di frequente) svogliatezza, presunzione e superficialità. Deve essere chiaro però che, per quanto simili possano apparire, calcisticamente non sono accomunabili. Tanto più calcio ci è stato mostrato da Antonio. E tanto più di tutto il resto. Parliamo di un giocatore che al primo anno alla Roma ha mostrato una visione di gioco ai limiti dell’irreale, perfino più di Papa Francesco Totti (il quale però ci ha regalato i suoi Capolavori per decadi). E anche se nella carriera del Gioiello, per chissà quali ragioni, i momenti bui sono stati parecchi di più degli attimi illuminanti, la tecnologia, che talvolta sa essere un mostro orribile, ci consentirà, deliziandoci, di mandare in ripetizione, anche all’infinito, le magie di Antonio Cassano, non importa quante siano.
Antonio ha deciso di restare a Genova. Di restare alla Sampdoria. Anche se la foto sul sito non c’è più. Anche se deve allenarsi da solo, con la certamente piacevole compagnia di un paio di membri dello staff (doriano o personale che sia). Uomini che probabilmente la pensano come il sottoscritto: Antonio, hai fatto bene!
Daniele Tartarone