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Gioca ancora, Antonio!

“Se non ci fosse stato quel Bari-Inter ora sarei un rapinatore, uno scippatore o comunque un delinquente, molti miei amici ora sono nei clan, ma il mio talento mi ha salvato”.

Antonio Cassano nasce e cresce in un quartiere difficile: San Nicola di Bari, il suo futuro non sembra esattamente roseo, ma il 18 dicembre 1999 è la data del suo destino, mancano pochi minuti alla fine e Bari ed Inter sono sull’uno a uno, all’improvviso un lancio lungo, Cassano controlla di tacco, supera due uomini, entra in area e insacca. Cassano è un talento, Cassano diventerà un giocatore.

Non ancora ventenne approda alla Roma per sessanta miliardi, gioca ottime stagioni ed è protagonista di notti magiche come quella del 4-0 alla Juventus, diventa importante per la Nazionale, è tra i migliori di Euro 2004, ma iniziano a vedersi le prime Cassanate, rifiuta un rinnovo importante e parte per una destinazione importantissima: Madrid. Si presenta in una forma imbarazzante e subito guadagna il soprannome di “El Gordito” (per distinguersi da “El Gordo” Ronaldo). Ci mette diversi mesi per entrare in forma, nel frattempo l’allenatore dei Blancos diventa un certo Fabio Capello che concede al Pibe de Bari alcune occasioni, permettendogli di riguadagnare la Nazionale in vista di Euro 2008 (nel Mondiale 2006 assente con Lippi). Una delle Cassanate più divertenti risulta l’imitazione proprio di Don Fabio sotto gli occhi dei divertitissimi Ronaldo e Roberto Carlos, ma questo costa carissimo a Fantantonio.

Cacciato dal Real arriva alla Samp dove fa vedere il meglio di sé. I suoi assist e i gol di Pazzini spingono i blucerchiati al quarto posto, in Nazionale diventa protagonista, giocando bene gli Europei del 2008. Tutto sembra perfetto, ma ecco una nuova, imprevedibile Cassanata. Litiga con l’allenatore Delneri e il Presidente Garrone. Esiliato dalla sua seconda casa, se ne va a Milano, sponda rossonera: inventa qualche siparietto con un altro folle come Ibra, vince il Campionato 2011, ma poi cambia sponda. Va nella Milano nerazzura, soliti assist e stagione positiva, il rapporto con Stramaccioni sembrava un sogno, ma poi un nuovo litigio.

Emigra a Parma. Primo campionato ottimo, conclude la stagione al sesto posto. Poi l’abisso, il buio, gli stipendi non pagati ed il fallimento della Società. Problemi con Donadoni, Cassano lascia a gennaio un Parma ultimissimo. Poi l’ultima grande occasione. Fantantonio torna alla Samp, ma non scatta il feeling con nessuno dei due allenatori: male con Zenga, meglio con Montella.

Ma questa Stagione è il vero incubo: Giampaolo lo considera fuori progetto, Ferrero gli propone un ruolo dirigenziale. Lui rifiuta, vuole giocare. Possibili piste? Virtus Entella o la scelta più romantica: il ritorno a casa, quella vera a Bari Vecchia.
Comunque vada, nonostante tutto, gli amanti del calcio non possono rinunciare ad uno degli ultimi numeri 10 rimasti in Italia, un uomo vero che dice quello che pensa, uno dei personaggi più interessanti nell’intero mondo del calcio. Non siamo pronti a rinunciare alle sue giocate, ai suoi assist, alle sue perle in campo come nelle interviste, ai suoi aneddoti o ai suoi proverbi. Parla male, ma con il pallone tra i piedi è un vero poeta.
Quindi fallo per noi romantici. Gioca ancora, Trimone!
Keivan Musa

This post was last modified on 16 Agosto 2016

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