Alla conclusione di Chelsea-West Ham, si può iniziare a tirare le primissime somme dell’esordio della Premier League 2016-2017, da più parti definito come il campionato più competitivo del mondo.
Prima giornata di Premier League che si è aperta nel modo meno atteso, con la sconfitta del Leicester City campione in carica al KC Stadium di Kingston upon Hull, per mano dei locali Tigers dell’Hull City.
Risultato sorprendente, specie per le condizioni in cui versano gli arancio-neri: presidente in rivolta contro la società, che non gli ha consentito di cambiare nome da “Hull City” a “Hull Tigers”; allenatore assente dal 22 Luglio, quando Steve Bruce si è dimesso; squadra ridotta all’osso (solo 9 giocatori disponibili momentaneamente, tra infortuni e mancati arrivi).
Eppure, gli dèi del calcio hanno deciso che qualcosa doveva succedere. E succede così che una squadra allo sbaraglio, tiri fuori dal cilindro un gol alla Holly e Benji e batta poi per 2-1 i campioni d’Inghilterra in carica. Il tutto corredato da degli errori (o meglio, orrori) di Vardy che avrebbero potuto scrivere tutto un altro risultato.
La sensazione generale è che l’Hull City rimane la squadra col biglietto per la Championship in mano e difficilmente si salverà, mentre il Leicester ha comunque un organico adatto a salvarsi, e se chiude alcuni colpi (come ad esempio quello di Gabigol) punta a qualificarsi in Europa League.
Buona la prima anche per Guidolin, che con lo Swansea vince per 1-0 la sfida d’esordio contro il Burnley: al Turf Moor i gallesi passano grazie al gol dell’olandese Fer. Una partita dominata dai bianconeri che puntano a un bel campionato, sfruttando i gol di Llorente; passo falso per i neopromossi, che devono collezionare punti salvezza importanti, specie in casa.
Al Selhurst Park invece cadono i finalisti di F.A. Cup dello scorso anno: il Crystal Palace, nonostante gli ingressi nel secondo tempo di giocatori importanti come Bolasie (in procinto di andare all’Everton) e Cabaye sono fermati dal West Bromwich dell’idolo Tony Pulis, che con il gol di Rondon si aggiudica un primo importante scontro salvezza. Anche guardando le squadre, sembra che nessuna delle due possa puntare a un risultato di spicco, ma che siano abbastanza attrezzate per la salvezza.
Sorprese su sorprese invece al Goodison Park di Liverpool, dove i Toffees dell’Everton fermano su un soffertissimo pareggio il Tottenham di Pochettino, in una sfida pazzesca, che sembrava dovesse sorridere agli Spurs, data l’assenza per infortunio di Lukaku.
Il match si apre subito con un clamoroso gol di Barkley, che su punizione trova la rete grazie anche a un’incertezza di Lloris, sorpreso dai tanti “lisci” tra attaccanti e difensori. In un’esplosione della curva dei Blues di Liverpool, il Tottenham, che è una delle sette pretendenti al titolo finale, sembra rivelarsi in grande difficoltà.
Difficoltà accentuate dall’infortunio occorso al portiere francese, che costringono Pochettino a far entrare al 35° il secondo portiere Vorm. Ma è il dominio Toffees, che trovano addirittura 5 tiri in porta nel primo tempo, con una quantità incredibile di occasioni sciupate da Deulofeu, schierato punta data l’assenza di Lukaku. Ci pensa poi Lamela, a mezz’ora dalla fine a riequilibrare il match, con un’eccezionale colpo di testa, fissando il risultato sull’1-1 finale.
Considerazione post-partita: parliamo di due squadre con nomi eccellenti (Stekelenburg, Baines, Deulofeu, Lukaku da una parte e Alli, Kane, Lamela e Lloris dall’altra) con obiettivi sulla carta diversi. Tottenham rimandato, in attesa che Kane torni Hurricane, Everton giudizio positivo, sia perché quando rientrerà Lukaku saranno dolori per tutti, sia perché i milioni ottenuti per Stones verranno spesi in qualche modo. L’Europa è alla portata per entrambe, se ci saranno passi falsi delle Big.
Per parlare di possibili sorprese, occhio a quanto avverrà al Riverside Stadium di Middlesbrough quest’anno: il Boro è tornato dopo 7 anni di purgatorio e vuole tornare ai fasti delle epopee europee, quando a far gol era un certo Massimo Maccarone. L’asticella si è alzata e a guidare l’attacco dei biancorossi è Alvaro Negredo, già in gol all’esordio, che sarà supportato da gente esperta come Downing e Gaston Ramirez. Tra i pali un portiere che ha vinto più di un trofeo, l’ex-Barça Victor Valdés. Nonostante il pareggio casalingo contro lo Stoke City di Shaqiri e Arnautovic, il Middlesbrough è un serio concorrente al titolo di sorpresa dell’anno, anche se l’Europa non sembra del tutto alla portata.
Buono l’esordio anche per Walter Mazzarri, che con il suo Watford trova un pareggio al St. Mary’s Stadium di Southampton. Pareggio fortunato, poiché giunto con il primo e unico tiro in porta dei suoi, al 9° minuto, poi dominio del Southampton di Puel, che non sembra poter ripetere i fasti dell’era Koeman.
Passiamo ora alle grandi attese: primo tra tutti il Manchester City di Pep Guardiola, che riesce a passare molto fortunosamente contro il Sunderland di Moyes, che ha sostituto Big Sam Allardyce, passato ad allenare la nazionale inglese.
Vittoria come detto fortunata per i Citizens, che trovano il vantaggio dopo 4 minuti grazie ad un calcio di rigore, realizzato da Aguero. Per il resto del primo tempo, nonostante una differenza di possesso palla impressionante (74-26), il City non riesce a sfondare, facendo credere ai Black Cats che una rimonta sia possibile.
E che, infatti, si verifica quando, nonostante un possesso palla superiore all’80%, Jermain Defoe, realizza il gol del pareggio. A venti minuti dalla fine, data anche la sterilità del palleggio del City, il Sunderland crede nella possibilità di fare risultato e di sgambettare subito il mister catalano. Ma il fato è avverso e, a 3 minuti dalla fine, McNair realizza uno sfortunato autogol, che fa vincere clamorosamente il Manchester City.
Da Guardiola non ci si aspettava altro che questo: grandi abilità del palleggio e nell’amministrazione della palla, in questo caso a dispetto dello spettacolo. Se poi questo gioco si rivelerà vincente, lo dirà solo il corso della stagione. Il Sunderland può solo sperare nell’enorme esperienza di Jermain Defoe per restare in Premier, data anche la scarsa caratura di Moyes.
L’esordio dello United di José Mourinho è molto più convincente: battendo 3-1 il Bournemouth nella loro tana del Dean Court, infatti, i Red Devils hanno dato un chiaro indizio su quale sia l’obiettivo finale dello United. Obiettivo chiaro leggendo anche la formazione titolare: De Gea, Antonio-Bailly-Blind-Shaw, Fellaini-Herrera, Mata-Rooney-Martial e Zlatan Ibrahimovic.
Proprio lo svedese è degno di nota, poiché ha messo a segno un gol che lo trascina nella storia: ha segnato il gol all’esordio in Serie A, in Liga, in Ligue 1 e ora anche in Premier League. Il gol di Ibrah è giunto come terzo dopo i gol di Mata e Rooney, ispirato da Martial che ha messo nel tabellino anche l’assist per lo svedese. L’avversario era certamente molto meno attrezzato, ma lo United ha dimostrato di essere una macchina da guerra, probabilmente LA favorita alla vittoria finale.
Partita di altissimo livello tra Arsenal e Liverpool all’Emirates Stadium. Il match si apre con il penalty sbagliato da Theo Walcott, che realizza il gol del vantaggio dei Gunners un minuto dopo. Il Liverpool, dopo un torpore iniziale, si sveglia, e pareggia i conti a fine primo tempo con Coutinho. L’inizio della ripresa è pura accademia dei Dragons: 2-1 con Lallana, 3-1 ancora con Coutinho, 4-1 con Mane. Il tutto dopo appena venti minuti. Wenger non ci sta, e azzecca le sostituzioni mettendo in campo Oxlade-Chamberlain, autore del gol del 2-4, e Santi Cazorla, dispensatore degli assist sia per il gol di Chamberlain sia per la segnatura di Chambers, che fissa il risultato sul 3-4.
A livello di emozioni, è stata probabilmente la partita più bella di tutto il weekend di Premier League, ma bisogna segnalare due cose volendo analizzare Arsenal e Liverpool: la prima cosa è la totale assenza di difesa, che si è rivelata anche lo scorso anno fondamentale per aggiudicarsi il titolo (va detto che le assenze erano moltissime, Mertesacker e Koscielny per l’Arsenal e Sakho per il Liverpool, ma in generale non sembrano essere difese pronte per il titolo); la seconda cosa è un’instabilità psicologica abbastanza grave, in entrambe le squadre. Sembra pazzesco infatti sia subire 4 gol dopo essere andati in vantaggio, sia farsi recuperare ben due gol dopo essere andati in vantaggio di tre. Sicuramente ci divertiremo grazie a Klopp e Wenger, ma per il titolo sono un passetto indietro alle due di Manchester.
Giungiamo quindi alla sfida di questa sera, la sfida che vede l’esordio dell’ex-CT dell’Italia, Antonio Conte, sulla panchina del Chelsea. A Stamford Bridge, i Blues di Roman Abramovich vanno di scena contro il West Ham di Slaven Bilic. Gli Hammers sono una formazione molto temibile, specie per quanto riguarda il reparto offensivo, che vede in André Ayew, Andy Carroll e Enner Valencia un tridente di altissimo valore, confermato dallo stato di forma di Carroll, che nel primo tempo prende praticamente tutti i palloni di testa, fungendo spesso da difensore aggiunto.
Dopo un primo tempo dominato, nel gioco, dal Chelsea (anche se il West Ham ha saputo spesso chiudere le folate offensive dei ragazzi di Conte), il secondo tempo si apre con un rigore, provocato da un fallo di Antonio, realizzato perfettamente da Hazard. Vantaggio legittimato da uno strapotere sul piano fisico, e col passare del tempo anche sul piano tattico. Il West Ham ha fatto vedere buone cose, specie in copertura, nei primi quindici minuti; poi la differenza di valore tra le due squadre si è fatta più evidente.
Dopo essere stato preso a pallonate per quasi 70 minuti, Bilic gioca il suo asso nella manica, buttando nella mischia il giocatore tecnicamente più bravo degli Hammers: Dimitri Payet, tenuto fuori dalla formazione titolare perché in ritardo di condizione, avendo iniziato la preparazione dopo gli Europei. Il cambio di passo del West Ham si vede, e infatti sugli sviluppi di un calcio d’angolo, guadagnato proprio da Payet, è Collins a diventare eroe per una sera, pareggiando i conti con il Chelsea: 1-1.
Ma con Conte non è mai detta l’ultima parola, e infatti a un minuto dalla fine, Diego Costa mette a segno il gol che vale la partita. Conte è pressoché incontenibile, tanto che va ad abbracciare i tifosi dietro di lui. Anche il Chelsea dunque si porta a 3 punti, raggiungendo le altre favorite (Arsenal a parte): l’impressione è che il Chelsea potrà giocarsela fino alla fine, con il (grande) vantaggio di non avere coppe. Le similitudini con la Juve di Conte del primo anno ci sono. Il West Ham, invece, deve attendere che Payet torni in forma, perché davanti sono devastanti; qualcosa da rivedere dietro, ma contro questo Chelsea pochi potranno rimanere inviolati.
This post was last modified on 15 Agosto 2016
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