Ultimo aggiornamento 12 Agosto 2016 21:24 di
La lega calcistica più ricca, secondo alcuni la più bella, è ai nastri di partenza. Il 13 Agosto comincerà la Premier League. Il primo match sarà Hull City-Leicester, ore 13:30. Claudio Ranieri avrà gli occhi di tutto il mondo puntati addosso. Anche se è un navigato uomo di calcio, reduce da un’annata capolavoro, sentirà la pressione del doversi ripetere, solitamente più incisiva del “semplice” dover vincere, figuriamoci del doversi salvare, predicato in uso al King Power Stadium solo pochi mesi fa. Il tecnico campione uscente ha trattenuto quasi tutti i migliori elementi. Ceduto Kantè al Chelsea, contro il Manchester Utd in Community Shield sono scesi in campo tra gli altri Vardy, Mahrez, Albrighton e Drinkwater. Qualche calciatore potrebbe sentirsi più sazio rispetto al passato, come biasimarlo. Di certo le avversarie di Claudio saranno più preparate. La Premier 2016/17, infatti, non sarà parente neppure alla lontana di quella 2015/16. Il circo inglese del pallone, dopo la scorsa annata fallimentare per tutti meno che per il Leicester dei miracoli, è riuscito a cooptare la crème degli allenatori. Solo questa estate Pep Guardiola, José Mourinho (già al Chelsea lo scorso anno, fino alla rescissione) e Antonio Conte.
Anche Klopp è da considerarsi nuovo, almeno parzialmente, essendo questa la prima preparazione estiva a cui partecipa al Liverpool. Sulla panchina del Tottenham ci sarà ancora Mauricio Pochettino. Misteriosamente confermato anche Arsene Wenger, straordinario professionalmente soltanto a tenersi il posto, nonostante non vinca niente di importante dai tempi del grandissimo Thierry Henry, pur spendendo, anno dopo anno, cifre esorbitanti per calciatori che si rivelano, di regola, mediocri.
I DUE VOLTI DI MANCHESTER – Nonostante il calciomercato sia ancora in divenire possiamo già immaginare, e sognare, sviluppi e addirittura epiloghi. Guardiola avrà tanta voglia di zittire alcuni detrattori. La sua avventura in Baviera non ha collimato con le aspettative. Sono arrivati tre scudetti in tre stagioni, cosa abbastanza normale da quelle parti, ma nessuna Champions League (vinta da Hitzfeld appena un mese prima dell’approdo del catalano a Munich). Inoltre lo spagnolo non ha lesinato azzardi tattici. Soprattutto in difesa, non dando ai suoi la possibilità, sempre fondamentale nel reparto arretrato, di trovare intese ed automatismi. Il rendimento alterno di Mehdi Benatia (ora a rafforzare il dream team bianconero) è da imputare all’inventore del tiki taka. Come alcune sviste del giovane, promettente e probabilmente non difensore, Joshua Kimmich. Quel che è certo è che Pep, uno degli uomini più intelligenti passati attraverso il panorama calcistico, difficilmente commetterà gli stessi errori in due piazze differenti. Potrà inoltre contare, tra i nuovi arrivati, su Ilkay Gundogan, John Stones e Nolito.
Lo Special One, fresco conquistatore del primo trofeo stagionale contro l’ex nemico Ranieri, avrà ancor più rabbia agonistica del solito, avendo come vicino di casa la sua nemesi filosofica, il Pep. Di certo sentirà più forte il rumore dei nemici. Ed in genere sono queste le circostanze in cui il portoghese fa la differenza. Se aggiungiamo all’equazione il tiratissimo e già decisivo, sebbene poco brillante, Ibrahimovic (presi anche Bailly e Mkhitaryan) e Paul Pogba, figliol prodigo di Manchester, ritornato molto più forte e molto più ricco, il titolo ha buone chances di fermarsi su una delle due sponde dell’Irwell.
Non sarà d’accordo il nostro Antonio Conte forte, tra l’altro, del fatto che il puntero non sarà il bel Graziano Pellè, lontano migliaia e migliaia di chilometri e di euro dall’Europa. Il danaro di Roman Abramovich consentirà finalmente al leccese di mangiare nei ristoranti che più gli piacciono. Riuscirà a battere i due allenatori più vincenti al mondo (insieme con Carlo Ancelotti, ora al Bayern)? Travalicherà le barriere linguistiche e culturali che lo separano da presidente e spogliatoio?
PREMIER, UNA LEGA QUASI PERFETTA – Una iniezione di idee tattiche è di fatto una boccata di ossigeno per un prodotto, la Premier, inattaccabile da quasi tutti i punti di vista: stadi meravigliosi e totalmente sicuri, terreni di gioco immacolati, tifosi che da hooligans sono stati rieducati ad essere consumatori perfetti. E ancora, esportazione di marchi e diritti da manuale, arbitraggi per uomini veri. Troppe volte, tuttavia, assistendo a match del campionato inglese, non highlights si badi, vediamo una ventina di minuti di intensità e corsa, oltre che qualità individuali; poi, di minuto in minuto, notiamo le squadre allungarsi, perdere compattezza, concedere troppo alla rispettiva avversaria.
Meglio la Liga, dunque, con il duopolio Real Madrid-Barcelona ed il povero Simeone a cercare ogni anno di colmare il gap? Oppure meglio la monarchia bavarese sulla Bundesliga? O la nostra Serie A, che può insegnare tanto quando si parla di rettangolo di gioco, ma che tanto dovrebbe imparare su altri aspetti? Con le premesse attuali, almeno per la stagione che si appresta ad iniziare, la lega dei sogni è la Premier.
Daniele Tartarone