Ultimo aggiornamento 27 Luglio 2016 11:03 di
Quando si parla di estate e di vacanze, si immagina quasi sempre di stare stesi comodi su una sdraio, immersa in una spiaggia di sabbia finissima, magari all’ombra di una palma, sorseggiando qualche cocktail esotico. Si pensa sì a località come Ibiza, Formentera, Maiorca, o Rimini, tutti posti europei. Qualche volta si pensa a spiagge come Ipanema o Copacabana, come posti dove trascorrere un’estate unica.
Ecco, ad andarci ora, ad Ipanema e Copacabana, si prenderebbe una cantonata micidiale, dal momento che in Sudamerica adesso è inverno: non sono infrequenti i giorni in cui la temperatura massima raggiunge i 21°, con tanto di fresco la notte. Si troverebbe certamente un gran via vai di gente, considerando anche che tra una settimana iniziano le Olimpiadi, in quel di Rio. Ma solo una cosa finisce questa sera.
Qual’è l’evento sportivo che, durante l’inverno (e la primavera) ci tiene incollati a quello schermino, nella speranza di vedere un “nostro” giocatore vincere? La Champions League, naturalmente. E potrebbe essere da meno per l’America Latina? Assolutamente no. Stanotte, in questa lunga notte, la Coppa Libertadores, la coppa dei Campioni sudamericana, volge al termine, con l’ultimo match che assegnerà definitivamente il torneo e un posto in semifinale per il Mondiale per club.
Chi sono dunque le contendenti, per una delle coppe più importanti e più “romantiche” del mondo? Non ci sarà certo il River Plate campione in carica, nemmeno il Boca Juniors di Tevez. Non ci saranno né il Corinthians né il San Paolo, così come sono assenti squadre uruguaye, cilene e messicane. Si tratta, dunque, di una finale storica: Atlético Nacional – Independiente del Valle si tratta della prima finale dopo 25 anni (l’ultima fu tra i paraguayani dell’Olimpia Asuncion e i cileni del Colo-Colo, che poi si aggiudicarono la coppa) in cui sono assenti squadre argentine o brasiliane.
L’Atlético Nacional è la finalista favorita, sia in virtù della finale di andata (l’1-1 ottenuto a Quito, in Ecuador) sia in virtù della sua storia: un palmarès che vanta 15 titoli nazionali colombiani, 2 coppe di Colombia, 2 supercoppe colombiane, 2 coppe Interamericane, 2 coppe Merconorte e, nel 1989, una Coppa Libertadores, vinta ai rigori contro l’Olimpia Asuncion.
Si tratta, dunque, di una delle squadre più vincenti del Sudamerica, sicuramente la più vincente in Colombia. I successori di René Higuita e il mai dimenticato Andrés Escobar, ex-giocatori dei Verdolagas, hanno fatto un cammino eccezionale fino alla finale: miglior squadra della fase a gironi (16 punti in 6 partite senza mai subire gol) eliminando il Penarol, agli ottavi hanno eliminato l’Huracan con cui avevano diviso il passaggio del turno; ai quarti, dopo una sconfitta a Rosario contro il Central, hanno ribaltato l’esito vincendo per 3-1 a Medellin; in semifinale doppia vittoria contro il San Paolo, vincendo all’andata per 2-0 in Brasile. E stasera, proprio all’Atanasio Girardot di Medellin, l’Atletico cercherà di mettere in bacheca la sua seconda Copa Libertadores.
Tutt’altro tipo di caratura la squadra avversaria: l’Independiente del Valle, infatti, è nella Primera Categoria ecuadoregna solo dal 2010, dopo aver vinto nel giro di 3 anni il campionato di Segunda Categoria (la nostra serie C) e quello di Primera Categoria Serie B. Dopo due salvezze un po’ tribolate (nel 2010 per 4 punti e nel 2011 addirittura per 2), dal 2012 occupa stabilmente i posti che garantiscono l’accesso alle coppe sudamericane, giungendo prima quarto, poi due volte secondo, mancando, nel 2014, il titolo per soli due punti, e nel 2015 terzo.
Una squadra che non ha mai avuto troppe soddisfazioni, dunque, ma che in Copa ha non sorpreso, ma strabiliato: eliminato nella fase a gironi il Colo-Colo, piazzandosi alle spalle dell’Atlético Mineiro, il sorteggio con questi ragazzi non era stato molto benevolo; agli ottavi, infatti, hanno dovuto incontrare il River Plate. Gli argentini, sentendosi sicuri del passaggio, giocarono forse con troppa sufficienza in Ecuador, e l’Independiente vinse per 2-0 la sfida casalinga, riuscendo poi a perdere solo 1-0 a Buenos Aires, aggiudicandosi così il passaggio del turno. Ai quarti, poi, l’Independiente pescò i temibili Pumas del Messico; il doppio 2-1, prima a Quito e poi a Città del Messico mandò la sfida ai calci di rigore, che i ragazzi di mister Repetto (no, non il fondatore insieme a Max Pezzali degli 883) vinsero per 5-3.
Ma la grande sfida arriva per la semifinale: Independiente del Valle contro il Boca Juniors. I sogni di gloria per l’Independiente sembravano ormai finiti; come poteva questo manipolo di ragazzotti battere dei campioni affermati come quelli del Boca? Impossibile. Infatti al 12° minuto della sfida di andata, in Ecuador, passano in vantaggio gli Xeneises col gol di Pablo Pérez. Nel secondo tempo, però, los Rayados hanno tirato fuori la grinta e hanno ribaltato il risultato, al 60° con Bryan Cabezas e al 75° con José Angulo, di cui parleremo dopo.
Il ritorno a Buenos Aires, nonostante il risultato a favore, sembrava una pura formalità per il Boca. Che al 3° passò in vantaggio con il gol di Cristian Pavon. L’1-0 sarebbe bastato al Boca per andare in finale, ma ovviamente l’Independiente non ci sta e al 24° mette a segno il gol del pari con Luis Caicedo. Ora al Boca servono due reti per andare direttamente in finale, ma ormai è l’Independiente a credere nel miracolo: al 48° raddoppia Bryan Cabezas, prima del 3-1 realizzato da Julio Angulo. Pavon segna una doppietta al 90°, ma è troppo tardi. L’Independiente è in finale, il Boca è eliminato.
Dopo la finale di andata, in Ecuador, dove l’Independiente ha acciuffato il pareggio all’86° con gol di Arturo Mina, dopo il vantaggio dei colombiani al 35° con Orlando Berrio, la semifinale di ritorno ci dirà se questo Independiente potrà essere, dopo il Leicester City e dopo il Portogallo, l’ennesima sorpresa di questo pazzo 2016.
Guardando le probabili formazioni, i nomi interessanti sono diversi: l’Atletico Nacional confermerà con buone probabilità il 4-2-3-1 dell’andata, con Armani tra i pali, Bocanegra, Sanchez, Henriquez e Diaz in difesa, Pérez e Arias interni di centrocampo, Berrio, McNelly e Moreno sulla trequarti alle spalle dell’unica punta Borja. I nomi da tenere in considerazione sono sicuramente quello di Davinson Sanchez (già acquistato dall’Ajax, che raggiungerà appena dopo la finale), centrale classe ’96 autore di un gol in questa Copa Libertadores, contro lo Sporting Cristal; occhio anche a Marlos Moreno, l’ala sinistra che ha fatto vedere anche in Nazionale di poter essere un buon nome per il futuro, dato che ha appena 20 anni. C’è anche un pezzetto di Italia: Miguel Borja, la punta che stasera cercherà di regalare la Copa ai colombiani, giocò infatti nel Livorno per una brevissima parentesi.
Identico modulo anche per l’Independiente, che schiererà a difesa della porta il solito Azcona, supportato da Nunez, Mina, Caicedo e Tellechea; la linea mediana sarà affidata a Rizotto e Orejuela, che avranno il compito di tirare su una “diga” alle spalle di Julio Angulo, Sornoza e Cabezas. Unica punta, inevitabilmente, José Angulo. I nomi interessanti, qui, sono moltissimi: sicuramente uno è quello di Arturo Mina, il centrale difensivo che al termine della coppa raggiungerà il River Plate; poi, senza considerare Jefferson Orejuela, mediano molto promettente, tutto il reparto offensivo è da tenere d’occhio. Julio Angulo, spesso tenuto fuori dalle sue squadre precedenti per motivi disciplinari, è dotato di una velocità incredibile, mentre Bryan Cabezas, classe ’97, ha già dimostrato col gol al Boca alla Bombonera di avere un gran quantitativo di attributi. Ma è il tandem offensivo formato da Junior Sornoza e José Angulo a far sognare i tifosi: i due ragazzi (hanno rispettivamente 22 e 21 anni) hanno realizzato ben 6 gol a testa in questa Libertadores, inoltre Angulo è stato capocannoniere lo scorso anno del campionato ecuadoregno. Che sia il caso di scommetterci ora, prima che il loro prezzo salga per una vittoria in Copa? Lo scopriremo stasera.