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Scandalizzarsi (non) è sempre banale

Chi si scandalizza è sempre banale, diceva alla sua maniera, cioè provocatoria e contraddittoria insieme, il grande Pier Paolo Pasolini. E se tale affermazione era vera nella società degli anni ’70, figurarsi quanto lo è oggi che siamo nel 2016 e ormai non ci scandalizziamo più per nulla. Ne vediamo ogni giorno talmente tante, di tutti i colori e in tutti gli ambiti, che siamo ormai più che vaccinati. Anche il mondo del calcio è sempre ‘meno banale’, se così si può dire; è sempre più difficile che lo ‘scandalo’ riesca a ritagliarsi uno spazio. Sembra tutto lineare anche quando ci troviamo al cospetto di un trasferimento multimilionario avente ad oggetto le prestazioni del giocatore del momento.

Anche oggi che il giocatore del momento – almeno per quanto riguarda la serie A – , Gonzalo Higuaìn, è in procinto di trasferirsi dal Napoli alla Juventus, che, complice anche la più che probabile cessione di Pogba al Manchester United (banale cavallo di ritorno che frutterà oltre 100 milioni), è ormai decisa a versare per intero la ‘multa penitenziale’ (detta in gergo calcistico ‘clausola rescissoria‘), ossia il corrispettivo per il recesso del giocatore dal contratto che lo lega(va) al club di De Laurentiis: 94,7 milioni di euro. Non c’è niente di scandaloso in questa operazione. E’ tutto piuttosto normale. Anzi, per essere precisi, è tutto molto banale. Non è certo la prima volta che avviene un simile esborso di denaro per un calciatore. Tuttavia, in questo momento non si può chiedere al tifoso del Napoli di capire, di essere ‘filosofo’, anche se tale vocazione gli è connaturale; il tifoso del Napoli in questo momento ha tutto il diritto di sentirsi offeso, ferito, tradito. Scandalizzato.

Senza essere banale, però. E’ questo il vantaggio che hanno i napoletani: possono permettersi di scandalizzarsi senza cadere nella banalità. Perché a fare da commento musicale a tutti i mille difetti che pure hanno c’è sempre e comunque il battito cardiaco. Sì, talvolta scandalizzarsi significa avere un cuore che funziona. E ai napoletani il cuore funziona eccome! Tanto che ha accompagnato (e sostenuto) negli ultimi tre anni tutte le magnifiche gesta (dai momenti difficili innaffiati dalle lacrime fino alla rovesciata che ha suggellato il record di 36 gol) del Pipita, entrato di diritto nella storia del Napoli arrivando ad occupare, come impatto tecnico-mediatico, il secondo posto dell’indice di gradimento, cioè l’aspirazione massima per chi gioca all’ombra del Vesuvio.

Lui, argentino sponsorizzato da Maradona, che ai mondiali del 2010 lo aveva preferito al miglior Milito di sempre, era stato eletto come il capopopolo che aveva l’onere e soprattutto l’onore di provare a strappare lo scudetto alla superpotenza Juventus, soprattutto adesso che con il maestro Sarri il Napoli aveva trovato un gioco stellare – tra i migliori d’Europa -, gioco di cui evidentemente Higuaìn stesso ha beneficiato. E’ anche grazie al gioco di Sarri che il talento del Pipita è riuscito a compiersi definitivamente. Provare a vincere il campionato (come per larghi tratti ha fatto il Napoli nella stagione scorsa) attraverso il gioco sarebbe stata, questa sì, una sfida affascinante, la madre di tutte le ambizioni. A Napoli, poi, con la musica di tutti quei cuori come sottofondo, musica cui Gonzalo sembrava essersi arreso completamente. E invece non era così. Preferisce andare alla Juventus, guadagnare poco di più e accontentarsi di una colonna sonora monocorde: vincere da strafavorito. Paradossalmente in questa scelta si ravvisa un po’ di mancanza di autostima travestita da impazienza di vincere. Perché il Pipita è un fuoriclasse indiscutibile, che non ha certo bisogno della vittoria nel senso comune del termine (alzare un trofeo) per affermare il suo valore, e se pensa di averne bisogno, forse è un po’ insicuro. Anzi, più che insicuro, è banale.

Luigi Fattore

This post was last modified on 29 Settembre 2016

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