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Euro Sassuolo: cambiamento, lavoro e successo dietro la favola

Dal dopoguerra ad oggi, a patto di avere una carta d’identità sufficientemente datata, oppure una passione analitico-storica per questa meravigliosa arte che è il calcio, ricordiamo trionfi storici, campioni senza tempo e dalle qualità tecniche, caratteriali, umane più disparate; ricordiamo evoluzioni e rivoluzioni, pantaloncini corti ed aderenti, e poi braghe alla zuava. Calciatori dall’aspetto ordinario ed energumeni tatuati; scandali, corruzioni, miti irripetibili. Come la storia dell’umanità, anche quella calcistica vive di epoche e mode.

CAMBIAMENTO, LAVORO, SUCCESSO – Quando qualcuno cambia qualcosa, se tanto grande da lasciare un segno, moltissimi provano ad emularlo; ed a volte diventa una nuova realtà. Funzionamento paragonabile a quello del progresso scientifico. Da Helenio Herrera al calcio totale di Johan Cruijff. Dal libero staccato alla difesa in linea. Dalle marcature a uomo alla zona. Dal pressing alla attuale e passeggera moda del 4-2-3-1. Alcune realtà amano andare per la propria strada; non seguire le mode ma, semmai, lanciarne. Non con l’arroganza di chi si ritiene superiore, bensì con la consapevolezza che, come una pianta trattata con tutti i crismi non può che fiorire, lavorando bene il successo sia solo una questione di tempo.

Il Sassuolo è una gemma all’interno di questo sistema. Questa gemma acquisirà visibilità internazionale a partire dal 28 luglio, data del match d’esordio in Europa League, in Svizzera, contro il Lucerna.

IL RACCONTO DELLA FAVOLA – Il Sassuolo di oggi arriva da lontano. Squinzi ha acquistato la società nel 2002 (dopo essere già stato sponsor esterno tra il 1983 ed il 1989). Il club era in C2. Il percorso sportivo non è stato privo di intoppi. La promozione in C1 è stata conseguita nella stagione 2005/2006. Quella in B, con Massimiliano Allegri in panchina, nel campionato 2007/2008. Nella serie cadetta arrivano due playoff persi contro squadre blasonate: Torino 2009/2010 e Sampdoria 2011/2012. Intervallate da una stagione sciagurata, con lo spauracchio retrocessione esorcizzato solo nel finale (16° posto 2010/2011).

Per la storica promozione in A bisogna attendere il campionato 2012/2013 (vinto con 85 punti), e l’approdo in Emilia di uno dei figli calcistici di Zeman, Eusebio Di Francesco. Da calciatore, il pescarese, è stato una mezz’ala dagli ottimi tempi d’inserimento, buone qualità tecniche e notevole intelligenza tattica; di successo anche come padre: suo figlio Federico, ala destra di belle speranze, milita nella Virtus Lanciano in B.

Alla prima in serie A i risultati non arrivano. Dopo Natale si giunge ad una decisione estrema: via Di Francesco, arriva Malesani. Salvo riconsiderare la scelta, ex post fortunatamente, dopo poche settimane. E’ stata l’ennesima svolta decisiva per i neroverdi. Soprattutto caratteriale: la timidezza delle matricole, allenatore in primis, tramutata in consapevolezza. Consapevolezza delle proprie potenzialità. Raggiunta la salvezza, l’anno dopo arriva un buon 12° posto con 40 punti (2014/2015). Fino all’estasi della qualificazione alle competizioni europee: il 6° posto di questa stagione, con 61 punti, vale il sogno europeo.

IMPERTINENZA TATTICA – Sul campo la squadra diverte, talvolta entusiasma. Capace letteralmente di battere qualunque avversario e di perdere più partite casalinghe da favorita. Una “impertinenza tecnica”, quella degli emiliani, che trasuda potenziale; tanto da sembrare, solo sporadicamente, si badi, una macchina perfetta. La costante, invece, è il giocare gli uni per gli altri, in un contesto in cui ciascuno conosce il proprio spartito alla perfezione. Pressing alto, movimento senza palla e 4-3-3. Anche quando cambiano gli interpreti, il livello del gioco non cala.

Un casting impeccabile, degno di Sergio Leone: irriverenza e qualità in attacco, intelligenza e visione di gioco a centrocampo, esperienza e voglia di rivalsa nel reparto arretrato. Uno come Francesco Acerbi non può non offrire, con la sola presenza, motivazioni extra a tutti. La determinazione mostrata dall’ex rossonero, nel tornare ad alti livelli dopo un tumore ad un testicolo e la relativa recidiva, travalica ogni discorso sull’agonismo. Denota uno spessore morale incredibile che ha una importanza ancora maggiore se esempio ed ispirazione per numerosi giovani calciatori, ma anche tifosi.

Degno di nota anche Paolo Cannavaro: trattato non troppo bene dal Napoli di cui era capitano, dimostra, partita dopo partita, d’essere vittima di qualche sommario ed affrettato giudizio, complice il cognome che porta. Il capitano, Francesco Magnanelli, al Sassuolo dal 2005, pagato 120000 euro alla Sangiovannese. Esordio in B a 24 anni ed in A a 28. Il giocatore neroverde più presente di sempre. Il suo contributo alle geometrie post-zemaniane degli emiliani è preziosissimo. Staremo a guardare lo stimolante dualismo con l’ottimo nuovo arrivato Sensi. Il gioiellino di casa è Domenico Berardi. Genio e sregolatezza per definizione: nello scorso campionato più cartellini gialli (10) che gol (7). Ma è uno che da del tu al pallone ed arriverà molto lontano. Ed ancora una volta il presidente è riuscito a trattenerlo.

IL CAPOLAVORO DI SQUINZI – La diversità, il Sassuolo, la evidenzia anche a livello dirigenziale. In epoca di ridimensionamenti di storiche presidenze italiane (Berlusconi, Moratti, Sensi…), quello di Squinzi in Emilia somiglia ad un capolavoro. Come l’operazione Mapei Stadium; in tempi in cui, Juventus esclusa, le grandi squadre, di stadi, chiacchierano o poco più. L’industriale bergamasco ha acquistato lo stadio di Reggio Emilia attraverso un’asta fallimentare (precedente proprietario dell’impianto la Mirabello S.p.a.) per 3,75 milioni di euro, acquisendone la piena proprietà nel febbraio 2014 ed avviando immediatamente lavori di espansione ed ammodernamento.

Dal punto di vista “affettivo”, il Grande Ufficiale dell’ordine Emerito della Repubblica Italiana risulta impeccabile, appianando debiti, laddove necessario, attraverso aumenti di capitale (esclusivi, poiché Mapei controlla la totalità del club) e regalando una super sponsorizzazione che pesa significativamente sul bilancio. E’ presto detto: il Sassuolo ha chiuso l’esercizio 2014 a -15.980.491 euro, quello 2013, in sostanziale pareggio, a -157.699. Le entrate alla voce sponsorizzazioni recitano un +22.046.000 euro per il 2014 e 15.564.760 per il 2013! Una cifra fuori mercato, considerando che Barcellona e Juve ricevono, rispettivamente da Qatar Airways e Jeep, 32 e 17 milioni. Abbiamo assistito ad operazioni simili in grandi club europei in mano a sceicchi: Manchester City e Paris Saint-Germain.

Giampiero Boniperti diceva: “Vincere non è importante. E’ l’unica cosa che conta”. Questa filosofia, parte del DNA juventino, ha consentito al club degli Agnelli di vincere per decadi e decadi. Tuttavia, ogni anno, vince una squadra soltanto. Chi ama il calcio sa che non si vive di sola Juventus. Battere in una sola stagione Napoli, gli stessi bianconeri, Lazio, Milan e due volte l’Inter (con il magnifico 3-1 ai nerazzurri a chiusura), esprimendo un calcio spumeggiante e divertente, di ritmo e d’attacco, vuol dire regalare emozioni straordinarie. Ed in gran parte dello Stivale, calcisticamente, questo equivale a vincere. C’è da auspicare che Di Francesco ed i suoi mostrino tutto quello che “hanno” anche all’Europa. Le gambe, di certo, non gli tremeranno.

Daniele Tartarone

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This post was last modified on 13 Agosto 2016

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