Ultimo aggiornamento 9 Luglio 2016 22:19 di
Dieci anni fa il cielo di Berlino era più azzurro del normale. Dieci anni fa toccava a noi. In Germania, nella terra di quello che è, calcisticamente, il paese più odiato, si scriveva la storia. Tutta italiana, come sempre, perché, per non farci mancare mai niente, noi dobbiamo essere sempre presenti nelle pagine negative e positive di questo sport. Era una calda estate, quella del duemilasei, e la Nazionale guidata da Marcello Lippi partiva, come sempre, con i pronostici tutti contro: dopo la debacle del 2002, dopo quella all’Europeo del 2004, il riscatto era il minimo, ma in quanti credevano in quella Italia?
Una squadra di campioni, dal primo all’ultimo: ai nostalgici scenderà una lacrima nel leggere i ragazzi che partirono alla volta della Germania. Da Buffon, l’unico superstite con De Rossi, a Cannavaro, Zambrotta, Materazzi, Nesta. Poi Camoranesi, Gattuso, Pirlo. Poi ancora Totti, Del Piero, Inzaghi, Toni. Indimenticabili tutti, anche se non citati.
Ebbene dieci anni fa toccava a noi.
Toccava a noi, partire sconfitti e tornare vittoriosi. Toccava a noi, subire insulti, offese, ingiurie. Toccava a noi, definiti “mafiosi”, toccava a noi, appena entrati nello scandalo Calciopoli. Toccava sempre a noi, temuti da tutti e mai, paradossalmente, rispettati. Eppure toccava a noi, vincere col Ghana alla prima, superare il girone e tornare protagonisti. Toccava a noi vincere, in dieci, con rigore, contro l’Australia: Totti, Totti, Totti. Una, dieci, centomila volte il nome di Francesco Totti. Ma qualcuno ricorda ancora la voce di Caressa e Bergomi urlare il nome del capitano giallorosso all’infinito? Toccava a noi, ancora a noi, giocare contro la Germania: come nel 1970, come nel 1992. Come sempre, contro i rivali storici. Toccava poi a noi, era nel nostro destino, battere i tedeschi. Non con un gol, ma con due reti di scarto. Con Grosso prima, con Del Piero poi. Ed in mezzo centoventi minuti tutti d’un fiato, conclusi da quello stacco imperioso di Cannavaro, ancora Cannavaro, fuori dall’area di rigore: noi, il nostro Mondiale, lo abbiamo vinto lì, in quel preciso momento. Toccava a noi, chiudere le valige ed andare a Berlino: sì, a Berlino!
E poi toccava ancora a noi, andare in finale contro la Francia, umili e cattivi, battendo la favorita ed alzando quella coppa al cielo. E poi toccava a noi, scendere per strada, festeggiare, ricordarsi ogni tanto che è BELLO essere italiani. Toccava sempre a noi, essere campioni del mondo nel periodo peggiore del nostro calcio. Toccava a noi, abbracciarci, chiudere tutto e zittire gli scettici, urlare al cielo gioia, emozione, bestemmie: diciamolo, sì, abbiamo bestemmiato anche! Toccava a noi: perché c’era chi era incapace a sognare, chi invece sognava già. Ed eravamo noi. Dieci anni fa, eppure sembra ieri.