Ultimo aggiornamento 13 Agosto 2016 10:13 di admin
Mentre l’edizione 2016 dei Championships si affaccia sulla seconda settimana, entrando nel vivo della competizione, pare di ritornare, seppur parzialmente, a respirare un’aria che non esiste più. Il movimento tennistico non vive uno dei suoi momenti apicali. Conoscendo un po’ i trascorsi di questa disciplina, si potrebbe, azzardando non eccessivamente, definire Novak Djokovic, nonostante la recentissima sconfitta per tre set ad uno contro Sam Querrey, l’unico baluardo del Tennis con la T maiuscola, in una tendenza generale al livellamento verso il basso. Nel frattempo Re Roger lotta nel suo tie break contro l’età. La modernizzazione del gioco, delle superfici, degli strumenti, delle tecniche di allenamento ed alimentazione, ha implementato l’incidenza fisico-agonistica, penalizzando il talento. Lato positivo dello scorrere del tempo, invece, è stato squarciare il velo di snobismo che ha sempre aleggiato attorno al pronipote della pallacorda.
IL VATICANO DEL TENNIS – L’All England Lawn Tennis and Croquet Club, impianto dove il torneo di Wimbledon si disputa dal 1877, è uno dei principali templi dello sport mondiale. Il Patron del “circolo” è addirittura la Regina Elisabetta II. Il presidente è il Duca di Kent. Nonostante nel tennis di oggi le prove del Grande Slam siano ufficialmente equiparate, Wimbledon resta “IL” torneo. Il Mito. Il Vaticano del Tennis, come lo definisce lo scrittore e poeta Giorgio Bassani.
Il trionfatore deve, per divenire tale, sporcare il bianco del suo completo con del verde brillante di quella sacra erba, trovare dentro di sé energie fisiche e mentali dove non ve ne sono. E sopraffare l’avversario per sette volte. Sette duelli. Il tennista non può contare su compagni di squadra più “in giornata” o su stipendi garantiti da vulcanici presidenti. E’ solo. Sul campo, nel confronto con l’avversario e con i propri demoni, così come fuori, nella scelta dei collaboratori. Per un giocatore di tennis, Wimbledon rappresenta il sogno più grande, fin da bambino. E’ massima emozione sportiva, da partecipante. Da vincitore regala l’eterna soddisfazione d’appartenere alla massima elite tennistica.
UNA STORIA DI LEGGENDE – Tra i Campioni che hanno vinto i Championships nel singolare non figura alcun nostro connazionale. Ciononostante, essere italiani è stato un motivo in più per amare Wimbledon: a raccontarcelo, per più di cinquant’anni, abbiamo avuto i migliori al mondo! Gianni Clerici (nella Hall of Fame del tennis) e Rino Tommasi. Ricordiamo Rod Laver, quattro titoli, assoluto dominatore del tennis negli anni ’60: racchetta di legno (come giocare a calcio in anfibi) usata come un fioretto. Bjorn Borg, capace di vincere undici Slam tra il 1974 ed il 1981, tra cui cinque Wimbledon consecutivi. Logoro a tal punto da decidere di ritirarsi a soli ventisei anni, nel 1983. Capace, inoltre, di sposare Loredana Bertè (unione durata quattro anni). John McEnroe, tre titoli all’All England, è stato il più splendente in quanto a genialità. Serviva “spalle alla rete”, disegnando impossibili ed imprendibili traiettorie. Intrattenitore per eccellenza e terrore degli arbitri, che bulleggiava alla prima occasione. Martina Navratilova, nove titoli londinesi, migliore giocatrice del dopoguerra, è stata personaggio fondamentale per l’affermazione dei diritti degli omosessuali a partire dal suo coming out, nel 1981, a venticinque anni. Pete Sampras (sette vittorie): Wimbledon è stato definito il giardino di casa sua. Fino all’avvento di Federer, l’americano era il più titolato e per molti il più grande di tutti. Andre Agassi ha vinto una sola volta i Championships, ma è impossibile non farne menzione. Un alieno dal fisico normale. Un pistolero più che un tennista. I suoi riflessi in risposta al servizio, in un’epoca in cui si “batteva” già abbondantemente sopra i 200 Km/h, hanno del sovrannaturale. E’ stato il primo “contrattaccante da fondo”. In grado di adattare il proprio gioco ad ogni superficie e di vincere il Career Golden Slam (tutti i quattro Slam più le Olimpiadi). Ribelle per eccellenza, scivolato fuori dal tennis che conta, ha trovato una seconda giovinezza dopo l’incontro e susseguente matrimonio con Steffi Graf, grandissima del tennis e vincitrice, a sua volta, di sette titoli nel singolare femminile.
Gli inglesi adorano vantarsi per avere inventato il football. E’ una questione che andrebbe approfondita e contestualizzata. Di certo hanno inventato i Championships di Wimbledon. Per questo saremo loro eternamente grati.
Daniele Tartarone