Ultimo aggiornamento 3 Luglio 2016 0:35 di
Grazie comunque, ragazzi.
Grazie per il cuore, l’anima, il coraggio, la determinazione. Grazie per i sorrisi lunghi, gli occhi vivi e forti di chi è partito senza una meta e si è ritrovato ad un passo dal sogno. Grazie perché ci credevate, e noi abbiamo imparato a farlo. Con voi, per voi. Insieme a chi non aveva niente da perdere, insieme a chi aveva tutto in gioco.
Grazie perché essere italiani è stato più bello. Ed ogni giorno l’orgoglio aumentava, andando di pari passo con consapevolezze ed emozione. Grazie perché avete ridato un senso al catenaccio e ripartenza, grazie perché poi non eravamo solo forti dietro: ma belli, sempre e comunque attivi. Sempre e comunque generosi.
Grazie perché così il calcio torna ad essere qualcosa di vero, d’irrimediabilmente reale. Di inconsolabilmente illusorio.
Grazie perché noi non abbiamo mai fatto spallucce, non abbiamo mai abbassato la testa. Ma c’abbiamo provato. Dalla prima all’ultima azione, dal primo passaggio in orizzontale al primo lancio in verticale. Dal gol di Giaccherini, ed il suo stupendo stop a seguire, fino al rigore di Bonucci. Trasformato con la rabbia dei forti, con le palle dei gladiatori. Grazie perché quell’uomo in panchina è stato uno spettacolo d’adrenalina, d’intensità, di maestosa passione. L’amore per il gioco quanto può valere, ce l’avete spiegato voi. Con i mille chilometri spesi a rincorrere un pallone, con l’estenuanti corse a perdifiato con quell’unico obiettivo. Chiaro, preciso, lineare. Stoicamente raggiunto, senza trovare scuse o appellarsi a terzi incomodo.
Grazie perché stasera ha fatto male, perché domani continuerà a farlo. Ma tra un po’ avremo già nostalgia di voi, di questa squadra infinitamente italiana. Del fraseggio stretto, degli scambi Eder-Pellé. Della difesa impenetrabile, di un De Sciglio mai così cattivo, di un Florenzi maratoneta d’altri tempi.
E di uno Sturaro con l’anima da mediano consumato, di un De Rossi che ha riconsegnato un talento straordinario al dio del calcio. Di un Thiago Motta da rivedere quanto si vuole, però mai in discussione. Di un Parolo senza più aggettivi, di Bernardeschi e del suo futuro sempre più roseo. Di un Candreva andato via troppo presto e di un El Shaarawy troppo poco dentro. Di un Ogbonna forza quattro, di un Darmian sempre presente. Di un Marchetti-Sirigu da comici nati. E poi sì, di un Immobile finalmente incisivo, di un Simone Zaza pazzamente se stesso, di un Insigne che avrebbe meritato più di una gioia.
E avremo estrema nostalgia di questo Buffon: emblema di un disegno infinito di chi governa il pallone dall’alto.
E poi, alla fine, un abbraccio, un sorriso abbozzato, un ringraziamento sentito. Tutto questo non avrebbe avuto la sua parte di vita senza Antonio Conte. Il peso della valigia per Londra si carica di rimpianti, il nostro cuore di dignità. Non ci sono ‘se’, non ci sono ‘ma’. Stasera c’è solo la tristezza, ma domani realizzeremo la quantità di meraviglie che ha saputo creare questa squadra.
Siamo stati immensamente Italia. Nel bene, nel male.
E questo non ha prezzo. Non l’ha mai avuto.
Cristiano Corbo