The boys are back / The boys are back / The boys are back / And they’re looking for trouble
Scegliere una canzone per rappresentare l’Irlanda è stato veramente difficile: si poteva usare “The Wild Rover“, una canzone folk dell’isola sulla falsa riga della parabola del figliol prodigo, con il suo incessante ritornello (And it’s no, nay, never / No, nay, never, no more / Will I play the wild rover / No never, no more) col significato di non voler più deludere le aspettative; si poteva scegliere la celebre “I’m Shipping Up to Boston“, dei mitici Dropkick Murphys; oppure “The Green Grass of France“, che con l’evento in questione sarebbe calzata a pennello.
Alla fine la mia scelta è ricaduta su “The Boys Are Back“, non tanto per un ritorno dell’Irlanda: la nazionale dell’Eire era presente anche allo scorso europeo, e in generale negli ultimi 30 è stata spesso partecipante alle più importanti competizioni. L’ho scelta per due motivi: il primo è un gioco di parole sul soprannome degli irlandesi, i Boys in Green, per il colore tipico della nazione e della maglia; il secondo è perché per la prima volta nella storia saranno presenti nella stessa competizione sia la Repubblica d’Irlanda che l’Irlanda del Nord.
A differenza di quanto succede nel rugby, dove esiste un’unica nazionale per rappresentare l’isola, nel calcio le due nazioni sono divise. Sarebbe bello vederle giocare contro, magari con un abbraccio fraterno prima e dopo la partita, anche se questo sembra molto difficile: l’Irlanda del Nord ha un girone decisamente fuori dalla sua portata, l’Irlanda per qualificarsi dovrebbe fare minimo un dispetto all’Italia, oltre a dover comunque fare molto bene con Svezia e Belgio, in quello che probabilmente è il girone più difficile dell’Europeo.
La prima grande epoca dei Verdi avviene nella prima metà degli anni ’90, con la partecipazione all’Europeo del 1988 e ai Mondiali italiani del 1990 e a USA ’94. Il tutto grazie al CT Jack Charlton, bandiera del Leeds United col quale vinse tutto negli anni di Don Revie e campione del mondo con la nazionale, insieme al fratello ben più noto Bobby. In una carriera da allenatore povera di successi, ottenne però la cittadinanza onoraria irlandese, onorificenza raramente consegnata.
Dall’esperienza con Charlton, grazie anche ai miglioramenti del campionato nazionale, l’Irlanda riesce a coltivare una generazione di assi invidiabile: basti pensare a Roy Keane, a Damien Duff, a Robbie Keane, pilastri della nazionale qualificata alla spedizione nippo-coreana del 2002; sarà poi un contrasto tra Mick McCarthy, CT del tempo, e Roy Keane a portare all’esclusione del primo, seguita però da un buon risultato, con l’eliminazione agli ottavi per mano della Spagna avvenuta solo ai calci di rigore.
Non si può però dimenticare il mitico percorso di Giovanni Trapattoni con la nazionale irlandese: selezionato come allenatore nel 2008, il Trap conquistò subito la fiducia e la simpatia del popolo, tenendo testa all’Italia che avrebbe poi vinto il girone di qualificazione ai mondiali del Sudafrica del 2010. L’Irlanda giunse seconda e si aggiudicò un posto per gli spareggi finali. Il sorteggio però non fu clemente: Robbie Keane e compagni pescarono la Francia. L’andata al Croke Park di Dublino vide la sconfitta degli irlandesi per 1-0 con gol di Anelka, viziato da una deviazione di Sean St Ledger. Ma fu il ritorno la partita “thriller”. L’Irlanda andò in vantaggio allo Stade de France: gol di Robbie Keane su assist di Damien Duff; gol che decise la partita e mandò ai supplementari la sfida. Al 103°, William Gallas manda in rete un pallone giunto da Thierry Henry, ma gli irlandesi recriminano giustamente per un doppio tocco di mano dell’asso francese. Nonostante mille polemiche, la partita non venne rigiocata e ai mondiali andarono i Bleus. Il tempo fu poi galantuomo e i francesi uscirono già alla fase a gironi.
Il riscatto degli irlandesi giunse con l’europeo del 2012, quando riuscirono a qualificarsi, venendo però eliminati in un girone difficilissimo, comprendente l’Italia, la Croazia ma sopratutto la Spagna campione in carica. Mancata la qualificazione ai mondiali brasiliani per un doveroso ricambio generazionale, l’Irlanda ci riprova con questi Europei, sotto l’esperta guida di Martin O’Neill. Che, curiosamente, è nordirlandese. Non resta che augurare ai Boys di pescare per una volta un quadrifoglio, nonostante il loro simbolo sia il trifoglio. E magari di pescarlo contro Svezia e Belgio e non contro di noi.
FORMAZIONE TIPO: 4-3-3, Randolph; Coleman – O’Shea – Duffy – Brady; Arter – Whelan – Quinn; Walters – McGoldrick – Long
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