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E ora portateci rispetto

È il trionfo dell’organizzazione sulla classe, del bambino cattivo che però non cambia: resta così. Sporco, infimo, bastardo da far spavento. Eppure vince, vince su tutti i fronti. Tatticamente, tecnicamente, mentalmente. Vince perché non ha altra idea in testa, non ha altra religione da professare. Vince perché dà tutto e solo tutto sa dare. Vince perché è meravigliosamente unito, è amorevolmente squadra.

E ora portateci rispetto. Non per la vittoria, non per i contropiedi, per il lancio di Bonucci o l’aggancio di Giaccherini. Portateci rispetto perché il calcio porta senza paura anche il nome degli azzurri. Catenacciari quanto volete, difensivisti quanto più vi pare. Ma belli solidi con le nostre triangolazioni, con quel ‘mai arrendersi’ di cui questa squadra si fa orgogliosamente portavoce. Conte è una furia: gli scorrono sangue e adrenalina. Ma quale Chelsea.

Ora prendete e chiedete tutti scusa. Perché il carro ha tutto il tempo d’allargarsi, di portarci in giro con la fierezza di dieci anni fa. Non si è fatto nulla: sono miseri – ma utili – tre punti. Non è una finale, è solo una partita. Che però è una dimostrazione continua: perché dietro non si balla mai, perché davanti c’è qualità (sorpresi?), perché in mezzo al campo si fa meno fatica del previsto. Anche se De Rossi si fa ingabbiare, anche se Giaccherini di tanto in tanto deve tirare il fiato.

Cosa manca? Quel pizzico di magia, sì. Quell’estro risolutore ora che le forze verranno drasticamente a mancare. Conte ha un considerevole arsenale di soldati pronti alla battaglia. Chi entra finisce irrimediabilmente per dare tutto. Come se non ci fosse libero arbitrio, ma solo un’unica grande spinta verso il bene più grande: sognare. Uniti. Senza divisioni. Con l’affetto di lunghi abbracci e con la durezza di un richiamo deciso.

È la vittoria di tutti questi ragazzi. Non sappiamo se in grado di trionfare, se qualitativamente pronti per alzare una coppa tanto leggera quanto pesante. Sappiamo solo che ci faranno divertire, che daranno l’anima, che non molleranno un centimetro. Sappiamo solo che ci renderanno orgogliosi. Che poi, alla fine, conta questo. Onorare la maglia, farlo con cognizione di causa. 

Il futuro prossimo indica provarci. Quello ancor più prossimo predica calma. Non s’è fatto nulla. O forse no: perché serate del genere conciliano testa e cuore. L’azzurro ha un effetto diverso, non migliore: ci rende tutti uguali. Tutti perfettamente in linea con quell’unico desiderio.
Grazie per l’emozione di questa sera. Ora non svegliateci. Ora portateci rispetto.

Cristiano Corbo

 

This post was last modified on 13 Giugno 2016

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