Quella della Germania è una storia ricca di successi: la Nazionale tedesca vanta nell’Albo d’oro quattro Mondiali (1954, 1974, 1990, 2014) e tre titoli europei (1972, 1980, 1996). Ma, dietro alle grandi vittorie, si nascondono sempre delle pesanti sconfitte. Si potrebbe fare un parallelismo fra quella che è stata la storia politica della Germania e quella calcistica. Nei grandi conflitti mondiali la Germania ha sempre recitato un ruolo da protagonista e, anzi, è sempre stata la potenza da battere, i più forti, apparentemente imbattibili. È stato così per la Prima Guerra Mondiale e allo stesso modo per la Seconda. I tedeschi avevano conquistato il mondo ma, come sappiamo, è andata a finire male in entrambi i conflitti. Però lo spirito di sacrificio, la cultura del lavoro e la volontà di ricominciare sono nel DNA di questa Nazione e, infatti, nonostante le pesanti sconfitte subite dopo le due guerre simbolo del XX secolo, la Germania è sempre riuscita a tornare più forte e più determinata di prima, tant’è che attualmente è una delle principali potenze mondiali.
Calcisticamente parlando la Germania è stata una delle Nazionali che ha subito le mazzate sportive più tremende, quelle che ti annientano psicologicamente, che ti restano nella mente finchè campi: la semifinale persa contro l’Italia per 4-3 nei Mondiali del ’70 in Messico, la finale spagnola dell’1982 sempre contro la nazionale del Bel Paese, la finale mondiale del 2002 contro il Brasile di Ronaldo, la più recente sconfitta in finale di Euro 2008 contro la formidabile Spagna e, soprattutto, la terribile notte di Dortmund dei Mondiali del 2006, quando al Westfalenstadion Grosso e Del Piero mandarono contemporaneamente una Nazione in paradiso e l’altra nell’inferno più buio. Ma, come detto precedentemente, il sacrificio e la volontà di ricominciare per poter un giorno splendere fanno parte della cultura tedesca e, infatti, negli ultimi Mondiali giocati in Brasile, le Aquile hanno dominato la competizione, umiliando i padroni di casa in semifinale con un 7-1 già entrato nella storia del calcio e vincendo la finale di misura ai tempi supplementari contro l’Argentina di un certo Leo Messi con un gol di Mario Gotze.
I punti cardine della Nazionale tedesca sono pochi ma chiari: costruzione di nuovi centri d’allenamento, formazione altamente qualificata degli allenatori (Löw, Tuchel e Klopp per citarne alcuni), investimenti nei vivai (basti pensare che la rosa presente ad Euro 2016 ha un’età media di 25 anni) e, soprattutto, un’importante apertura verso giocatori di altre nazionalità naturalizzati tedeschi. Secondo l’allenatore della nazionale under-20, Frank Wormuth, è proprio la presenza dei cosiddetti oriundi una delle basi di questa rosa: il miglior marcatore della storia dei Mondiali, Miroslav Klose, è un polacco, inoltre sono presenti tre calciatori di origine turca (Özil, Emre Can e Gündoğan), uno di origine ghanese (Boateng) e un altro di origine tunisina (Khedira). L’aver aperto le porte a giocatori “stranieri” ha aumentato notevolmente la qualità della rosa, creando un giusto mix di calciatori che si è dimostrato competitivo al massimo (la Germania negli ultimi anni ha sempre raggiunto almeno la semifinale fra Mondiali ed Europei).
Nonostante gli addii di Lahm, Klose e Mertesacker e le pesanti assenze per infortunio di Reus e Gündoğan, la Germania inizia la campagna in Francia così come aveva lasciato quella brasiliana: vincendo. Löw schiera la sua squadra con un 4-2-3-1 con in quartetto difensivo formato dalla coppia centrale Boateng-Mustafi e i due terzini Howedes e Hector, in mezzo al campo l’infinita qualità di Toni Kroos e la sostanza di Khedira e tre fuoriclasse come Özil, Draxler e il “giocatore senza ruolo” Müller a fare da supporto a Gotze falso nueve. Le Aquile hanno un buon possesso palla fin dai primi minuti della partita e passano in vantaggio al 18′ con Mustafi (nemmeno a farlo apposta un oriundo, infatti è di origini albanesi) su un calcio piazzato perfetto del solito Kroos. Ma la Germania si rilassa e l’Ucraina prova ad approfittarne alzando il baricentro senza paura. È un miracoloso Neuer a salvare il vantaggio su un colpo di testa di Khacheridi. La Germania appare confusa e senza idee anche se riparte bene in contropiede e lo juventino Khedira su un lancio del solito Kroos spara addosso al portiere ucraino. Insieme al già citato Kroos, è senz’altro Boateng il migliore dei tedeschi: respinge la maggior parte dei traversoni ucraini e salva un pallone sulla linea. Si va negli spogliatoi con il punteggio di 1-0 in favore dei campioni del mondo in carica.
Non è la miglior partita della Nazionale tedesca e si vede. Anche nel secondo tempo soffre l’insistenza dell’Ucraina che arriva più volte dalle parti di Neuer anche se non dimostra di poter essere veramente pericolosa. Intanto Die Nationalelf (“l’undici nazionale”) ricomincia a creare gioco con un buon possesso palla e sfiora il raddoppio più volte con soluzioni da fuori di Draxler, Khedira e Müller ma il portiere Pyatov fa buona guardia. Intanto entrano Shurrle al posto di Draxler e Zinchenko e Seleznyov per l’Ucraina al posto di Kovalenko e Zozulya. L’Ucraina si rifà sotto negli ultimissimi minuti della partita quando Neuer viene quasi sorpreso da un colpo di testa all’indietro di Mustafi. Ma è in neoentrato Bastian Schweinsteiger a chiudere i conti all’ultimo minuto di recupero sugli sviluppi di un contropiede.
La Germania non sembra quella macchina da guerra vista due anni fa in Brasile e il fatto che Neuer è stato uno dei migliori del match ne è la prova. Nonostante ciò è la prima squadra a vincere con due gol di scarto in questi Europei e resta una delle candidate alla vittoria finale.
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