Inghilterra: il trio “Dynamite” per vincere Euro 2016

Ultimo aggiornamento 11 Giugno 2016 14:30 di

‘Cause we gon’ rock this club / We gon’ go all night / We gon’ light it up / Like it’s dynamite!

La colonna sonora dell’avventura francese di questa Inghilterra potrebbe tranquillamente essere il successo del 2009 di Taio Cruz, per diversi motivi. Primo tra tutti, la voglia di rivalsa che hanno gli inglesi nelle competizioni internazionali i ragazzi dei Tre Leoni: l’unico successo degli inventori del calcio, infatti, risale esattamente a cinquant’anni fa, con il Campionato mondiale vinto nella finale londinese contro la Germania Ovest.

A vent’anni dall’Europeo giocato in casa, l’Inghilterra riesce per la prima volta nell’era post-Beckham a schierare una formazione di assoluta qualità: la solidità della difesa con Cahill e Smalling, il talento di Joe Hart, l’infinita qualità del centrocampo tra Lallana, Wilshere e il giovanissimo Dele Alli (nato, curiosamente, lo stesso anno dell’Europeo casalingo) ma soprattutto l’esplosività dell’attacco, appunto “Dynamite”: Rooney-Kane-Vardy, il buono, il brutto e il cattivo.

Il primo, chiaramente il brutto, capitano della nazionale della Regina, a 31 anni è probabilmente all’ultima occasione per vincere un europeo. Una carriera interamente dedicata al Manchester United, col quale ha vinto tutto e che non ha abbandonato durante i momenti di disfatta del dopo-Ferguson. Harry Kane, spesso storpiato in Hurricane dalla stampa britannica per la sua classe travolgente, è il cattivo di questa nazionale, fondamentalmente perché farà soffrire molti, in quanto attaccante più in forma del campionato inglese e tra i migliori europei in generale (dietro solo a CR7, Lewandowski e Ibrah).

Ma è il cattivo anche per essere stato il principale avversario di quello che è il buono di questo tridente: Jamie Vardy. La storia del ragazzo della provincia inglese, scartato dalla sua squadra del cuore e costretto a crescere giocando nel dopolavoro, una volta finito il turno nell’acciaieria. A suon di gol ha trascinato il Leicester City a uno storico trionfo, ha inciso il suo nome nella storia della Premier superando nel record di maggior numero di gol consecutivi un mostro sacro come Van Nistelrooy, ha dato una speranza a tutti noi: i sogni sono realizzabili, se uno ci crede fino in fondo. Il grande sogno, non impossibile, è quello della vittoria di questo Europeo, che potrebbe anche cambiare l’equilibrio del Pallone d’Oro: l’impresa dei Foxes, qualora Vardy si confermasse anche a livello continentale, potrebbe non restare senza premi.

Chissà se Roy Hodgson, per caricare la squadra, ricorderà le parole che scrisse Shakespeare nel suo Enrico V: “Noi pochi. Noi felici pochi. Noi manipolo di fratelli”. Parole pronunciate dal Re prima della Battaglia di Azincourt, nella quale gli inglesi sconfissero i francesi. L’anno? Il 1415. Seicento (e uno) anni fa. L’esercito è pronto, dai giocatori agli hooligans, ieri fermati a Marsiglia per cantare “Isis Where Are You?” lungo le strade della città. Il generale Hodgson, spesso più preso in giro che onorato, porterà sul tetto d’Europa i suoi? O la sua squadra sarà la vera “Brexit” di quest’estate? Parola al campo.

FORMAZIONE TIPO: 4-3-1-2, Hart; Walker – Smalling – Cahill – Rose; Milner – Dier – Alli; Rooney; Kane – Vardy

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