Ci avevano creduto tutti, era una favola troppo bella per avverarsi e alla fine il Trapani non ce l’ha fatta: cadono, i siciliani, contro un Pescara duro a morire e che torna di prepotenza in Serie A, trascinato dal suo bomber Lapadula e da un Massimo Oddo capace di plasmare una squadra con gli attributi. Ma questa è un’altra storia, perché oggi quella di Serse Cosmi prende il sopravvento.
È più importante di tutto e tutti, persino della terza squadra che si aggiunge a Cagliari e Crotone e che giocherà, nella prossima stagione, in Serie A. Il tecnico del Trapani ci è riuscito: ha prima attirato su di sé le simpatie di mezza Italia, è poi tornato in auge dopo essere quasi del tutto finito nel dimenticatoio, ha attaccato telespettatori da ogni dove per seguire i suoi ragazzi vincere dappertutto e l’ha fatto sempre, fino all’ultimo minuto dell’ultima sfida valida per compiere l’impresa. Già, perché di questo si trattava: di impresa, leggendaria, più che storica. Chiunque ha parlato del Leicester, ma il Trapani in Serie A, cosa sarebbe stato? Oggi quel che resta è un sogno, pura immaginazione ma se fosse stata realtà ci avremmo scommesso tutto il possibile: sarebbe stato fantastico, da pelle d’oca. Non ci è riuscito, Serse, non ci è riuscito, il Trapani, ma che conta, squadra ed allenatore hanno fatto molto di più: hanno entusiasmato, divertito, commosso. Già, commosso tutti, con la vera essenza del calcio, inteso come sport e non mero business. No, soprattutto Serse Cosmi, lui non appartiene a questa nuova generazione tutta volta al guadagno e alla carriera, lui è uno degli “ultimi romantici”, interpreti di quel modo di vivere questo sport che, oggi, non esiste più: solo cuore e sentimento. Non si guarda ad altro. Né al blasone, né al fatturato, né alla panchina. Ma quanto ci mancano persone come lui e quanto avrebbe fatto bene, di nuovo, nel massimo campionato italiano? Uomo vero, fino alla fine, con le palle. Cuore, grinta, passione, emozione. Un mito per il suo pubblico, un emblema per questo Trapani, per la squadra e per la città. Rude, ma è solo apparenza. Duro, severo, scatenato, indiavolato, mai domo, sempre pronto a guerreggiare, in prima linea, al fianco della
Ed alla fine l’emozione prende il sopravvento, come giusto che sia, sempre, perché quella parte buona di te, quella che cerchi di tenere nascosta, quella che consideri una debolezza e che invece è la tua vera forza, esce fuori di prepotenza e allora la cosa più semplice da fare è piangere: lacrime che ti rendono consapevole. Ci hai provato, hai sfiorato la vittoria, l’hai accarezzata, cullata. Poi ti è sfuggita, come un granello di sabbia tra le dita. E allora non ci credi, ti danni, ma qualcuno prova a consolarti: partono gli applausi di una Trapani che ti ama, ti venera, che ti vuole ringraziare. In fondo non perde mai, chi lotta fino all’ultimo respiro. E tu l’hai fatto, questo lo sai e un po’ l’amarezza viene meno. Ma soprattutto hai capito che puoi ancora emozionare ed emozionarti, che puoi dire la tua un’altra volta, proprio quando tutti si erano dimenticati di te, che non sei troppo vecchio e che hai un po’ di tempo avanti, per riprovarci: alla fine, dalla sconfitta, può nascere una vittoria. A Trapani il Pescara torna i
Onore a te, Serse. E grazie. Infinitamente.
GENNARO DONNARUMMA
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