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Dal tracollo uruguaiano emerge una lieta sorpresa

Esattamente come rispecchiato dalla divisa con cui è scesa in campo, la Celeste questa notte si è tinta di bianco: la compagine del maestro Tabarez conferma quanto aveva mostrato nella gara inaugurale contro il Messico. Scialba, apatica e a tratti quasi fastidiosa, la Olimpica annovera ancora una volta tantissime carenze sia tecniche che caratteriali: senza la luce perpetua di Luis Suarez, capitan Godin e compagni faticano a tirare fuori quella Garra Charrua che da sempre li contraddistingue, riuscendo talvolta a ribaltare situazioni più che complicate.

Al Lincoln Financial Center di Philadelphia le uniche note liete emergono dalla rivelazione Venezuela: squadra compatta e armonica nel ripartire, abbinando la freschezza e il talento di Guerra e Martinez con la concretezza da vero uomo d’area di Rondòn. Proprio da un’iniziativa del primo nasce il vantaggio de “la Vinotinto”: discesa ubriacante sulla destra culminata con un tiro dai 40 metri che per un nonnulla non sorprende l’ex laziale Muslera, che riesce con un colpo di reni a deviare sulla parte bassa della traversa, quando però al centravanti del WBA basta il più semplice dei tap-in per siglare il gol qualificazione. La reazione uruguagia è ripetuta nell’arco dei 90 minuti, ma la squadra risulta sconnessa tra i reparti e senza una vera linea guida da seguire, affidandosi a lunghi lanci dalla trequarti verso un Cavani che non sembra vestire i panni dei tempi migliori: affiancato da Stuani, chiamato all’utopico compito di sostituire Suarez, il Matador non riesce mai ad incidere rivelandosi anche sciupone nelle occasioni che riesce a raschiare sul fondo di un barile già piuttosto scarno di lucidità e precisione. Il pallino del gioco lo tiene prevalentemente in mano l’Uruguay, ma le sensazioni spingono a puntare proprio sui ragazzi del C.T. Dudamel, mai banali nelle ripartenze tenendo sempre accesso il sensore di pericolo dalle parti di Muslera.

 

La Celeste dunque abbandona in grande anticipo questa edizione della Copa America, ma la sensazione è che questo possa essere soltanto l’inizio: dopo il successo argentino del 2011, non si è badato all’immediato futuro attuando quel ricambio generazionale necessario per costruire una squadra che possa mantenersi a determinati standard nel tempo; ma piuttosto si è rimasti aggrappati alle prodezze di due fuoriclasse di caratura mondiale. Il giocattolo però si è inceppato con il forfait del Pistolero, ed il solo Cavani non sembra ancora pronto ad aggiustarlo da solo.


In casa Venezuela è grande festa: dopo il successo all’esordio contro la Giamaica di Wes Morgan, arriva l’esame più difficile e decisivo: azzerare il divario tecnico troppo elevato con l’Uruguay, per raggiungere il terzo passaggio del primo turno nelle ultime 4 edizioni. Con pazienza ed una dose lieve ma letale di coraggio, la Vinotinto ottiene un risultato che la proietta ai quarti, momentaneamente come prima del gruppo C in attesa del risultato del Messico impegnato contro i caraibici. A distanza di poche settimane dalla favola Leicester, chissà se il Venezuela è pronto a far sognare gli States attraverso la propria semplicità e sregolatezza…

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