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Road to Euro 2016 – Gruppo E, Italia e Belgio pronte alla storia, ma Re Zlatan vuole guastare la festa

Gruppo E, penultimo di Euro 2016: sfide imperdibili, emozionanti, da vivere col fiato sospeso fino alla fine. Dentro Italia, Belgio, Irlanda del Nord e Svezia, un girone che promette scintille. Sarà battaglia, questo è certo: ognuna delle contendenti ha qualcosa da dimostrare, pagine di storia da scrivere, imprese da compiere e narrare ai posteri. C’è chi cerca il riscatto, come l’Italia, chi la consacrazione, come il Belgio, chi il colpo basso alle grandi e super-favorite. Dal tredici giugno il campo darà i suoi responsi. Per ora andiamo a scoprire quali sono e come arrivano le squadre coinvolte nel girone.

FRATELLI D’ITALIA – Critiche, di continuo, senza fine: la Nazionale Italiana, in ogni sua partecipazione ad un Mondiale o ad un Europeo, è sempre accompagnata dallo scetticismo generale degli addetti ai lavori. La cosa bella, però, è che gli italiani sono famosi per smentire e ribaltare i favori del pronostico. Sarà così anche questa volta? Sembrerà strano, ma le basi ci sono: non siamo i migliori, non siamo i più forti, non abbiamo i migliori giocatori, la rosa più completa e di certo non partiamo tra i favoriti ma abbiamo attributi, personalità, esperienza, carattere, mordente, consapevoli della nostra storia e del fatto che, le imprese più belle in salsa italiana, sono nate così, dal nulla. Il ciclo di  Antonio Conte si appresta a concludersi, quale miglior modo di salutarsi se non alzando un trofeo? La squadra plasmata dal tecnico, le cui scelte hanno suscitato forti ed aspre critiche, vuole stupire: tirando fuori quella grinta e quella determinazione che il c.t ha provato a trasmettere ai suoi uomini. Antonio Conte, che piaccia o no, su questo punto di vista è una garanzia: anima e cuore in campo, anima e cuore in panchina. E passi la dieci a Thiago Motta, passi la convocazione di Giaccherini, Ogbonna in difesa e chi più ne ha più ne metta: questa Italia ha trovato, dalla sua, anche tanta sfortuna. Eppure quel trionfo agli Europei manca da tanto, troppo tempo: dal 1968 per essere precisi, mentre le lacrime di dolore sono ancora ben impresse nella mente di ogni italiano. Euro 2000 prima, con la testata di Trezeguet che spegneva i sogni di un’Italia favolosa, quella di Super Toldo, del cucchiaio di Totti; Euro 2012, poi, con l’ottimo team guidato da Cesare Prandelli fermato solo dalla fenomenale Spagna, in odore di en plein: due Europei ed un Mondiale. Come si può facilmente intendere, gli stimoli non mancheranno di certo. Fuori Pirlo e Verratti, che avrebbe potuto sfruttare questa vetrina per mettersi ancor di più in luce, fari puntati sul sempreverde Buffon, il portiere più forte del mondo: potete scommetterci, Gigi farà la differenza. Occhio anche al parco attaccanti, soprattutto a Zaza ed Immobile: giovani, vogliosi di dare il loro contributo, affamati. Alle loro spalle anche Lorenzo Insigne, probabilmente il talento più limpido che può offrire, in termini di qualità tecniche, questa Italia. Poi El Shaarawy, Bernardeschi, Florenzi. Un mix di qualità e tantissima quantità: occorre un unico elemento, l’unità. Fratelli d’Italia, nel bene e nel male, per scrivere altre pagine di storia e compiere il miracolo.

QUEI TERRIBILI DIAVOLI ROSSI – Presenti ad Euro 2000, fuori nelle ultime tre edizioni, nel 2004, nel 2008 e nel 2012 ma allora, probabilmente, non si parlava ancora di Diavoli Rossi. Nel gruppo E, a mani basse, una delle favorite alla vittoria finale. Quei terribili ragazzi allenati da Wilmots sono pronti, vogliono stupire. Non più giovani ed immaturi, ma prossimi alla prova del nove. Non solo un mix di talento, estro e fantasia ma squadra quadrata, consapevole dei propri mezzi e incapace di porsi dei limiti: quelli non li accetta, chi vuole vincere. Una generazione di fenomeni che trova il suo compimento ad Euro 2016, in Francia, a pochi passi da casa e che vuole raccogliere le prime, significative vittorie. Non più secondi, non più semplicemente una citazione nei libri di storia del football,  ma protagonisti di una favola. I mezzi per aprire un ciclo ci sono, considerando il fatto che questo gruppo ha ancora margini di crescita notevolissimi. Ventitré talenti, ognuno capace di fare la differenza nei rispettivi campionati, ognuno che si candida ad essere protagonista. Si parte dalla porta: Courtois ha margini di crescita ancora impressionanti, è già un portiere in gamba, può essere l’ago della bilancia per i belgi. In difesa spiccano Vermaelen e Vertonghen, a centrocampo solo quattro protagonisti, per far capire il potenziale della squadra: “l’italiano” Nainggolan, Witsel, Dembelè e Fellaini. Forza fisica, palleggio, tecnica, qualità, quantità. In avanti l’imbarazzo della scelta: Hazard, De Bruyne, Lukaku, Dries Mertens, Batshuayi, Benteke, Carrasco Origi, uno meglio dell’altro, ciascuno devastante a suo modo. Potenza, velocità, intelligenza, imprevedibilità: non avere paura di questo Belgio è cosa ardua, fermare questi ragazzi però sarà forse ancora più difficile.

LE RIVALI – La cavalcata di Zlatan, alla conquista dell’Europa. Nel Gruppo E c’è anche la Svezia della leggenda Ibrahimovic. Sei partecipazioni agli Europei, una semifinale nel 1992 e…. un biscotto nel 2004! Ricordate? Fu proprio la Svezia dell’allora giovane Zlatan a far fuori l’Italia da Euro 2004, col famoso pareggio per 2-2 contro la Danimarca: un boccone amaro da digerire all’epoca, un triste e forse ancora vivo ricordo oggi. Repetita iuvant, che lo tengano a mente sia il Belgio sia l’Italia, in un gruppo così non possono esserci favorite e nessun avversario deve essere, nel modo più assoluto, sottovalutato. Zlatan, dopo una carriera straordinaria, è alla ricerca di quel trofeo che renderebbe immortale una carriera già sbalorditiva. Non ha mai vinto la Champions, ma c’è da scommetterci, è pronto a caricarsi sulle spalle i suoi compagni e l’intera nazione pur di alzare quella coppa a Parigi il prossimo dieci luglio, nella stessa città che ha portato a nuova luce, nel calcio europeo e mondiale. L’ha detto lui stesso: la Svezia non parte da favorita, non lo è, inutile girarci intorno. Ci sono squadre stellari, ma gli svedesi sono pronti a vendere cara la pelle e a rompere le scatole a chiunque per andare più avanti possibile. Prima ed unica stella del cielo svedese, manco a dirlo, Ibra: fa la differenza, gli altri non giocano con lui, ma per lui. Per concludere, la Repubblica  d’Irlanda:  tre partecipazioni, l’ultima nel 2012, con Giovanni Trapattoni in panchina. Roy Keane e Martin O’Neill hanno caricato i loro ragazzi, questa Irlanda vuole stupire e riscattare l’eliminazione del duemiladodici, pronta a scrivere altre pagine del proprio calcio e di quello mondiale. Avversario insidioso, da non sottovalutare, pieno di sorprese, brutte se si parla degli avversari. Un mix letale: giovani, emergenti, umili, coadiuvati dal giusto plus di veterani ed esperti navigati del calcio europeo. Occhi puntati su John O’Shea del Sunderland e Robbie Keane, in forza ai Los Angeles Galaxy, sono loro l’anima ed il cuore di questa squadra che è pronta a tirare fuori i cosiddetti attributi ed impensierire le rivali che si troverà davanti. È tempo di scrivere la storia, ci riusciranno? Le risposte le darà il campo: da lunedì tredici giugno, il gruppo E è pronto per essere ammirato.

GENNARO DONNARUMMA

redazione

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