Ai romantici, agli amanti del talento, della classe, dei piedi buoni. A quelli che sullo 0-0 al minuto 89 ci credono comunque perché “magari quello si inventa qualcosa…”. Il quello in questione in principio fu Baggio, poi diventò Del Piero per poi trasformarsi in Totti. Per un periodo poteva esserlo Cassano, in questo Europeo doveva, con altre caratteristiche, esserlo Verratti. Doveva, perché un infortunio lo ha bloccato e così la 10 è finita sulle spalle del suo compagno di club Thiago Motta, certo meno fantasioso e senza i piedi di quei campioni citati prima, ma comunque con un ottimo curriculum, un grande palmares e una grande esperienza internazionale.
Probabilmente Conte lo ha scelto per questo, lo ha responsabilizzato, lo ha messo al centro del centrocampo e forse al centro del suo progetto. Il 33enne centrocampista del Psg arriva a pochi giorni da Euro2016 in condizioni fisiche non ottimali, avendo smaltito un guaio muscolare in pochi giorni. Anche per questo, forse, contro la Finlandia l’italo-brasiliano non prende quasi mai rischi: non verticalizza con incisività, tranne in un paio di occasioni, ma senza creare pericoli per la difesa finlandese. In 63 minuti tocca 56 palloni, sbagliandone solo cinque. Pochi errori, ma pochissime idee. In fase difensiva fa ancora meno, recupera solo tre palloni, commettendo tre falli. Più in generale dovrebbe dettare i tempi, ma spesso ne esce una canzone lenta, il 10 ha il vizio di toccare il pallone due o tre volte, rallentando la manovra azzurra.
Certo, non sono tutte sue le colpe, visto che molti schemi di Conte prevedono la verticalizzazione di una mezzala per una punta, con la mezzala opposta che si butta dentro e il playmaker più indietro a mantenere l’equilibrio. Sappiamo che non ha i piedi di Pirlo, ma vista la sua condizione non ci sentiamo di bocciarlo, semplicemente lo rimandiamo. Perde oggettivamente la sfida interna di oggi con De Rossi che entra in campo e verticalizza molto di più, velocizza la manovra e trova anche la via del gol dimostrandosi tra i migliori in campo. A una settimana dall’Europeo, questo 5,5 in pagella aggiunto ai fischi del Bentegodi non fa bene, ma deve essere uno stimolo in più per lui. La sua esperienza può tornare utile alla priorità di Conte: il gruppo. Nel 2006 si vinse soprattutto grazie a quello. Sperare non costa nulla, la Francia si avvicina.
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