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Road to New York, Storie della Copa América Centenario: il Girone B

Proseguiamo il nostro cammino attraverso le squadre del campionato sudamericano di calcio, analizzando le nazionali che si affronteranno nel girone B, che avrà inizio questa notte all’1:30 (ora italiana) con Haiti-Perù.

HAITI 

Kervens Belfort

Era una normalissima sera di un comune gennaio. Era il 12 gennaio 2010. Siamo nell’isola Hispaniola, nella parte occidentale, più propriamente detta Haiti. La terra inizia a tremare, scosse su scosse, crolli su crolli. Saranno oltre 200mila i morti. Una tragedia immane, forse la più grande di sempre. Un intero popolo ferito. Kervens Belfort non aveva ancora 18 anni quando avvenne la tragedia. Ecco perché è inutile dire quanta rabbia, quanto orgoglio, e quanta volontà di riscatto ci fosse in quel tiro, all’86°, con cui Kervens ha realizzato il gol contro Trinidad & Tobago, che è valso la qualificazione a questa Copa América.

La squadra haitiana non ha una grandissima tradizione: una storica qualificazione ai Mondiali del 1974 (dove uscì al primo turno incontrando anche gli Azzurri, vincenti per 3-1) e sei partecipazioni dal 2000 ad oggi alla Gold Cup, raggiungendo per tre volte i Quarti di Finale. Al debutto assoluto in Copa América, i creoli sono inevitabilmente la Cenerentola del torneo, pur essendo un movimento in grande crescita, come testimoniano i tredici convocati da Patrice Neveu provenienti da campionati europei.

L’unico schema di gioco provato dal CT francese, con vecchie esperienze da commissario tecnico con Niger, Guinea, Repubblica Democratica del Congo e Mauritania, è estremamente difensivo, con l’attacco lasciato interamente a Belfort. Il punto di forza è il portiere e capitano Johny Placide, anche se probabilmente la sua reattività non basterà. O almeno non è bastata contro la Colombia (vincente per 3-1) e contro Panama (vincente 1-0). Formazione tipo: 4-5-1, Placide; Goreux – Genevois – Jérôme – Jaggy; Louis – Alexandre – Mustivar – Hilaire – Guerrier; Belfort

PERU’ 

José Paolo Guerrero

I peruviani, spesso considerati una delle nazionali meno solide del Sud America, hanno spesso smentito questo luogo comune. Prima durante l’epoca d’oro tra gli anni ’70 e gli anni ’80, dove il Perù si qualificò per quattro volte ai mondiali vincendo anche una Copa América nel 1975. Dopo un lungo periodo di anonimato, gli Incas sono tornati sul podio della Copa América sia nel 2011, guidati da Sergio Markárian, sia nel 2015, guidati dall’attuale CT Ricardo Gareca.

L’elemento in comune di quelle due squadre? Un solo, unico, uomo: José Paolo Guerrero. Il curriculum parla per lui: dieci anni tra le giovanili dell’Alianza Lima per venire poi acquistato dal Bayern Monaco; convocato in Nazionale quando ancora doveva esordire con la prima squadra dei bavaresi, ha messo a segno 10 gol col Bayern, 37 con l’Amburgo, 23 con il Corinthians e oggi al Flamengo. Due piccole curiosità: la prima è che El Barbaro è campione del mondo per club, avendo giocato, segnato e vinto contro il Chelsea nella finale del 2012 a Yokohama. La seconda è che Guerrero è il primo giocatore della storia a laurearsi capocannoniere della Copa América per due edizioni consecutive.

È evidente che sarà proprio lui il giocatore di punta della squadra peruviana, che nelle ultime gare ha racimolato due vittorie in amichevole, ma purtroppo per loro solo un punto nel girone di qualificazione ai mondiali di Russia 2018. L’arma tattica del Perù è la duttilità dei suoi interpreti, con cambi di moduli continui, avendo Guerrero pronto a colpire. Formazione tipo: 4-2-3-1, Gallese; Revoredo – Rodríguez – Ramos – Céspedes; Tapia – Vilchez; Polo – Da Silva – Cueva; Guerrero

BRASILE 

Il CT Dunga

Ecco una delle grandi favorite alla vittoria finale. La Seleção si presenta a questa Copa América con molte assenze, sia per infortunio (Ricardo Oliveira, Douglas Costa, Rafinha, Ederson), molti altri per scelta tecnica (il CT Dunga è selezionatore della squadra Olimpica, quindi Neymar, Thiago Silva e David Luiz, solo per citare alcuni, sono stati risparmiati per vincere l’Oro a Rio de Janeiro e vendicare il mondiale casalingo).

Pur non essendo presenti i grandi nomi, si tratta comunque di una squadra di altissimo valore: Daniel Alves, Miranda, Casemiro, Filipe Luis, Marquinhos, Luiz Gustavo, Willian, Hulk, Coutinho sono tutti giocatori già affermati nei migliori campionati europei, mixati con giovani del campionato brasiliano che hanno tutta l’intenzione di portare il Brasile sul tetto della Copa América.

Le tante assenze obbligheranno Dunga a un tipo di formazione diverso dal 4-3-3 utilizzato contro il Paraguay o il 4-1-4-1 contro l’Uruguay. Pur non essendo il miglior Brasile né a livello difensivo né a livello offensivo, sembra abbastanza evidente che il passaggio del turno e l’arrivo almeno in semifinale sia l’obiettivo minimo. La speranza è quella della doppietta Copa América – Oro olimpico. Formazione tipo: 4-2-3-1, Alisson; Alves – Miranda – Gil – Filipe Luís; Elias – Augusto; Willian – Coutinho – Hulk; Jonas

ECUADOR 

Lo stemma della federazione ecuadoregna

L’ultima squadra analizzata è quella che ha le maggiori probabilità di passare il girone al secondo posto, dando per scontato il Brasile al primo. Gli ecuadoriani stanno vivendo un periodo di forma eccezionale, occupando addirittura il 13° posto nel Ranking FIFA (recentemente sorpassati dall’Italia. L’obiettivo è quello di superare la “maledizione” della Copa América: non passano la fase a gironi dal 1997 e non sono mai arrivati sul podio.

Il CT Quinteros potrà contare, per quanto riguarda l’assetto offensivo, sui due Valencia: Enner, del West Ham, detto Superman per la grande capacità nello stacco di testa e Antonio, del Manchester United, detto El Ferrari per la grande velocità (secondo una statistica della UEFA, è il giocatore più veloce del mondo con la palla al piede, raggiungendo addirittura i 35 km/h.

Nel 2016 l’Ecuador non ha brillato particolarmente: il pareggio per 2-2 contro il Paraguay in casa, la sconfitta subita in casa della Colombia per 3-1 e la sconfitta per 1-0 in amichevole contro gli States hanno interrotto una marcia di sei vittorie consecutive. Punto fisso è la difesa a quattro, ma la chiave tattica è la posizione, non sempre fissa, dei due Valencia. Formazione tipo: 4-4-2, Domínguez; Paredes – Achilier – Erazo – Ayoví; Valencia A. – Noboa – Bolaños – Montero; Mena – Valencia E.

redazione

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