Il primo passo verso Euro 2016 è stato compiuto, Antonio Conte ha stilato la lista dei 23 giocatori che difenderanno in Francia l’onore del tricolore italiano. Scontate le grosse polemiche sulle scelte del CT della Nazionale, da “Jorginho meritava l’azzurro” a “Pavoletti sarebbe stato meglio di Eder”, ma qualsiasi sarebbero state le chiamate dell’ex allenatore della Juventus una parte del popolo italiano lo avrebbe comunque messo alla gogna per prendere parte a quel gioco (sporco) di critica e destabilizzazione dell’ambiente che negli ultimi tempi tanto appassiona nel nostro paese. Un atteggiamento ambiguo e fittizio considerato il fatto che sarebbero tutti pronti a salire sul carro dei vincitori nel caso questa Nazionale dovesse riuscire a raggiungere traguardi importanti. Per molti questa è una delle selezioni più scadenti nella storia del calcio italiano, che le qualità tecniche non siano eccelse è un dato di fatto visibile a tutti ma la forza degli azzurri per tradizione si è sempre fondata su altri fattori. Questa squadra, infatti, possiede il reparto difensivo migliore del nostro campionato ed è uno dei top in Europa; Buffon, Barzagli, Bonucci e Chiellini hanno dimostrato con la Juventus, non solo in Serie A ma anche in Champions League, di far parte dell’elite del calcio mondiale nei rispettivi ruoli. Ed è proprio su questo blocco che l’Italia dovrà cementare i propri successi in questa spedizione; il quartetto arretrato azzurro non ha nulla da invidiare alle top Nazionali che aspirano a vincere la competizione, anzi è inferiore (forse) solo alla Spagna.
La caratteristica, il vero punto di forza dell’Italia, sta però nella capacità di fare gruppo, di coagularsi in un unico organismo per raggiungere un obiettivo comune; questo è il tratto distintivo, l’attributo che ha sempre portato la Nazionale Italiana al raggiungimento di grandi traguardi. Fu così nel 2006, quando sulle note di “Seven Nation Army”, gli azzurri guidati da Lippi portarono in patria un Mondiale tanto meritato quanto inatteso; con giocatori dalle non elevatissime cifre tecniche che per un mese divennero parti indivisibili di una sola macchina. Antonio Conte è l’uomo giusto per portare questi 23 ragazzi a riconoscersi come un’unica entità, a mettere in campo quella “garra” sudamericana che solo gli italiani riescono ad imitare; il CT lo ha già fatto con la Juventus, facendo rinascere una squadra e dei giocatori che erano ormai finiti nell’oblio del calcio italiano dopo diverse annate deludenti, creando un gruppo che ancora oggi pare indissolubile.
Il tempo a disposizione è certamente limitato per creare stretti rapporti ma, come disse un tempo Giacomo Leopardi, “Gli Italiani non hanno costumi, essi hanno usanze”; ed una di queste, per la Nazionale di calcio, è quella di riuscire ad andare sempre oltre le critiche e a sorprendere tutti quando si giocano competizioni come queste pur di difendere il tricolore del nostro paese e portare in alto il nome dell’Italia sempre un po’ bistratto in ambito internazionale.
Emanuele Catone
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