Superare i gironi, per una squadra come il Real Madrid, era scontato. Con Benitez, però, la scintilla non era mai scoccata e la sostituzione in panchina è stata naturale. Via l’allenatore spagnolo, spazio a Zinedine Zidane. Essere chiamato a risollevare una squadra come i Galacticos alla prima esperienza non è semplice, ma il francese non si tira indietro e, a conti fatti, il suo arrivo risulta determinante. Riorganizza la squadra e soprattutto il gruppo, trova l’armonia e i risultati arrivano. In campionato e, soprattutto, in Champions. Il dominio non è di casa al Bernabeu, ma le vittorie arrivano. E quando metti le mani sulla coppa le parole contano poco. Ha vinto lui.
Il punto più basso dell’avventura del Real Madrid in Champions League è stata senza dubbio la sconfitta contro il Wolfsburg, che sembrava il preludio a una clamorosa eliminazione. Il ritorno in Spagna, però, è tutta un’altra storia. Al Bernabeu è la serata di Cristiano Ronaldo, che prende per mano la squadra e con una tripletta sancisce l’eliminazione dei tedeschi. La grande serata di CR7, all’ennesimo record, coincide con una nuova consapevolezza: anche nell’anno più complicato la Champions League è a portata di mano. E infatti…
Un cammino complicato, tutt’altro che indimenticabile. Esempio perfetto è la semifinale contro il Manchester City. Una doppia gara priva di spettacolo e momenti indimenticabili, ma che consegna al Real l’ennesima finale. A riprova della suddetta assenza di spettacolo è il doppio risultato: 0-0 e 1-0, tra l’altro firmato grazie a un autogol di Fernando. Un momento complicato, che ha fatto però capire al Real di avere una forza non propriamente nel suo DNA: vincere senza meritare.