Il Grande Torino
Bagicalupo, Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola.
L’AMICHEVOLE FATALE – Purtroppo se sei un eroe, devi fare il conto con loro, le Tre Moire (dee del destino), che tanto avevano concesso a questi uomini e che aspettavano solo che Atropo, l’ultima delle tre sorelle, recidesse il filo del Fato. Le cesoie si appoggiarono al filo il 4 maggio 1949. Quasi sul finire della stagione ’48-’49, i granata avevano ipotecato il quinto campionato consecutivo portando a casa un buon punto da Milano, sponda neroazzurra. Il Torino era solito esibirsi, visto che la sua fama arrivava addirittura oltreoceano, in diverse nazioni. Lo aveva fatto in Brasile, Argentina; ma anche in Belgio. Quasi come dei Globetrotters calcistici. Francisco “Chico” Ferreira, capitano del Benfica sul viale del tramonto, strinse un ottimo rapporto con colui il quale faceva scoccare il famigerato “quarto d’ora granata” al suo solo rimboccarsi le maniche, ovvero il capitano Valentino Mazzola, dopo un’amichevole a Genova tra Italia e Portogallo. Proprio in quell’occasione, il lusitano riuscì a strappare una promessa dal campione granata: il Toro avrebbe fatto visita al Benfica nella gara di addio dello stesso Ferreira. Così il 1 maggio, la squadra in compagnia di alcuni giornalisti (Nicolò Carosio, celebre voce di tante gesta azzurre non poté per la cresima di suo figlio) partirono da Milano per Lisbona su un Fiat G212, per poi esibirsi due giorni dopo, il 3 maggio. Per la cronaca la partita vide le Aquile avere la meglio sul Toro per 4 reti a 3.
LA TRAGEDIA – Al ritorno, il giorno successivo, la città sabauda e le sue colline limitrofe erano circondate da una fitta nebbia, preludio di un evento nefasto, come se il “Buon Lord” da lassù avesse voluto fare in modo che l’intera città non vedesse morire i propri beniamini. L’aereo ,fuori controllo, alle 17:05 si schiantò contro la Basilica di Superga, divenuta ormai il Vittoriano granata: l’impatto costò la vita a tutti e trentuno i passegeri a bordo. L’evento ebbe una risonanza mediatica ed emotiva mondiale: vi siete mai chiesti perché alcune volte il River Plate gioca con una maglia granata? Questo è solo uno delle tante manifestazioni d’affetto nei confronti di quel Toro. La nazionale italiana, fortemente traumatizzata ed orfana della sua ossatura principale, decise di approdare in Brasile, sede del Mondiale 1950 (quello del Maracanazo), in nave. Da quel momento in poi, il Torino non è stato più lo stesso, come una madre che perde la voglia di vivere per la morte di un figlio. Ma a noi piace pensare che, come affermava Indro Montanelli, “il Grande Torino non è morto, è solo in trasferta”. Lassù sicuramente si staranno divertendo, perché davvero giocavano “da Dio”.
Come un fulmine a cielo sereno è arrivata l'incredibile notizie che racconta della mancata partecipazione…
Juve, arriva il rinnovo a sorpresa: pronta la firma fino al 2027 per il bomber,…
Il Milan è sempre alla ricerca di un nuovo direttore sportivo: Furlani valuta diverse piste…
Nuovo scossone nel mondo del tennis: l'atleta è stato sospeso per doping, ecco tutti i…
Il Milan sta facendo il punto della situazione per la questione rinnovi: sono arrivate a…
Sarà un turno di campionato incredibile il 36esimo di campionato: ecco quando si giocheranno le…