Ultimo aggiornamento 4 Maggio 2016 18:13 di admin
Tanti, troppi secoli sono passati da quando Omero, celebre poeta greco dalla dubbia esistenza, ha composto uno dei poemi più affascinanti della letteratura greca: l’Odissea. La storia di Ulisse è riuscita ad entrare nella mente e nei cuori di giovani e meno giovani, come se il suo viaggio rappresentasse un po’ quello di tutti noi, dalla nascita, alla maturazione fino alla crescita. Ma perchè la figura di questo celebre eroe è cosi vicina a quella di Luca Toni? Parlare di eroi nel calcio di oggi sembrerebbe fuori luogo, in pochi capirebbero realmente il senso di questa parola. Sarebbe dunque più facile aggrapparsi a frasi come il ‘grande campione’, la ‘celebre icona’, ma tutto questo, per uno come Luca Toni, potrebbe sembrare superfluo, eccessivo o addirittura minimo. Meglio dunque appellarsi all’eroe e richiamare alla memoria l’immortale personaggio omerico ed il suo viaggio lontano da Itaca.
GLI INIZI – A differenza di Ulisse, l’attaccante nato a Pavullo nel Frignano comincia il suo viaggio molto vicino casa: sarà infatti il Modena a farlo crescere e prepararlo a nuove avventure. All’età di 23 anni arriva la chiamata del Vicenza che per Luca ha un sapore particolare, visto che la squadra veneta gli permette di esordire in serie A. E mentre Ulisse, nella casa di Alcinoo, racconta una delle sue più grandi imprese che lo hanno visto protagonista, lo stratagemma del cavallo di Troia, Luca sigla 9 reti in maglia vicentina. E cosi, anche per lui, la prima impresa è compiuta: salvare la squadra veneta dalla retrocessione. Non è tutto rose e fiori però, poichè l’acquisto del Palermo nel 2003 costringe Toni ad una scesa di categoria. Per un ragazzo non più giovanissimo (sono adesso 26 gli anni) potrebbe rappresentare un pesante passo indietro, ma Luca non demorde, non si tira indietro di fronte al pericolo e porta il Palermo in serie A, mettendo a segno 30 gol in 45 partite. Anche la seconda prova è riuscita, ma questa ha un sapore particolare, è stata complicata e tortuosa come lo scontro tra Ulisse e Polifemo. Se il personaggio omerico è riuscito, con la sua furbizia, a mettere in salvo lui stesso e i pochi compagni rimasti dalla furia del gigante, Toni grazie al suo talento, alla voglia di non mollare, ha portato in paradiso una squadra. L’eroe non si è ancora formato, si sta plasmando e probabilmente anche Omero avrebbe voglia di ascoltare la continuazione della sua storia.
L’ESPLOSIONE – Ed ecco arrivato uno dei momenti chiave della sua carriera: l’approdo alla Fiorentina e la vittoria della scarpa d’oro. Le premesse c’erano tutte, visto l’exploit al Palermo, ma in pochi lo credevano capace di tale impresa, sopratutto perchè nessun italiano era mai riuscito a vincere questo premio: con 31 gol la scarpa d’oro diventa sua. Il suo viaggio adesso, dopo tanta salita, è giunto al vertice ed il cielo azzurro si vede da molto vicino. Siamo nell’anno 2006 e Luca viene convocato per il Mondiale in Germania dal Ct Marcello Lippi. L’esito della competizione è a tutti noto e rappresenta un ricordo indelebile nella mente di tutti gli italiani. Inutile dire che anche qui l’attaccante lascerà il segno: doppietta nei quarti di finale contro l’Ucraina e passaggio in semifinale contro i rivali storici della Germania. L’eroe adesso ha delle sembianze ben chiare ed è rappresentato da un uomo nato per mettersi alla prova, superare ostacoli anche più grandi di lui e vincerli. La vicinanza ad Ulisse è ora a tinte di azzurro: da una parte il colore della Nazionale che permette a Luca di salire nell’Olimpo dei più grandi; dall’altra l’azzurro del mare ostile all’eroe omerico, costretto a superare l’ostacolo delle Sirene, del mostro Scilla e del gorgo Cariddi. Una delle più grandi capacità dell’eroe è però l’adattamento a condizioni ambientali ostili, difficili che possono trasformarsi in favorevoli ed ospitali grazie al suo intervento. Non sarà perciò un caso se l’attaccante azzurro riuscirà ad imporsi anche in Germania, alla corte del Bayern Monaco, divenendo l’idolo dei tifosi. In quegli anni, il conduttore tedesco Matze Knop gli dedicherà la canzone “Numero Uno” che, in poco tempo, diventerà un tormentone e la colonna sonora della sua carriera.
IL RITORNO E LA CONSACRAZIONE – L’aria di casa però è un’altra cosa, ne sente la mancanza perfino Ulisse che è costretto a star fuori e vorrebbe tornare ad abbracciare la sua Penelope. L’eroe omerico è in grossa difficoltà, sta per cedere proprio come Luca, alle prese con diversi infortuni. Ma c’è Itaca che lo aspetta, non può tirarsi indietro proprio adesso, non fa parte dell’animo e delle qualità dell’eroe. Cosi anche Toni va avanti, torna in Italia e cerca in tutte le maniere di ritrovare la condizione che lo aveva portato a vincere un Mondiale, nonostante la sua carta d’identità provi a dimostrare il contrario. Dopo le parentesi alla Roma, al Genoa e alla Juve, si trasferisce a Dubai, convinto di finire lì la sua carriera e gettare nel dimenticatoio quanto di incredibile fatto fino ad allora. Luca, in cuor suo, sa che non può finire cosi, le difficoltà arrivano per tutti, bisogna saper reagire e rispondere presente alla realtà. Ed è per questo che, confortato dai suoi ricordi gloriosi, torna nuovamente in Italia, questa volta però con l’intento di chiudere la storia da vincente. Dopo il ritorno alla Fiorentina, Luca sbarca a Verona, in una squadra neopromossa in serie A e con tanti interrogativi. Ma poco importa, è questa la vera sfida da compiere, da portare a termine contro un nemico che ha fatto terminare anzitempo la carriera di molti calciatori: il tempo. Proprio quello da cui Ulisse stava per esser vinto: il tempo passava inesorabilmente ed Itaca era troppo lontana, era un miraggio per l’eroe. Ma il destino, si sa, ha sempre delle sorprese dietro l’angolo, non può far “marcire” cosi degli uomini che hanno dato tanto, tutto per se stessi e per gli altri. Il lieto fine è perciò dietro l’angolo: Ulisse fa ritorno ad Itaca, sconfiggendo i Proci che si erano insediati nel suo palazzo, mentre Toni, dopo tre stagioni eroiche al Verona (una addirittura terminata con 22 reti ed il titolo di capocannoniere alla veneranda età di 38 anni), decide di dire addio al calcio. Non si può non dire grazie ad un calciatore, ma sopratutto ad un uomo, che ha emozionato e fatto gioire milioni di italiani. Il ritorno ad Itaca di Luca Toni è arrivato, ma il ricordo delle sue giocate, dei suoi gol rimarrà sempre vivo nei nostri ricordi. D’altronde, chi non ha mai esultato ruotando la mano destra vicino all’orecchio come fa il buon vecchio Luca?