Ultimo aggiornamento 28 Aprile 2016 19:52 di
20 aprile 2016. Manca un minuto alla fine di Roma-Torino. I giallorossi, dopo aver beffato i granata con la doppietta di Totti, vincono 3-2, ma l’Olimpico diventa teatro di un momento speciale, che prescinde dal risultato: inizia la carriera tra i professionisti di Simone Edera. Ventura non è solito dare spazio ai giovani, ma alla trentaquattresima giornata sorprende tutti e mette in campo il classe 1997, gioiello della Primavera di Moreno Longo. Simone gioca appena un minuto, ma è sufficiente per emozionarsi e far partire da lì la realizzazione del sogno.
La storia di Edera, nato il 9 gennaio 1997 proprio a Torino, è una storia semplice. Semplicemente granata. Niente aneddoti particolari, nessun bivio. La strada è tracciata, la maglia è una sola. Arriva al Toro quando è ancora un bambino e fa tutta la trafila delle giovanili: Pulcini, Esordienti, Giovanissimi, Allievi, Primavera. Salta soltanto la Beretti, perché Moreno Longo l’ha osservato con attenzione e l’ha ritenuto pronto per la sua Primavera. Scelta azzeccatissima, dato che la formazione granata vincerà poi lo scudetto di categoria, trascinata proprio da Edera.
Esterno sinistro offensivo, con un contratto da professionista già firmato e che lo lega al Toro fino al 2018, ha continuato a incantare anche quest’anno in Primavera, candidandosi come uno dei prospetti più interessanti del nostro calcio, tanto che è costantemente tra i convocati di Vanoli per l’Under 19. Talento da vendere, qualità evidenti già in tenerissima età, ma un carattere da plasmare.
Longo ha visto in lui la grinta e la fame che fanno la differenza, quelle caratteristiche che ogni giocatore del suo Torino deve avere, ma Edera accosta a esse un carattere non semplicissimo. La voglia di essere leader è ammirevole, l’esuberanza giovanile che a volte sfocia in atteggiamenti non troppo professionali un po’ meno. Così, il suo tecnico, grande maestro prima che allenatore, ha spesso usato anche le maniere forti, per aiutarlo a crescere. Lo scorso anno, per esempio, per 11 vole non è partito titolare, decisione che, visto il talento, sorprende, ma Longo non ha mai usato mezzi termini, lodando il ragazzo, ma chiarendo che il futuro è nelle sue mani e per diventare professionisti bisogna iniziare a comportarsi come tali.
Gli insegnamenti hanno dato i frutti sperati. Edera è sempre più protagonista e sempre più serio e l’esordio in A lo dimostra. Non è un premio che viene concesso a tutti. Dopo un avvio difficile si è preso il Torino sulle spalle, ha vissuto serate di gloria, come la doppietta al Senica in Youth League, festeggiata sotto la Maratona e ora è pronto a ripartire. Se al Torino decideranno di dare effettivamente spazio a un settore giovanile di grande qualità, lui sarà in prima fila. E quel minuto contro la Roma si perderà in mezzo a tanti altri. Speciale, sì, ma solo l’inizio di qualcosa di più grande.
Edoardo Siddi