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La forza dei sogni: non svegliateci, questo Leicester è troppo bello per essere reale

Ci sono riusciti. Ancora una volta. Ci hanno regalato emozioni, ci hanno lasciati col fiato sospeso, ci hanno fatto sorridere e sperare per tutta una stagione che, in fondo, i sogni, anche quelli impossibili, si possono realizzare sempre. Basta crederci, e poi tutto diventa incredibilmente semplice, facile da realizzare. Quella del Leicester City di Claudio Ranieri è più di un sogno, più di una favola, più di una storia. Quella di questi ragazzi terribili, che si divertono divertendo, che hanno conquistato il mondo, è una di quelle pagine che restano impresse così, senza macchine, nel grande libro del Fútbol mondiale. A settembre parlavamo di sorpresa: eravamo sicuri che ad ottobre questa squadra sarebbe caduta nel limbo della Premier. Poi ci siamo detti che sarebbe successo a dicembre: ma il Leicester era ancora lì, in testa. Poi abbiamo pensato a Pasqua, che in quel periodo Vardy e compagni si sarebbero fermati: e loro erano ancora lì, a stupire tutti. Poi abbiamo pensato a maggio, il mese decisivo: e Ranieri e i suoi ragazzi sono ancora lì, ad un passo dal titolo. Non svegliateci, se questo è un sogno… Momento: è realtà, dannatamente realtà. “Siate affamati, siate folli” – Ranieri starà ripetendo ciò da settimane.

Ed è stata realtà anche contro lo Swansea, al King Power Stadium: il Leicester ha vinto, ancora una volta, con la sola forza dei sogni. Che non si parli di bilanci, che non si parli di campioni, che non si aprano polemiche: i ragazzi di Ranieri hanno conquistato altri tre punti, importantissimi, con la sola forza delle loro gambe, del loro cuore, della loro grinta, del loro carattere. Più forti di tutti: più forti della paura, quella che, arrivati a questo punto, può farti perdere la retta via. Più forti dei colossi che da anni dominano in Inghilterra; più forti degli avversari, è ovvio; più forti delle pressioni, delle tensioni, più forti di chi spera ancora che questo sogno non diventi realtà. Senza Vardy, forti anche senza di lui, quel giocatore-operaio che prima ha commosso il mondo con la sua storia, poi ha fatto capire che sul campo si gioca secondo le sue regole. Più forti di tutto, anche nel momento più difficile: sbuca Ulloa, pronto a far esplodere tifosi ancora increduli di quanto sta succedendo.  “Sogno o son desto” – canterebbe Massimo Ranieri; “Nessuno dorma” – risponderebbe Luciano Pavarotti: non è un sogno, lo ripetiamo.  In ogni caso va bene comunque, perché questo Leicester ha messo d’accordo tutti. Chi ama il calcio non può non amare questi ragazzi sempre pronti a stupire, sempre pronti a dire la loro, sempre pronti a confermarsi, semplicemente, i più forti. Da Huth a Kanté, da Okazaki a Mahrez: cuore, grinta, sacrificio. Una squadra di gregari che hanno rubato le prime pagine. In una sola parola l’immagine del calcio, quello bello, inconsapevole, pulito, come se in campo scendessero sempre undici bambini a rincorrere una palla e tutto quel che essa contiene.


Terribili, cinici, freddi, incontestabilmente sempre in vantaggio a prescindere: guidati da una sola mente, italiana, ironia della sorte, perché nelle storie più belle un pizzico d’Italia ci deve sempre stare. Claudio Ranieri sta raccogliendo, in un solo colpo, quanto seminato in anni ed anni di panchine dove, a dirla tutta, ha sempre ottenuto di meno. Non ha vinto lo scudetto in Italia, tra Juve, Napoli, Parma, Roma, Inter, per citarne qualcuna. Non era andata bene in Spagna, tra Atletico Madrid e Valencia, poi al Chelsea, sollevato da un certo José Mourinho, lo Special One, al suo primo atto a Stamford Bridge. Ci aveva provato in tutti i modi, era stato bollato come “eterno secondo” o come allenatore da “zeru tituli”. Questa squadra è soprattutto merito suo, della sua mente, del suo temperamento, della sua umiltà. Ha trasmesso a questi ragazzi quei sani valori su cui costruire un ciclo vincente. Perché, se in un sogno ci credi, prima o poi si avvera. Ed ha sognato, Claudio nostro, per tutti questi anni prima di vivere la sua favola, la nostra favola. Perché il Leicester è questo: una favola, uno stupendo racconto da tramandare di generazione in generazione. Perché potrà finire il mondo, un giorno, ma questo Leicester sopravviverà negli annali. Perché potrà poi retrocedere, tra qualche anno, ma di questa squadra si ricorderà tutto, nei minimi dettagli. Perché potrà aver arricchito qualche tifoso sognatore, ma ha dato tanto soprattutto a chi ama questo sport per quel che è: divertimento, passione, aggregazione. La storia di ogni singolo giocatore del Leicester è la storia di ognuno di noi, in un giorno qualunque. È la storia di chi la mattina si alza e decide di inseguire il suo sogno e crederci, fino alla fine. Ironia della sorte: i Foxes saranno di scena, nel prossimo turno, ad Old Trafford, contro il Manchester United. È il degno epilogo di una storia da brividi: al Theatre of Dreams, il Teatro dei Sogni, quello stadio che, perché no, magari ricorderà al Leicester che tutto questo è semplicemente realtà. 

GENNARO DONNARUMMA

This post was last modified on 25 Aprile 2016

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