Mi è capitato di sentire sul treno questa mattina, da parte di una lettrice probabilmente non calcisticamente attenta, la frase “Ah quindi il Barcellona è uscito dalla Champions“.
In realtà, ciò che è successo ieri al Vicente Calderón è più di una tragedia sportiva per i catalani; al contrario, è un passo importante verso la definitiva consacrazione di uno degli allenatori umanamente più apprezzati dell’ultimo lustro: Diego “Cholo” Simeone.
La parola “umanamente” non è usata a caso. A livello di stile di gioco, infatti, le critiche piovono ovunque: una squadra di “catenacciari”, “difensivisti”, “intenti più a non prendere gol che a farli”.
Una squadra priva di campionissimi (considerando che, probabilmente, il giocatore più appetito è Griezmann) e che di sicuro non ha abbinato i risultati, ottimi, al bel gioco.
Ma quella di Simeone è una squadra che mette in campo qualcosa di diverso dal gioco palla a terra “made in Guardiola”: non é un gioco basato sulla qualità o sui singoli. Quello di Simeone è un esercito di undici soldati. Undici mastini che vedono nel pallone il loro osso.
E se a volte uno di loro “morde” troppo (vedere Torres al quarto di andata) gli altri non si arrendono ma resistono come possono.
Il merito di tutto questo? Va, ovviamente, al Cholo Simeone, che sta semplicemente trasferendo in campo quello che era lui da giocatore. Incollato all’avversario dal primo all’ultimo minuto, riuscendo a fare di squadre minori il terrore di chiunque.
Quando si vede giocare la sua squadra si percepisce immediatamente la differenza dalle altre squadre: si sente la mancanza del calcio argentino, dove la classe conta, ma conta tantissimo il cuore; si assapora la voglia di lottare del suo Catania, in una delle stagioni più strabilianti che gli Etnei possono ricordare; si vive quella voglia di rivalsa, che i Colchoneros nutrono da sempre.
Si respira quell’ineffabile aria di impresa, magicamente messa in scena da Zack Snyder nella sua versione di “300”.
Un fiero Leonida, alla guida del suo manipolo di soldati, al cospetto di un esercito centinaia di volte superiore.
Nella Liga probabilmente vincerà il Barça, in Champions forse a giocarsela sono ancora il Bayern (versione tedesca del Barcellona, fondamentalmente) e il Real Madrid di CR7.
Forze enormemente superiori a quelle dei lavoratori di lana (da cui il soprannome “Colchoneros”). Ma questi ragazzi hanno già dimostrato di essere capaci di tutto.
Brutti, sporchi e cattivi, capitanati da un “piagnone” incapace di far giocare le sue squadre. Baluardi di un calcio coraggioso che non può non affascinare.
Riccardo Ficara
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