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A Viareggio “arrivano gli americani”! Ma quanta Italia nel New York…

Un misero punto raccolto contro il Crotone, due sconfitte esagerate contro Juventus e Deportivo Camioneros. La Viareggio Cup del L.I.A.C New York non può dirsi certo esaltante, ma in alcuni casi i risultati passano quasi in secondo piano. Sembra strano in un calcio in cui tutto si valuta alla luce di ciò che recita il tabellone al fischio finale, ma per questi ragazzi venuti fino in Toscana per giocarsi un’emozione è la normalità. L’L.I.A.C New York non è solo una squadra di calcio. È una società nata dal desiderio, dal bisogno.

Ha visto la luce negli Stati Uniti, appunto, precisamente nel 1959. Un’eternità fa, sportivamente parlando. Erano altri anni, anni in cui in America il calcio si conosceva poco e si praticava ancora meno. Nata da un bisogno, appunto, bisogno di giocare. Un gruppo di italiani che non poteva fare a meno di quel gioco che abbiamo nel DNA ha deciso di aggirare il problema della sua assenza, fondando un club.

E il resto è storia. Non di grandi successi, ma di piccole conquiste, giorno dopo giorno. A partire dal regalare la possibilità di calciare un pallone a tanti giovani ragazzi. Cosa che forse vale più di qualsiasi coppa. Poi è arrivato il Viareggio, un’occasione per far respirare un’aria nuova a dei ragazzi che, causa assenza di un campionato giovanile paragonabile alla nostra Primavera, non vivono quasi mai l’ebrezza della competizione.

La Coppa Carnevale è diventato un appuntamento negli anni, un autentico regalo per tutti i ragazzi, atteso quanto il Natale.

“Affrontare squadre come la Juve, che tutti i ragazzi conoscono e di cui molti sono tifosi è un’emozione impareggiabile. Un’esperienza che ti rimane dentro“, ci ha raccontato Peter Curto, membro dello staff. Ce l’ha detto in italiano, con un accento ovviamente statunitese. La perfetta manifestazione di cosa sia questa squadra. Un po’ italiana, un po’ americana.

Decisamente amante del calcio e fiera di far vivere un sogno a tanti ragazzi, che magari nella vita poi faranno altro, ma intanto crescono a pane, pallone ed emozioni. E diteci voi, cosa può esserci di più bello?

Edoardo Siddi

This post was last modified on 23 Marzo 2016

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